Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Editoriale: Dio non ci ha dimenticati
Mi sembra che di fronte ai mali del mondo che ci spingono a interpellare Dio e a dubitare a volte del suo amore per le creature, dobbiamo avere uno sguardo più benevolo, meno deterministico e più interlocutorio, evitando la tentazione delle risposte facili e immediate e di imboccare scorciatoie di tipo integralistico, molto pericolose per la fede e deleterie per la evangelizzazione. La fede non si trasmette evocando il castigo o la severità di Dio, ma annunciando sempre e in ogni situazione la sua misericordia e compassione per l’uomo, unite all’appello alla conversione. E in ogni caso non possiamo imputare alla mano di Dio i mali che ci affliggono, perché a nessuno è dato conoscere il suo pensiero e le sue scelte.
Penso che in questo tempo in cui ci sentiamo tutti vulnerabili e in balia di un nemico che ha messo in ginocchio tante persone, le relazioni e le attività produttive, siamo tentati di chiederci se per caso Dio non ci abbia abbandonati nelle mani di potenze avverse o del maligno.
Per questo sentiamo quanto mai attuali le parole del salmista che, probabilmente dal suo esilio babilonese, nel colmo dell’avversità, si chiedeva angosciato: “Forse il Signore non sarà più benevolo con noi? E’ forse cessato per sempre il suo amore? Può Dio aver dimenticato la pietà e aver chiuso nell’ira la sua misericordia? E’ forse mutata la destra dell’Altissimo?” (Salmo 76).
Sono parole che, di sicuro, abbiamo sentito risuonare in noi ogni qualvolta ci siamo trovati in una particolare situazione critica e ora ritornano nel nostro cuore di fronte a questa devastante situazione socio-sanitaria. Forse alcuni sentono sorgere prepotente la domanda: “Dio dove sei?”. Oppure riecheggiare le parole di rimprovero di Marta a Gesù: “Signore se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto” (Gv 11,21).
Alcuni arrivano anche a chiedersi se Dio non abbia voluto rivolgerci un monito pesante, perché stiamo andando fuori strada, perché, sia noi che la società, viviamo un certo delirio di onnipotenza e presumiamo di essere protagonisti di tutto e, grazie al nostro ingegno e alla scienza, possiamo dominare e relativizzare impunemente tutto, per primi i valori fondamentali; perché viviamo senza Dio o a prescindere da lui.
Mi sembra che di fronte ai mali del mondo che ci spingono a interpellare Dio e a dubitare a volte del suo amore per le creature, dobbiamo avere uno sguardo più benevolo, meno deterministico e più interlocutorio, evitando la tentazione delle risposte facili e immediate e di imboccare scorciatoie di tipo integralistico, molto pericolose per la fede e deleterie per la evangelizzazione. La fede non si trasmette evocando il castigo o la severità di Dio, ma annunciando sempre e in ogni situazione la sua misericordia e compassione per l’uomo, unite all’appello alla conversione. E in ogni caso non possiamo imputare alla mano di Dio i mali che ci affliggono, perché a nessuno è dato conoscere il suo pensiero e le sue scelte.
Segni di speranza
Non sono le catastrofi che marcano i luoghi e i tempi della presenza di Dio ma, come per il profeta Elia (1Re 19), una “brezza leggera”, spesso impercettibile per chi è rigido nel cuore e non ha fatto esperienza del suo amore provvidente e misericordioso; un “soffio” che parla di futuro, di un Dio fedele che non viene meno alle sue promesse e ha sempre a cuore il suo popolo e la vita di ogni persona. Per questo dobbiamo chiederci se in questa crisi che stiamo vivendo ci sia anche qualcosa di buono che non riusciamo a cogliere a causa della nostra ottusità. Di sicuro lo Spirito, con il suo “soffio leggero”, sta già indicando a ciascuno cosa sarà importante custodire e condividere con gli altri nel momento in cui stiamo tornando ad incontrarci e a far festa nelle nostre comunità cristiane e nei luoghi nei quali vive e opera la società. Valgono sempre le consolanti parole di Paolo ai Corinzi: “Nessuna prova o tentazione, superiore alle forze umane, vi ha sorpresi; Dio infatti è degno di fede e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze ma, insieme con la tentazione, vi darà anche il modo di uscirne per poterla sostenere” (1Cor 10, 13).
Guardare “indietro”
Resta sempre il problema di come far fronte a certi interrogativi angoscianti, soprattutto quando la drammaticità delle cose, personali o collettive, non lascia intravedere segni indicatori di una fine imminente. E’ possibile ritrovare la fiducia e la speranza? Come?
Il citato salmo 76 ci offre una preziosa indicazione: “Ricordo le gesta del Signore, ricordo le tue meraviglie di un tempo. Vado considerando le tue opere, medito tutti i tuoi prodigi. O Dio, santa è la tua via; tu sei il Dio che opera meraviglie”. Il salmista ci consiglia, dunque, di guardare indietro e non solo in avanti. Se il “davanti” a noi è al momento buio o confuso e lo sentiamo minaccioso per la nostra vita, certamente l’“indietro”, potrebbe riservarci luce e infonderci speranza; potrebbe aiutarci a rialzarci, perché così è accaduto in altri momenti della nostra vita.
Penso che anche noi, approfittando di questo tempo di prova, dobbiamo imparare a rileggere e comprendere la storia di salvezza di Dio nella nostra vita personale e in quella del nostro Paese e dell’umanità. Troveremo tante cose di cui consolarci e rimotivarci nel presente.