martedì, 17 settembre 2024
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Asolo: lavorare per una soluzione al conflitto in Ucraina

Ersilia Ferrazza, storica imprenditrice asolana, modifica la sua vita per ospitare nuora e nipote ucraine

La caduta dei muri e delle cortine di ferro hanno dato spazio a nuove storie, come quella di un giovane asolano che gli studi e la laurea in Economia hanno portato a Mosca, dove ha incontrato una giovane donna ucraina con la quale ha formato una famiglia. Lui lavorava a Mosca, lei a Kiev, la nonna ad Asolo a ospitare ogni anno la bambina che ora parla anche italiano. L’altra settimana il sogno ha preso un colore scuro, Tatiana, così si chiama la giovane moglie ucraina, e la figlia sono dovute fuggire da Kiev e andare lì dove si andava solo per la vacanza.

Ad aspettarle la nonna, Ersilia Ferrazza, storica imprenditrice di Asolo, che proprio non se l’aspettava. “Non c’è nulla di eroico in quello che io e mio marito stiamo facendo, stiamo solo ospitando i nostri parenti. Assieme ad altri abbiamo un piccolo gruppo di sei persone in fuga da Kiev. Mio figlio è rimasto a Mosca per curare gli affari dell’azienda per cui lavora”. Ersilia ha deciso di lasciare in questa occasione il suo lungo impegno di presidente della Delegazione Ascom di Asolo. Ferrazza ha fondato Terziario Donna negli anni ’90. Imprenditrice da sempre nel settore della vendita di carburanti con azienda a Casella d’Asolo. “Compio 85 anni a fine mese, lascio l’associazione dopo 35 anni di militanza. Lavoro ancora a pieno ritmo nella mia azienda, ma ora sono chiamata ad altri compiti, conseguenza del dramma della guerra in corso”. “Ci sono delle priorità e quando ho saputo dei problemi della famiglia di mio figlio, non potevo tirarmi indietro”.

Le riflessioni di Ersilia invitano a seguire la logica degli affari, degli accordi commerciali. “Mi pare che si mandino troppe armi e si parli poco. Quando si fanno affari si trova un’intesa a metà, ovvio che non si può ottenere tutto. In questo caso invece, con le elezioni ucraine, si era promesso il massimo e ora per l’attuale presidente dell’Ucraina è difficile trattare. Con questi presupposti non vedo soluzioni all’orizzonte”. “Tutti gli Stati dovrebbero parlare meno, fare meno dichiarazioni e lavorare per una soluzione del problema. Parlare quando si ha in tasca l’accordo o comunque si è vicini. Non giova a nessuno questo protagonismo di tutte le parti”.

La nuora è arrivata dopo un lungo viaggio in macchina con un’amica. Ha dovuto lasciare laggiù i suoi genitori e per questo non voleva neppure partire. Poi ha prevalso l’interesse della bambina, con una vita davanti non si poteva continuare a rischiare sotto le bombe a Kiev. “Sperano di tornare al più presto. Intanto mio figlio rimane a Mosca per gli affari dell’azienda di macchine agricole per cui lavora. Deve restare, è una partnership commerciale importante. Qui facciamo il possibile, assieme anche ai miei parenti. A mezzogiorno torno dall’ufficio per il pranzo di tutti i profughi ospitati da me a dai parenti. Non ci voleva questa tragedia”.

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