Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
I giovani trevigiani a Roma per il Giubileo degli adolescenti


“Papa Francesco è stato testimone luminoso di una Chiesa che si china con tenerezza verso chi è ferito e guarisce con il balsamo della misericordia; e ci ha ricordato che non può esserci pace senza il riconoscimento dell’altro, senza l’attenzione a chi è più debole e, soprattutto, non può esserci mai la pace se non impariamo a perdonarci reciprocamente, usando tra di noi la stessa misericordia che Dio ha verso la nostra vita”. Così il card. Pietro Parolin, già segretario di Stato vaticano, ha sintetizzato uno dei tratti portanti del pontificato di Bergoglio, nell’omelia della messa presieduta in piazza San Pietro in suffragio di papa Francesco, domenica 27 aprile, pronunciata davanti a una folla sterminata di adolescenti che si sono dati appuntamento da tutte le parti del mondo per vivere le giornate giubilari a loro dedicate. “La gioia pasquale, che ci sostiene nell’ora della prova e della tristezza, oggi è qualcosa che si può quasi toccare in questa piazza”, l’omaggio al popolo degli adolescenti: “Venite da tante parti, con voi è realmente presente il mondo intero!”, ha esclamato il cardinale: “A voi rivolgo un saluto speciale, col desiderio di farvi sentire l’abbraccio della Chiesa e l’affetto di papa Francesco, che avrebbe desiderato incontrarvi, guardarvi negli occhi, passare in mezzo a voi per salutarvi”. “Di fronte alle tante sfide che siete chiamati ad affrontare, non dimenticate mai di alimentare la vostra vita con la vera speranza che ha il volto di Gesù Cristo”, l’invito: nulla sarà troppo grande o troppo impegnativo con lui!”, ha assicurato il cardinale.
Un bagno di vita ecclesiale tra fratelli e sorelle di tutto il mondo chiamati attorno a Gesù risorto. I tremila trevigiani hanno portato nel cuore anche una delle accompagnatrici dei ragazzi e delle ragazze di Istrana, la catechista Lina Pietroboni, mancata improvvisamente sabato sera. Nella mattinata di domenica il cordoglio del card. Matteo Zuppi, presidente dei Vescovi italiani, del vescovo Michele Tomasi e di tutto il gruppo in pellegrinaggio è stato espresso ai suoi famigliari e alla parrocchia di Istrana.
Un pellegrinaggio ricco di gioia, di incontri, di scoperte, anche di fatiche, ma vissute insieme. Sono molto belle le risonanze che ragazzi e ragazze, ma anche i loro accompagnatori, hanno voluto condividere, scrivendole magari proprio durante il viaggio di ritorno, stanchi e assonnati, ma desiderosi di riflettere su quanto avevano vissuto. Eccone qualcuna (altre le proporremo anche nel prossimo numero del nostro giornale, insieme a quelle degli accompagnatori) che rivela lo spessore di fraternità e di fede dei giovanissimi:
“Siamo stati chiamati proprio noi a vivere quest’opportunità: stare alla presenza di Gesù, risorto e vivo in mezzo a noi, condividendo il suo amore”.
“Credo che Dio voglia dirmi che c’è ed è sempre presente e che mi ama in ogni caso e vorrei dirgli che lo sento e che cercherò di comportarmi in maniera che mi voglia ancora più bene”.
“Ci ha colpito molto il fatto di aver potuto condividere con così tanti giovani come noi la messa di domenica mattina in piazza san Pietro: un momento emozionante e indimenticabile!”.
“Una cosa che mi porto a casa sono soprattutto i momenti di preghiera, che sono quelli che aspettavo di più. E le serate con gli amici. Rifarei tutto, ma forse con il Papa vivo sarebbe stato più bello. Chiedo a Gesù di aiutarmi in questo periodo e che mi faccia vedere sempre il lato positivo delle cose”.
“Questo pellegrinaggio mi ha insegnato a non dare per scontati i doni che abbiamo nella nostra vita e a riconoscere sempre la bellezza delle piccole cose e dei gesti che ci vengono offerti ogni giorno”.
“Vista la recente morte di papa Francesco, temevo che quella che doveva essere una festa diventasse un momento triste. Non è stato così”.
“In questi tre giorni mi sono concentrato profondamente nella mia fede che è diventata ancora più intensa”.
“Le parole del cardinale Parolin ci hanno spinti a non dimenticare papa Francesco, ma a far rivivere le sue idee nella nostra quotidianità”.
“Il Giubileo degli adolescenti non è stato solo un evento, ma una vera e propria esperienza di vita, capace di seminare in ciascuno di noi il desiderio di essere luce nel mondo”.