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Alla Lilt 5mila euro raccolti nel Mese Rosa dalla clinica di Monastier

Serviranno al “Progetto Artemide” dell’Ulss 2 di assistenza psicologia alle donne colpite da tumore all’utero, sono il frutto di parte del ricavato della campagna di prevenzione che la Casa di Cura “Giovanni XXIII”.

I cinquemila euro consegnati mercoledì 6 febbraio alla Lilt di Treviso, che serviranno al “Progetto Artemide” dell’Ulss 2 di assistenza psicologia alle donne colpite da tumore all’utero, sono il frutto di parte del ricavato della campagna di prevenzione che la Casa di Cura “Giovanni XXIII” di Monastier ha attuato lo scorso mese di ottobre, mese della prevenzione del tumore al seno.

“E’ per noi un orgoglio sapere che questa donazione - che proviene dalle donne - andrà ad aiutare altre donne. Voglio ringraziare anche per questo la LILT,  il dottor Alessandro Gava e i tanti volontari che ogni giorno si prodigano per il bene del prossimo. Sono diventati un elemento di congiunzione fondamentale sia tra medico e paziente ma anche tra strutture, pubbliche o private che siano. Quello che è accaduto oggi è l’esempio più prezioso che operare insieme può portare a fare solo del bene” ha detto Gabriele Geretto Amministratore Delegato della Casa di Cura “Giovanni XXIII” di Monastier.

Nel corso del 2018 sono aumentati di circa il 19 % gli esami clinico strumentali alle mammelle effettuati nella struttura di Monastier. Sempre più essenziale è fare sia la mammografia che l’ecografia. Il mammografo in 3D con la tomosintesi e l'ecografo con sonde ad elevatissima frequenza da 18 a 24 megahertz consentono di individuare patologie che fino a 10 anni fa non si vedevano e la recente attivazione della risonanza magnetica delle mammelle con mezzo di contrasto consente di chiarire meglio l'estensione, la precisione e la sede e l'eventuale patologia. Il tutto in funzione di un intervento chirurgico per togliere la malattia, curarla con la speranza di poter guarire.

Spesso l’insorgenza di un nodulo al seno riscontrabile al tatto consente di arrivare in tempo per guarire, ma ci sono dei tumori che non fanno nodo, si sviluppano a rete all'interno delle mammelle e non si sentono. Possono essere individuati solo attraverso gli strumenti. Ci sono altri campanelli d'allarme oltre al nodulo: la secrezione spontanea del capezzolo monorifiziale o la retrazione cutanea o un infossamento del capezzolo. L'importante è che la donna, che conosce il proprio corpo, riesca ad individuare in tempo questi cambiamenti. Purtroppo in età fertile si hanno dei cambiamenti alle mammelle, dovuti alla stimolazione del ciclo mestruale, quindi non sempre la donna riesce a capire le differenze tra quelli che possono essere i cambiamenti normali e i cambiamenti patologici. Per questo motivo è importante fare un controllo con strumentazione adeguata, una volta all'anno.

L'età media si sta sempre più abbassando. Per questo la diagnosi precoce del tumore al seno può cambiare il destino delle donne e delle loro famiglie. Oggi, infatti, nella maggioranza dei casi, si può guarire dal tumore. I risultati incoraggianti sono stati diffusi dall’Associazione Italiana Registro Tumori e fanno capire quanto importante sia la diagnosi precoce.

In questo contesto si inserisce l’iniziativa della Casa di Cura “Giovanni XXIII” di Monastier attuata lo scorso mese di ottobre: destinare parte dei proventi degli esami di prevenzione alla LILT di Treviso che a sua volta ha deciso di stanziarli per il “Progetto Artemide” di assistenza psicologica alle donne colpite da neoplasie ginecologiche.  I recenti dati diffusi dal Registro Tumori Statistiche mettono in luce come i tumori della sfera ginecologica siano più pericolosi quando insorgono in età avanzata.

Diventa dunque importante, anche dopo la fase di menopausa, continuare a fare gli screening di prevenzione come il Pap Test e di sottoporsi alla visita ginecologica.

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