Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Dialogo e confronto, risposta ad un gesto inutilmente provocatorio
Confortante esempio di maturità da parte dell’associazione culturale islamica di Montebelluna. Domenica 15 marzo alle ore 11.00 presso la sede dell'associazione Attawassol
in piazza Parigi 3 a Montebelluna (zona Pilastroni) manifestazione di solidarietà promossa da "Ritmi e danze dal mondo".
Ma a chi serve? E’ la prima domanda che viene spontanea di fronte ad un gesto come quello della scorsa settimana davanti alla sede di Attawassol, associazione culturale islamica di Montebelluna: una testa di maiale appesa alla maniglia esterna della porta…. La sede è anche il luogo utilizzato per la preghiera. Bisogna dire che i responsabili dell’associazione sono stati lucidi e prudenti: giovedì erano stati avvisati da uno degli associati che casualmente era passato davanti alla sede in piena notte e si erano immediatamente consultati con il maresciallo dei carabinieri di Montebelluna, il quale aveva loro consigliato di non pubblicizzare l’episodio. A questo consiglio si erano strettamente attenuti. Sennonché i giornalisti si sono fatti vivi il pomeriggio del venerdì. E allora la decisione è stata di fare uscire una intervista ragionata, ad impedire letture spropositate di quanto accaduto. Intervista nella quale, oltre a deprecare il gesto, si è voluto sottolineare l’impegno dell’associazione per relazioni di dialogo e di buona convivenza con la società civile e le comunità ecclesiali del territorio.
Va detto infatti che le iniziative messe in atto da Attawassol e le scelte dei singoli responsabili hanno fatto crescere negli anni rapporti di reciproca stima e fiducia, sia con la gente, sia con le realtà associative, le istituzioni locali e le stesse forze dell’ordine. Come organizzatori, assieme ad altre associazioni, del festival Ritmi e danze dal mondo, intervengono da tempo con proposte sempre più interessanti e puntuali. Va inoltre loro riconosciuta una disponibilità seria e generosa ad essere presenti anche ad incontri diocesani in cui si tenta una conoscenza reciproca tra le diverse esperienze religiose presenti sul territorio. Fra le dichiarazioni rilasciate, spicca una preoccupazione, relativa agli effetti che un simile gesto potrebbe avere sui più giovani della comunità islamica: “Dispiace quanto avvenuto perché la nostra sede è frequentata da tanti giovani e facciamo fatica poi a spiegare loro che, di fronte a gesti del genere, bisogna sempre rispondere col dialogo e col confronto. Noi insegniamo loro la pace e la fratellanza, ma azioni come questa rendono più difficile il nostro lavoro”.
A chi giova, allora, un atto simile? Forse a chi, insultando le credenze di una collettività, vorrebbe si producessero reazioni di risentimento, di rabbia? A chi spera in una replica che screditi un paziente e spesso faticoso impegno nel costruire un bene comune così necessario come la convivenza civile e rispettosa gli uni degli altri? Si vuole forse aizzare la violenza di reazioni altrettanto irresponsabili?
A fronte della risposta così ragionata e ferma dell’associazione islamica, forse il tutto potrebbe giovare proprio a noi, gente di questi nostri paesi. Forse potrebbe diventare una preziosa occasione di riflessione, in un clima agitato ultimamente da tanta violenza verbale e da un’irresponsabile estremizzazione di paure e diffidenze, che arriva fino a rallegrarsi per i morti in mare, bambini compresi. Forse dovremmo tutti imparare da questo modo così attento e vigile di reagire che Attawassol ci ha testimoniato di fronte ad un attacco stupido e volgare, e fare del nostro meglio perché diventi patrimonio comune, impegno condiviso. Affinché chi sceglie con tenacia di percorrere queste vie, al di là della solidarietà del momento, non torni a sentirsi solo e magari impaurito, domani.