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Lavoro e terziario: solo il 4 per cento passa per i centri per l’impiego

La posizione della Confcommercio provinciale nel momento di massima ricerca del personale in alcuni settori: bene il nuovo decreto, ma servono ulteriori passi avanti

Il mercato del lavoro nel terziario registra, secondo l’indagine di Confcommercio Veneto, alcune “altalene”, ma anche alcune costanti: un aumento sensibile delle assunzioni e dei rinnovi dei contratti a termine e, parallelamente, una crescita delle cessazioni su base volontaria, permane sempre la difficoltà nel reperire personale qualificato ed i canali di ricerca sono essenzialmente il “passaparola”, l’annuncio informale, o i social network.

“Solo il 4% delle assunzioni - afferma la presidente provinciale dell’Unione Confcommercio Dania Sartorato -, passa dai centri per l’impiego. Questo richiede una riflessione a tutti i soggetti: andranno implementati i canali istituzionali, creando strumenti nuovi di incontro tra domanda ed offerta e potenziati i percorsi di Pcto e i progetti con le scuole, che ritengo fondamentali”.

Sul fronte normativo – le principali novità del decreto lavoro – sicuramente semplificano ed agevolano, almeno in parte, con il taglio al cuneo fiscale, e rappresentano un passo avanti ma la strada da percorrere è ancora lunga perché nel terziario (e in alcuni settori in particolare) il paradigma del lavoro è cambiato e alla base del fenomeno delle cessazioni volontarie c’è una generazione profondamente cambiata. Gli incentivi per le assunzioni dei giovani Neet sono sicuramente un buon provvedimento, ma oltre all’incentivo serve la mentalità, e questa va “coltivata”, non è un problema di categoria ma della società tutta.

Le direzioni per il futuro - secondo la presidente Sartorato - riguardano: “la necessità di colmare il gap con il mondo della scuola, e più in generale col sistema formativo che riguarda anche gli Its e le Università, l’estensione del welfare aziendale come leva motivazionale per le assunzioni e gli incentivi per i settori esposti ai picchi di lavoro come il turismo e, più in generale, la semplificazione di tutti gli iter contrattuali”.

Tra le semplificazioni e gli incentivi previsti dal decreto, la Confcommercio ne giudica positivamente alcuni come “passi avanti verso una riforma improntata a maggiore flessibilità e dinamismo”. Eccoli in sintesi:

Il Decreto Trasparenza, per cui per la maggior parte delle informazioni inerenti il rapporto di lavoro, che il datore di lavoro deve dare al dipendente in fase di assunzione, è prevista la possibilità di fare rinvio alla contrattazione collettiva, il cui testo può essere messo a disposizione anche mediante pubblicazione sul sito web aziendale.

Per i contratti di lavoro a termine, viene eliminata la necessità di giustificare il contratto a termine nei primi 12 mesi di durata (con computo dei soli contratti stipulati dal 5 maggio 2023), indipendentemente dal fatto che detta durata sia frutto di proroghe e/o rinnovi del rapporto iniziale. Vengono anche riformate le causali da apporre al contratto al superamento dei 12 mesi, che ora possono essere:

•ipotesi individuate dalla contrattazione collettiva applicata in azienda;

•se in assenza di previsioni collettive e fino al 30 aprile 2024, esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva individuate dalle parti;

•ragioni sostitutive.

In tema di flessibilità, anche le prestazioni occasionali vedono cambiamenti: per i datori di lavoro che operano nei settori dei congressi, delle fiere, degli eventi, degli stabilimenti balneari e dei parchi divertimento e che occupino fino a 25 dipendenti a tempo indeterminato è possibile erogare compensi per “PrestO” (Prestazioni Occasionali) fino a 15.000 € (anziché i precedenti 10.000 euro) all’anno.

Sul fronte del costo del lavoro, il taglio al cuneo fiscale per i periodi di paga dal 1° luglio al 31 dicembre 2023 è stato incrementato di 4 punti percentuali lo sgravio sui contributi a carico dipendente previsto dalla Legge di Bilancio, portando così l’agevolazione al 6%, per i dipendenti con retribuzione annua fino a 35.000 euro, e al 7%, per i dipendenti con retribuzione annua fino a 25.000 euro.

Infine, può essere promettente il bonus turismo (in attesa di definizione le categorie rientranti): a favore dei lavoratori del settore turismo, limitatamente al periodo 01/06/2023 – 30/09/2023, è riconosciuto un trattamento integrativo speciale (a carico dello Stato e anticipato dal datore di lavoro), escluso dal reddito, pari al 15% delle retribuzioni lorde corrisposte per lavoro notturno e per lavoro straordinario festivo.

Il bonus spetta ai lavoratori con reddito da lavoro dipendente nel periodo d’imposta 2022 non superiore a 40.000 euro.

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