Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Energia in “comunità”, in diocesi si parte
Venerdì 22 dicembre, in Vescovado, davanti al notaio Paolo Talice, è stata costituita la Fondazione Diocesi Treviso Energy Ets, la prima Comunità energetica rinnovabile nella nostra diocesi.
Soci fondatori della Comunità sono l’Ente Diocesi di Treviso, l’Opera San Pio X e la Casa del clero. E’ una fondazione di partecipazione in cui saranno coinvolte le parrocchie, persone fisiche, aziende e un partner tecnologico che metterà la strumentazione necessaria per farla funzionare.
Presenti alla costituzione della Fondazione il vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi, mons. Mauro Motterlini, in qualità di presidente dell’Opera San Pio X e della Casa del Clero, l’economo diocesano Sergio Criveller, il notaio Talice e i tre consulenti che hanno collaborato alla stesura dello statuto: l’avv. Giovanni Manildo dello studio Emme7g pro, in qualità di responsabile dell’ufficio legale di Regalgrid Europe, il dott. Fabio Pavan dello Studio Brunello e l’avv. Monica Cammalleri dello studio notarile Bianconi, Pin e Talice.
Il vescovo Tomasi ha ricordato che a conclusione della Settimana sociale dei cattolici italiani, a Taranto, nell’ottobre 2021, l’arcivescovo di Taranto e presidente del Comitato scientifico e organizzatore, mons. Filippo Santoro, disse: “Vogliamo che tutte le comunità dei fedeli in tutte le parrocchie italiane avviino un progetto e diventino comunità energetiche”. L’idea della Comunità energetica va verso la condivisione, la solidarietà, il sostegno verso la fragilità energetica. Abbiamo studiato una struttura giuridica che sia rispettosa del “modello diocesi” - ha detto ancora il Vescovo - cioè una diocesi, tante parrocchie. Poi, ci si potrà muovere pian piano, coinvolgendo parrocchie, persone fisiche, aziende, come si fa in una comunità, in una grande famiglia. Ci sarà chi metterà l’impianto fotovoltaico e consumerà, chi consumerà soltanto, chi potrà tranquillamente pagare le bollette, ma il suo consumo porterà un beneficio alla comunità, e quindi risorse a sostegno di situazioni di fragilità.
Il vescovo Tomasi ha chiamato a presiedere la nuova Fondazione l’economo diocesano, Sergio Criveller. In consiglio anche mons. Motterlini e il dott. Alessandro Minello, mentre revisore contabile è il dott. Lorenzo Gassa. Al presidente Criveller abbiamo chiesto di spiegarci questo progetto.
Che cos’è una Comunità energetica rinnovabile (Cer)?
E’ un insieme di persone, enti e privati, imprese, che condividono energia rinnovabile e pulita, in uno scambio tra chi produce e consuma e chi consuma solo. Le Comunità energetiche rappresentano, quindi, un modello innovativo per la produzione, distribuzione e consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili: il sole, ma non solo. Un modello di solidarietà e di sostegno a situazioni di fragilità e bisogno, cioè una comunità, come ha sempre ricordato il Vescovo.
Quali sono i riferimenti normativi?
La Comunità energetica rinnovabile è possibile in via sperimentale da febbraio 2020 ai sensi del Decreto legge 162/19 (articolo 42bis) e in seguito con il Decreto legislativo 8 novembre 2021 n. 199. Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto, ha firmato, lo scorso 6 dicembre, il Decreto attuativo sulle Cer, dopo il via libera della Commissione europea del 22 novembre. Ora, dalla via sperimentale si passa alla completa efficacia. La Cer, quindi, può ora contare su una cornice normativa chiara e definita, Cabina primaria, contributi a fondo perduto e tariffa incentivante.
Perché si parla di Cabina primaria?
La Cabina primaria è un nodo del sistema elettrico. Riceve elettricità dalle linee in alta tensione della rete per trasformarle in media tensione e distribuirla capillarmente. Le Comunità energetiche potranno svilupparsi all’interno dell’area servita dalla Cabina primaria. In Italia ci sono circa 2 mila Cabine primarie, in diocesi circa 23.
Perché una Fondazione di partecipazione?
Come ha ricordato il Vescovo, abbiamo studiato una struttura giuridica, la Fondazione di partecipazione, che sia rispettosa del “modello diocesi”. Quindi una grande Comunità energetica e 23 sottogruppi quante sono le Cabine primarie in diocesi, anziché costituire 23 soggetti giuridici autonomi. Ricordo che la diocesi di Treviso insiste su una grande parte della provincia di Treviso, ma anche su parti di quelle di Padova, di Venezia e anche due parrocchie in provincia di Vicenza. Ogni sottogruppo avrà, quindi, più parrocchie. Abbiamo visto che una parrocchia a volte è interessata anche da due Cabine primarie. Comunque, l’idea di fondo è una grande “comunità di comunità”. Dobbiamo mettere a fuoco ancora un regolamento condiviso, che determini le regole all’interno della grande Comunità, ma soprattutto del sottogruppo.
Come sarà la vita all’interno della Comunità energetica?
Ci sarà chi produce e consuma e chi consuma e basta. La novità assoluta del modello Comunità energetica è che si ha il massimo di beneficio quando c’è consumo istantaneo. Produco 100 e consumo 100. Quindi, oltre a fare produzione, c’è la necessità di trovare chi consuma. Quindi, il massimo senso della Comunità energetica è che ci sarà anche chi ne fa parte solo per consumare. Ma il suo consumo genera risorse per sostenere chi è nella difficoltà a pagare le bollette. Questo è uno degli aspetti più belli della Comunità energetica, quello solidale. Non si fa Comunità energetica per fare business, ma per condividere e sostenere.
Ma perché lo Stato dà contributi per il consumo istantaneo?
Si chiama “Agenda 2050 per lo sviluppo sostenibile indipendenza dai combustibili fossili”, cioè la decarbonizzazione. La Commissione europea ha fissato gli obiettivi per un’Europa a impatto climatico zero entro il 2050. L’Italia ha deciso di investire su questo. I contributi per la Comunità energetica saranno per 20 anni. La nostra diocesi diviene così promotrice di una Comunità energetica aperta a tutte le 265 parrocchie della diocesi, aperta alle famiglie, alle aziende, e anche ai Comuni. Questa è anche la prima Cer in Italia costruita sul territorio di un’intera diocesi. Nell’ottica di una transizione giusta e socialmente sostenibile la “Diocesi Treviso Energy Ets” può diventare uno strumento di creazione di reddito che può sostenere famiglie, parrocchie e comunità locali.