Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Vedelago “ritrova” il suo campanile
“Il campanile restaurato è simbolo di una comunità viva”. E’ con queste parole che il vescovo Michele Tomasi, ha benedetto il campanile di Vedelago, dopo il restauro a cui è stato sottoposto negli ultimi mesi. I lavori si sono resi necessari, visto il tanto tempo trascorso dall’ultimo intervento, negli anni Ottanta: nel frattempo, infatti, gli eventi atmosferici, l’inquinamento e i piccioni avevano reso il campanile irriconoscibile rispetto a come i nostri avi, circa 300 anni fa, l’avevano costruito e ammirato.
Edificato tra la fine del ’600 e l’inizio del ’700 per sostituire il precedente, dopo che questo era crollato nel 1681, oltre a questa aveva visto altre due chiese; la prima, costruita in un arco di tempo lunghissimo nel 1700 e consacrata nel 1779 e la seconda, quella attuale, consacrata nel 1927.
La parrocchia, con propri fondi e grazie a consistenti bonus edilizi, ha deciso di intervenire con un restauro completo: attuato dalla ditta Cosvem, competente in molti altri restauri di beni ecclesiastici, coadiuvata dalle ditte Vanin e Comin per l’intervento all’impianto campanario, con la direzione lavori dello studio dell’architetto Finco di Treviso; tutto, naturalmente, realizzato sotto l’occhio vigile ed in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni architettonici.
Il restauro più evidente è quello a livello visivo: da tempo, infatti, i vedelaghesi non vedevano il campanile con i suoi colori originali, resi molto più scuri soprattutto dall’inquinamento. Un altro consistente restauro ha riguardato l’orologio: installato nel 1792, fu definito all’epoca come “machina oraria” dal vescovo di Treviso nella relazione della sua visita pastorale a Vedelago. Negli anni ’80 fu applicata una copertura in plexiglass che nascose i danni al colore di fondo e le frecce tra i numeri (romani) a indicare le “mezze ore”. Con il restauro il colore azzurrino è stato ripristinato, così come queste frecce che ora sono ben visibili ad occhio nudo. Altro intervento minore, ma non di certo meno importante, è stata l’installazione del nuovo impianto parafulmine.
Infine, le campane sono state smontate e ripristinate con un nuovissimo castello di sostegno, in quanto quello precedente aveva evidenti segni del tempo.
Ora, dopo un tempo interminabile, sono tornate a suonare e richiamare i vedelaghesi. “Perché - ha detto ancora il Vescovo - il campanile è un faro e, attraverso le campane, diventa uno strumento musicale che raduna la comunità come unica famiglia a celebrare l’amore di Cristo. Dove c’è un campanile, c’è anche una comunità che si ama”. (Mauro Morao)