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San Martino di Lupari: la pala torna a splendere

Si tratta di una pala (olio su tela) raffigurante la “Sacra famiglia con san Defendente e i santi Giacomo, Martino vescovo e Filippo, opera di Giovanni Battista Novello (Castelfranco Veneto 1578-1652). L’opera, dal 1942 nella nuova chiesa arcipretale, fa parte del corredo iconografico della precedente chiesa settecentesca, tuttora esistente, ma si trovava già nella chiesa preesistente fino al 1725.

24/10/2019

Grande partecipazione, lo scorso 26 settembre, a San Martino di Lupari, nella chiesa arcipretale di Cristo Re, per ammirare la pala restituita grazie al restauro promosso dall’Ufficio dei Beni culturali della diocesi di Treviso e da Ancos Artigianato.

Il parroco, mons. Livio Buso, con il direttore dell’ufficio Beni culturali don Paolo Barbisan, ha accolto tutta la comunità, che ha risposto positivamente a questo invito, come spesso accade quando l’arte e la sua interpretazione diventano occasione di lode e preghiera.

Si tratta di una pala (olio su tela) raffigurante la “Sacra famiglia con san Defendente e i santi Giacomo, Martino vescovo e Filippo, opera di Giovanni Battista Novello (Castelfranco Veneto 1578-1652). L’opera, dal 1942 nella nuova chiesa arcipretale, fa parte del corredo iconografico della precedente chiesa settecentesca, tuttora esistente, ma si trovava già nella chiesa preesistente fino al 1725.

La Sacra Famiglia, in alto sopra nuvole grigio azzurrognole, sta su uno sfondo giallo dorato con teste di cherubini che fanno da corona intorno alla Madonna e al bambino. Maria guarda Gesù che tiene tra le mani una piccola verga fiorita, con Giuseppe che gli si avvicina in atteggiamento premuroso. Una scena carica di intimità a cui si accosta il martire Defendente in ginocchio, con l’armatura da soldato e un panneggio verde; regge un teschio e guarda i fedeli. Nella parte inferiore al centro Martino in abiti episcopali e con un libro in mano alza lo sguardo, contemplando il cielo. Accanto a lui l’apostolo Giacomo il Minore con il libro e il bastone e l’apostolo Filippo, con il libro e la croce.

Defendente, soldato martire della Legione Tebea, fu ucciso nel terzo secolo per ordine dell’Imperatore insieme ad altri legionari perché si era opposto a offrire sacrifici agli dei. La venerazione di questo santo si diffuse perché veniva invocato contro l’infestazione delle campagne da parte dei lupi, per allontanare incendi e malattie epidemiche di uomini e animali. A San Martino era festeggiato tre volte l’anno, con pubblica processione e il teschio in mano lo rendeva riconoscibile ai fedeli.

S. Martino vescovo, titolare della chiesa e della parrocchia, è rappresentato in modo solenne. Martino è il santo che unisce l’evangelizzazione e la comunione fraterna, l’inizio e la fine dell’anno agricolo e quindi della vita quotidiana di campagna.

Da tempo il dipinto aveva dimostrato un progressivo degrado. L’intervento di restauro ha mirato soprattutto al recupero della policromia originale, nascosta sotto a rifacimenti più recenti. E l’équipe di esperti ha conseguito un ottimo risultato, restituendo i colori originali e confermando l’impegno dei restauratori a far rivivere le opere d’arte, grazie alle loro straordinarie competenze, come sottolinea Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato imprese di Padova, soddisfatto di questa iniziativa di finanziamento promossa da Confartigianato Imprese e da Ancos (associazione di promozione sociale di Confartigianato).

Don Paolo Barbisan ci racconta come è nata questa iniziativa: “La cosa è nata un po’ per caso. Un giorno mi chiamano dalla sede di Confartigianato Padova, dicendo di voler collaborare con un restauro. Era la prima volta che in Italia L’Ancos Confartigianato si occupava di questo tipo di interventi. Ho fornito un progetto di tre opere d’arte da restaurare nella zona padovana della nostra diocesi. La prima opera è stata la pala di San Martino, perché avevo il ricordo nitido della precaria situazione conservativa. Credo che il percorso fatto insieme abbia fatto crescere Ancos Confartigianato nella possibilità e nell’importanza di impegnarsi nel recupero del patrimonio delle nostre comunità, e la parrocchia di San Martino nell’ssere un po’ più consapevole dei tesori di arte e di fede che custodisce la loro grande chiesa”.

Il tema proposto quest’anno da Ancos, prosegue don Paolo, “era la maternità. In effetti i restauri hanno riguardato due pale d’altare e un affresco che raffigurano Maria. Il nostro immenso patrimonio ci permette di individuare tantissimi temi e altrettante tipologie di opere d’arte”. E non mancano ulteriori obiettivi: “La mancanza di fondi da parte delle istituzioni statali, come avveniva fino a pochi anni fa, ci impedisce talvolta di avere degli obiettivi a lungo periodo. Lo Stato esercita la tutela obbligandoci a tenere in ordine il patrimonio, anche se in questo momento non ci sta aiutando con nessuna sovvenzione. Eppure, il patrimonio dei beni culturali ecclesiastici è veramente enorme e chiede di essere tutelato, conservato e valorizzato. L’aiuto in questo momento viene solo dai fondi dell’8x1000, con il quale riusciamo a coprire alcuni progetti, ma soprattutto dalla raccolta fondi che le comunità mettono in atto al loro interno, oppure dall’aiuto di associazioni e fondazioni private che ci garantiscono interventi come questi. Comunque, le idee di coinvolgimento e di raccolta di fondi sono più importanti e non ci mancano”.

L’opera d’arte di ogni epoca presente nelle nostre chiese, conclude don Barbisan, “è il segno visibile dell’arte e della fede di una comunità determinata, con la sua storia, il suo contesto. Essa ci parla a distanza di secoli di credenti di quel luogo, delle loro abitudini, delle loro gioie delle paure che presentavano a Dio attraverso quell’oggetto che la storia ci ha tramandato. Lo sguardo stupito e riconoscente che oggi abbiamo di fronte a un dipinto o a una statua ci testimonia la potenza dell’arte di varcare il tempo e di essere non solo un ponte col passato ma anche una soglia con l’Invisibile, con l’Eterno che da quell’opera ci interroga sul senso della nostra esistenza, su ciò che muove oggi la nostra vita. Significativo questo momento che ci restituisce un esempio dell’enorme patrimonio artistico conservato nei luoghi di culto, capace di spiegare e di raccontare la Fede e la devozione del passato, «riaccendendola» nel presente, consentendoci di guardare con occhi più consapevoli e attenti e di apprezzare quell’atmosfera di storia e di tradizione che si respira nei luoghi del sacro, come accade nella suggestiva chiesa arcipretale di Cristo Re a San Martino di Lupari.

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