Solo eccentrico o anche pericoloso?
Quelle che molti ritenevano delle “sparate” un po’ eccentriche di...
Molti pensano che Putin, nell’invadere l’Ucraina, abbia avuto un improvviso colpo di testa. Riteniamo, però, che la sua sia stata una scelta strategica nei confronti della Nato, incubata da tempo, e che aspettasse solo l’occasione buona per metterla in atto
Gli equilibri esistenti in Europa sono saltati con la decisione di Vladimir Putin di invadere l’Ucraina, con il conseguente strascico di distruzione, morte e tante persone in fuga. Il sacrosanto diritto del popolo ucraino di decidere liberamente il proprio assetto politico-sociale e garantirsi la sicurezza da ingerenze esterne, è stato cancellato in poche ore. Ora, tutti confidiamo nelle trattative tra Mosca e Kiev che, però, stanno avvenendo sotto i bombardamenti. Probabilmente un’eventuale soluzione del conflitto avvierà, su altri “tavoli” e con altri soggetti, trattative per ridisegnare un nuovo assetto politico e militare nell’Europa dell’Est. E’ risaputo, infatti, che con il crollo nel 1989 del muro di Berlino e la dissoluzione dell’Unione Sovietica (sorta all’indomani della rivoluzione comunista del 1917), alcune delle 15 Repubbliche che la costituivano sono uscite dall’area dell’influenza
di Mosca.
Con la fine dell’Urss si sciolse anche l’alleanza militare denominata “Patto di Varsavia” che, negli anni della “guerra fredda” si contrapponeva alla Nato, o “Patto Atlantico”, tuttora operativo e oggetto delle principali preoccupazioni della Federazione russa.
Mosca non ha mai accettato che alcune delle ex Repubbliche dell’Unione sovietica entrassero a far parte della Nato tanto che, in qualche caso, è intervenuta anche militarmente.
E’ successo nel 2008 in Georgia e ora anche in Ucraina, a trent’anni dalla dichiarazione d’indipendenza. Formalmente, la motivazione è sempre stata quella di difendere le minoranze etniche russe presenti in quei Paesi (il problema si pone anche per la Moldavia e per altre ex repubbliche del Caucaso). Oltre tutto, c’è sotto anche il desiderio di Putin di ricostituire con Ucraina e Bielorussia, la grande nazione serba, unita sia politicamente che militarmente.
Il progetto del leader russo, però, è molto più ampio e preoccupante e può far precipitare la situazione, trascinando dentro tutta l’Europa. Egli, infatti, vorrebbe impedire, anche con la forza (come sta accadendo in questi giorni), che le ex repubbliche situate in Europa entrino nella Nato (o continuino a permanervi), in modo da creare una ampia fascia “cuscinetto” di sicurezza, che allontani lo spettro di avere i missili americani troppo vicini al proprio confine. Per questo motivo Putin da tempo sta alzando il tiro chiedendo che anche le tre Repubbliche del fronte baltico (Estonia, Lettonia, e Lituania, entrate nella Ue e nella Nato nel 2004), unitamente ai Paesi che facevano parte del Patto di Varsavia (Romania, Polonia, Ungheria, ecc.), escano dall’Alleanza o, perlomeno, che si evitino insediamenti militari, come quelli in corso in Polonia e Romania per installare gli scudi missilistici. E per questo, si sta pure adoperando perché Svezia e, soprattutto, Finlandia mantengano la loro storica neutralità e non entrino nella Nato.
Follia o strategia?
Molti pensano che Putin, nell’invadere l’Ucraina, abbia avuto un improvviso colpo di testa. Riteniamo, però, che la sua sia stata una scelta strategica nei confronti della Nato, incubata da tempo, e che aspettasse solo l’occasione buona per metterla in atto. Infatti, secondo quanto riporta il settimanale tedesco Der Spiegel (che si rifarebbe a fonti recentemente de-secretate), sembra che, dopo la caduta del Muro di Berlino, i principali leader dei Paesi Nato (Usa, Gran Bretagna, Francia e Germania) avessero promesso alla Russia che l’Alleanza atlantica non sarebbe avanzata verso Est “neppure di un centimetro”. Promessa smentita dai fatti perché, su pressante richiesta dei Paesi dell’ex blocco sovietico che volevano mettersi al riparo dalle mai sopite mire imperialiste di Mosca, la Nato si è allargata proprio verso Est, al punto da far dire qualche giorno fa a Putin che “Mosca è stata imbrogliata e palesemente ingannata”. Così che, ora, con il pretesto di spegnere le velleità atlantiche ed europeiste dell’Ucraina, il Presidente russo vorrà, probabilmente, oltre che annettersi definitivamente la Crimea e veder riconosciuta l’indipendenza delle due province russofone del Donbass, tentare anche di ridisegnare i confini geopolitici dell’Europa, cercando di impedire ulteriori avanzamenti della Nato (e, quindi, degli Stati Uniti) e di limitarne la presenza militare.
Una pace necessaria
La situazione è assai grave e in tutti noi c’è la speranza che i Paesi direttamente o indirettamente interessati al conflitto trovino una soluzione giusta e dignitosa, che rispetti l’autonomia e la sicurezza dei popoli da ogni minaccia esterna. Non solamente per evitare morti e sofferenze tra le popolazioni, ma anche per instaurare una pace il più possibile stabile nel nostro continente. Non dimenticando gli interessi che sono in gioco per l’Europa occidentale la quale, nel momento in cui sta risalendo la china di una grave crisi economica dovuta alla pandemia, si troverebbe ora a dover fare i conti con i problemi delle forniture di gas, petrolio e grano provenienti proprio dalla Russia. In questo momento, però, per noi è urgente dare concreta accoglienza e solidarietà ai tanti profughi che in questi giorni stanno arrivando in Italia e continuare a pregare per la pace e per il popolo ucraino che sta soffrendo e lottando per la propria libertà. Aderendo così, in questo tempo di Quaresima, all’appello di papa Francesco e del nostro Vescovo.