Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
San Martino di Lupari, Caritas in contatto con le persone
"Abbiamo iniziato contattando a casa tutte le famiglie e le persone che stavamo seguendo come centro d’ascolto e prima di chiedere loro di cosa avessero bisogno, abbiamo sempre domandato della loro salute. Non si aspettavano di essere contattati a casa: è stato bellissimo sentire dal telefono la reazione di stupore e gioia, subito chiedevano come stessimo anche noi", racconta la volontaria Gabriella, che sppiega le varie iniziative portate avanti in questo periodo.
Un servizio vissuto pienamente anche durante l’emergenza coronavirus. E’ quello della Caritas di San Martino di Lupari, come ci racconta la volontaria Gabriella.
La relazione di prossimità è fondamentale nell’agire Caritas: come avete fatto in questo tempo di distanza fisica?
Abbiamo iniziato contattando a casa tutte le famiglie e le persone che stavamo seguendo come centro d’ascolto e prima di chiedere loro di cosa avessero bisogno, abbiamo sempre domandato della loro salute. Non si aspettavano di essere contattati a casa: è stato bellissimo sentire dal telefono la reazione di stupore e gioia, subito chiedevano come stessimo anche noi. Non potendo uscire di casa, si sono sentiti più sicuri e non lasciati soli. Tra le famiglie che seguiamo ce ne sono di particolarmente numerose con anche 7-9 figli, e abbiamo dato continuità al sostegno economico.
Come vi siete organizzati per far pervenire i beni alle famiglie?
In accordo con sindaco e assistente sociale, abbiamo avuto il permesso per preparare pacchi di alimentari e di vestiario. Il sindaco ha voluto che non fossimo noi volontari a portare i pacchi ma la Protezione civile, con i quali c’è stata una bella collaborazione, hanno raggiunto anche i nostri assistiti più distanti territorialmente. Abbiamo scritto indirizzo e numero di telefono in ogni pacco e hanno chiamato tutti. Attività questa che si è ripetuta, ogni 15giorni.
Com’è stata la risposta del territorio?
Si è aperta una bella rete di solidarietà nella nostra comunità che ci ha permesso di rispondere anche a esigenze più specifiche come per farmaci e diete particolari. Ad esempio siamo stati contattati da un gruppo di giovani volontari che si son resi disponibili per alcune consegne; diversi commercianti alimentari e farmacie, sapendo che acquistavamo per persone in difficoltà, non ci hanno fatto pagare; abbiamo collaborato con l’Auser attraverso uno “scambio di volontari” per i servizi più adeguati a età e possibilità. Certo, abbiamo avuto momenti di preoccupazione: si stava esaurendo il nostro magazzino, in questo periodo di solito c’era la raccolta dei viveri degli alpini che fanno nei supermercati ma non è stata fatta, l’emporio solidale di Cittadella è chiuso. Invece, la provvidenza ci ha assistiti: i ristoranti chiusi per decreto, ci hanno contattato per donarci prodotti che altrimenti sarebbero andati buttati. Anche l’iniziativa del carrello permanente che abbiamo nei supermercati si è fortificata.
Come vede la situazione per il prossimo futuro?
Ci sarà ancora più bisogno di aiuto, incontreremo una povertà maggiore, persone ferme che prima avevano lavoro ma non hanno potuto mettere via nulla. Una signora ci ha chiamato perché ha speso 50 euro in farmacia per il figlio malato. La vita costa, tanti sono fermi con affitti da pagare. Rispetto ai nostri servizi, il mercatino di distribuzione degli indumenti è chiuso perché tra volontari e utenti gli spazi non sarebbero stati adeguati. Stiamo però già pensando alla riapertura: sfrutteremo il porticato all’esterno, allestiremo con tavoli distanziati, daremo appuntamenti.