Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
L’invisibile uomo del “flessibile”
Purtroppo, di cose assurde e ridicole finalizzate a procurarsi una presunta utilità, gli uomini ne fanno molte, spesso in modo istintivo, senza pensarci troppo, o spinti dalla cattiveria o da irrefrenabile spirito di vendetta. Lo fanno anche per motivi ideologici e utilitaristici come, ad esempio, il fabbricare armi per fare le guerre e alla fine autodistruggersi; oppure il saccheggiare il Creato e provocare pericolosi sconvolgimenti climatici per avere più benessere e risultati economici immediati.
I “geni” dell’autovelox
Mi sovvenivano questi pensieri mentre leggevo nei giorni scorsi della distruzione, da parte di qualche vandalo (definito “fleximan”, l’uomo del “flessibile”), di alcuni autovelox, cartelli stradali e dossi o rallentatori di velocità (e ora anche di parchimetri), perché sarebbero la principale causa delle multe.
Può anche darsi che ci siano Amministrazioni locali che li installano un po’ ovunque, anche in punti non strettamente indispensabili, solamente per fare cassa e rimpinguare le esauste finanze del Comune. In tal caso, potrebbe anche essere lecita una civile protesta da parte dei cittadini. Per lo più, però, i Comuni lo fanno per indurre gli automobilisti a rispettare i limiti di velocità. E’ indubbio che gli autovelox, debitamente segnalati, insieme ai rallentatori stradali o dossi, sono importanti per indurre noi automobilisti ad autodisciplinarci, a rispettare il codice stradale e a rallentare per evitare di provocare incidenti, che a volte si rivelano mortali. In ogni caso, c’è da presumere che quando un sindaco installa un autovelox lo faccia perché in quel certo tratto di strada la gente è avvezza a non rispettare mai i limiti di velocità, anzi a superarli di molto, e dimentichi troppo facilmente che le strade non sono a esclusivo appannaggio delle auto, ma anche delle biciclette e dei pedoni, che sono, poi, le principali vittime degli incidenti.
Distruggere questi strumenti “salvavita”, per protesta o per puro vandalismo, è, pertanto, assurdo, perché non risolve il problema del traffico e degli incidenti. Finiamo, anzi, con il fare del male a noi stessi. Come si dice, ci tiriamo la zappa sui piedi o tagliamo il ramo su cui siamo seduti. Questi semplici e ovvi ragionamenti e considerazioni sembrano per molti un po’ astrusi. Appunto, come dice Manzoni, “sottigliezze metafisiche” accessibili solo a pochi eletti e non ai comuni mortali.
Senso della legalità
Purtroppo, questa vicenda come tante altre simili, unitamente a una certa insofferenza verso le norme che regolano la convivenza sociale, è indice di una nostra quasi endemica carenza di senso civico e della legalità. A volte ci stupiamo che ci siano ancora persone irresponsabili o superficiali che danneggiano ambienti e cose della collettività (aule scolastiche, monumenti, segnaletica, ecc.), disperdono i rifiuti ovunque, arrecano danno alla natura e alla proprietà altrui, corrono per le strade e parcheggiamo in modo sconsiderato e altro ancora. Rimaniamo ancor più stupiti, e persino irritati, di fronte a gravi comportamenti messi in atto da “rispettabili” cittadini a scapito del bene comune, come l’evasione e l’elusione fiscale, che privano lo Stato di risorse essenziali per garantire a tutti i necessari servizi sociali, sanitari e culturali. Cosa che molti di noi considerano ancor più riprovevole, se quanto accumulato sottraendo risorse alla collettività viene poi esibito o sbattuto in faccia ai poveri e a coloro che, invece, le tasse sono costretti comunque a pagarle. Per molti il fare i furbi e aggirare le regole viene ritenuto qualcosa di cui vantarsi. Non si rendono conto, però, che comportamenti o astuzie del genere non fanno altro che sminuire la loro autorevolezza e statura umana e morale, spingendo molti cittadini a considerarli più disonesti che furbi.
Educazione civica
Il rispetto delle regole e della legge sono fondamentali per la convivenza sociale; a esse bisogna educare i ragazzi, a partire dall’insegnamento e dalla coerente testimonianza dei loro genitori. Anche la scuola ha un ruolo importante nell’educazione delle giovani generazioni al senso civico e alla legalità. Da qualche anno, essa ha anche assunto, con un certo impiego di risorse, l’Educazione civica come materia curriculare, svolta in tutti gli insegnamenti, con una sua propria valutazione che incide in pagella nella media dell’alunno. Bisogna convenire che la scuola, nonostante le carenze e i limiti che le si possono addebitare, può ancora incidere sulle abitudini e gli stili di vita della maggior parte dei ragazzi. Penso, ad esempio, alla sua costante promozione dell’osservanza delle norme stradali, del rispetto verso le persone bisognose, dell’accoglienza e dell’integrazione degli stranieri, della salvaguardia dell’ambiente, della raccolta dei rifiuti, della buona educazione, ecc. Tutto questo a condizione che tale opera non venga vanificata o smentita da scelte e comportamenti dei familiari e di certi personaggi pubblici (politici, artisti, sportivi, imprenditori, influencer), che vengono guardati dai giovani come modelli di vita e per il successo raggiunto.