Da quasi un mese, nella sua malattia, Francesco è sostenuto giorno e notte da una incessante preghiera...
Compie 10 anni il cammino della Collaborazione pastorale volpaghese
L’esperienza di Volpago del Montello sta procedendo nello spirito indicato dalla diocesi nel 2010. Le comunità non perdono la propria identità, ma si arricchiscono condividendo persone, tradizioni, spiritualità e strutture

Ha già compiuto 10 anni la Collaborazione pastorale volpaghese, una delle prime a essere istituite nella nostra diocesi. I primi passi erano stati fatti già negli anni precedenti al 2011, quando Venegazzù e Volpago si trovarono ad avere un unico parroco, don Giuliano Comelato, come poi accadde anche a Selva e Santa Maria della Vittoria con don Luigi Dal Bello.
Questi cambiamenti hanno accelerato alcuni processi, anche semplicemente nell’organizzazione degli orari delle messe festive o nella presenza dei sacerdoti. Oggi alla guida delle comunità ci sono don Federico Gumiero e don Angelo Rossi, ma al percorso della Collaborazione hanno contribuito anche don Giuseppe Ravanello e don Massimo Lazzari, oltre a tutti i laici chiamati a comporre un nuovo organismo. “Sono stati dieci anni di cammino e ascolto reciproco - dicono Lisa e Matteo, due componenti del Consiglio della Collaborazione, che si affianca ai Consigli pastorali -, nei quali abbiamo fatto molti passi avanti nel pensarci come una comunità e non più come quattro parrocchie separate”. Sono ormai un fatto stabile gli incontri di preparazione del catechismo, la formazione e l’educazione dei giovani, la preparazione ai Sacramenti e tutte le attività della Caritas. La celebrazione della messa unica per tutte le parrocchie è stata individuata la domenica sera a Volpago e il mercoledì a rotazione nelle 4 chiese. Negli anni si sono aggiunte l’adorazione del sabato mattina e la preghiera per i malati il primo martedì del mese. “Non è facile far capire che si tratta di occasioni comunitarie, che non riguardano più solo la singola parrocchia.
La stessa difficoltà, anche prima del Covid, l’abbiamo riscontrata nell’individuare momenti di formazione che coinvolgano i tutti i fedeli e non solo gli operatori pastorali”. “Un altro obiettivo delle Collaborazioni - aggiunge don Angelo - è quello di favorire forme di vita comune tra i preti. Per il momento, al di là di riunioni e incontri, condividiamo alcuni pasti, oltre alle meditazioni sul Vangelo, che facciamo in ambito vicariale. Dopo dieci anni per tanti aspetti siamo ancora in fase di assestamento, ma la strada è segnata, ovvero che la nostra e le altre Collaborazioni diventino forme stabili di condivisione e le parrocchie assumano una nuova fisionomia”.
L’esperienza volpaghese, pur con qualche fatica e resistenza, sta procedendo nello spirito indicato dalla diocesi nel 2010. Le comunità non perdono la propria identità, ma si arricchiscono condividendo persone, tradizioni, spiritualità e strutture. Chi viene chiamato nel Consiglio della Collaborazione è chiamato, alla luce della Parola di Dio, a leggere, valutare e comprendere il proprio territorio, i suoi problemi e le sue esigenze. Da qui consegue la promozione di iniziative pastorali, che toccano anche l’amministrazione economica, i rapporti con le istituzioni civili, l’utilizzo di strumenti di comunicazione. “Il campanilismo che era innato in noi - dicono Ulisse ed Eugenio - ha lasciato presto spazio all’accoglienza, al gusto di conoscere e di nutrirsi delle novità, dei modi diversi di fare le stesse cose senza pregiudizi. Quando siamo stati chiamati dai nostri parroci pensavamo di essere degli impresari dediti al fare, invece abbiamo imparato a pregare insieme tra noi e per tutte le nostre comunità. Vorremmo far capire che questa esperienza, come in famiglia, non divide l’amore, ma lo moltiplica”.