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Cusignana: il vescovo Michele Tomasi in visita a Oami Casa Giulia

Realtà dal grande valore sociale, la struttura segue 19 persone con disabilità
30/10/2024

E’ giovedì 23 ottobre. A Cusignana, gli ospiti di Casa Giulia sono in attesa in un rincorrersi di voci simili a uno sciabordio di onde, fino a quando un’onda gigante scuote la sala. Il vescovo Michele Tomasi ha varcato la soglia, subito avvolto in un bozzolo di abbracci che ricambia con trasporto. I più timidi applaudono, spostando il peso del corpo da un piede all’altro.

Silenzio. La santa messa inizia, concelebrano don Dionisio Rossi, parroco di Cusignana, don Flavio Gallina, parroco di Nervesa e padre Renato Martini, missionario della Consolata.

“Un testo impegnativo quello del Vangelo di oggi, afferma il vescovo nell’omelia: si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera. Tutti contro uno: erano in quattro in famiglia, se fosse stato uno solo sarebbe andata male”. E scoppia una risata. Momenti di commozione prendono il sopravvento durante l’Eucarestia, ed ancor di più quando alcuni degli ospiti, ringraziando per il dono della vita, esprimono riconoscenza verso le persone che li affiancano. Sempre e soltanto grazie. La serata continua a tavola, senza ospiti, senza clamore, con il vescovo Michele felice insieme alle persone meno fortunate perché, e sono parole sue, ci scopriamo amici quando possiamo prenderci per mano, certi che l’amore di Cristo abita in noi.

Se i muri di Oami Casa Giulia potessero leggere emozioni e sentimenti, a tratti li vedremmo lacrimare. Sì, perché chi arriva ha un bagaglio di sofferenze, di privazioni, di solitudine. Là dentro però qualche affanno si scioglie, illumina lo sguardo e i muri sprigionano quiete.
La casa famiglia ha un inizio di generosità che il tempo ha reso contagioso. E’ la dimora del professor Giuseppe Martini (1919-1989) costruita nella campagna, tra il gorgoglio del fosso e il gracidare delle rane. Ma non la abiterà: il male se lo prende senza lasciarlo più. Il professore ha l’intuizione di lasciarla in dono a chi non ha un luogo in cui vivere, a chi non è nelle condizioni di autosufficienza. E’ il primo germoglio di una realtà dall’indiscusso valore umano e sociale: a settembre del 1987 l’alloggio muove i passi, si riempie subito di voci, di sguardi che si aprono e col tempo diventa troppo stretto: il terreno c’è, il denaro per costruire no, ma i responsabili si affidano alla generosità. Si spalanca subito la porta dell’architetto Toni Follina che immagina una casa gemella collegata alla prima con delle vetrate. Detto fatto. Il progetto passa in Regione per un finanziamento che arriverà e sarà una misera goccia in un oceano di spese. Si rende necessario il giro delle sette chiese, un percorso affrontato con fiducia. Ed ecco ancora la generosità scorrere in rivoli: l’impresa edile applica sconti, lo fanno anche i fornitori coinvolti. I costi si riducono all’osso, le donazioni si moltiplicano e nel 2002 Casa Giulia raddoppia; nel 2009 viene ristrutturata la parte originaria.

Novella Santamaria, ex preside di scuola media, socia Oami dal 1987, nominata amministratrice nel 2010, non perde occasione per farla conoscere e amare. I residenti, maschi e femmine, in convenzione Ulss o da privati, sono 19: storie di traumi, di cuori nobili che catturano brandelli di serenità in un clima di rispetto. E c’è anche uno spazio riservato alle residenze temporanee.

La cucina, la sala da pranzo, il soggiorno, la cappella, i laboratori, le camere luminose, cyclette e tapis roulant nella zona relax raccontano la vita là dentro tra tempo libero e lavoro. Tra chi è alle prese con un puzzle e chi sferruzza a maglia, qualcuno confeziona i biglietti di auguri per il Natale, perché nessuno in Casa Giulia dimentica i doni che riceve di continuo: il vino per la festa annuale, il taglio dell’erba, il panettone a Natale e la colomba a Pasqua, la gioviale castagnata degli alpini. Generosità a tutto tondo: l’anno scorso l’Anap Confartigianato di Asolo e Montebelluna, tramite il presidente Fiorenzo Pastro e il collaboratore Francesco Positello, dopo aver donato un forno da cucina professionale, ha continuato la beneficenza con una sedia pesapersone, un sollevatore elettrico e due alza persone a piantana con base da terra. Una manna per l’onlus. “Cerchiamo di mantenere la solita tariffa, la più bassa possibile - afferma l’amministratrice Santamaria -, ma siamo oppressi dal salasso delle bollette”.

Gli ospiti di Casa Giulia passeggiano lungo le vie del paese, sono accolti nelle scuole, seguono le funzioni religiose, sono parte della comunità locale e si rendono utili con l’affissione di locandine per conto dei Comuni della zona, con la pulizia degli oratori, e la consegna dei pasti caldi in quel di Giavera, racconta la coordinatrice Nives.

Il gruppo responsabile, funzione a titolo gratuito, è composto da Novella Santamaria, don Dionisio, Maria Antonietta Bressan, Anna Tocchetto, Anna Casteller, Mariuccia Bettiol e dal dottor Amerigo Zanella. Volontari, operatori, psicologi, psichiatri e altre professionalità, completano il team di Oami Casa Giulia.

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