venerdì, 17 maggio 2024
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Come sopravvivere alla giungla dei bonus

La “politica dei bonus” è attuata da ogni Governo che ne toglie e ne inventa, a seconda delle richieste e del potere esercitato dalle lobby. Ma non sempre risolve i problemi

Oggi c’è, domani chi sa. Una categoria cancellata protesta e allora, a seconda del peso della lobby, eccolo ricomparire. E’ il bonus, ovvero la politica fatta a “spot”. Strategico, a volte. Ogni opposizione contesta al Governo di turno che non si risolvono i problemi con i bonus, e ogni Governo ne cancella e ne crea di nuovi. Giungla viene definita, e giungla è. Un esempio: il Governo Meloni ha tolto gli incentivi per occhiali, acqua potabile, donne, 18app, modificato in carta cultura e merito, legata all’Isee, ha cambiato il Superbonus, e ne ha tenuto la maggior parte: auto, bollette, sisma, ecobonus, mutui per under 36, mobili, asili nido, trasporti, colonnine di ricarica, social card, psicologo. E ne ha aggiunto uno per combattere la denatalità: il bonus mamme sotto forma di decontribuzione fiscale. Presso il Ministero della Salute è stato istituto anche un Fondo per il sostegno ai proprietari di animali d’affezione, per il sostenimento delle spese veterinarie (visite, operazioni chirurgiche, acquisto di farmaci veterinari). Però è destinato ai proprietari di animali di età superiore a 65 anni (i proprietari...) e con un Isee inferiore a 16.125 euro.

Con gli scorsi Governi abbiamo avuto il bonus vacanze, monopattino, biciclette... Soldi pubblici a pioggia, spesso con delusione per gli aventi diritto, che non riuscivano ad aggiudicarsi il bonus in tempo, ovvero fino a soldi stanziati disponibili. Perché, spesso, sono misure a vantaggio dei “professionisti del bonus”, di coloro che hanno accesso a più informazioni.

“Sono tantissimi i bonus che molto spesso non conosciamo - ci conferma Antonio Miotto, responsabile del Caf Csil Belluno Treviso -. Alcuni sono automatici con la presentazione dell’Isee, altri richiedono ulteriore domanda a enti o società private. Il compito nostro è quello di dare un aiuto rispetto a quello che un cittadino può richiedere e di cui ha diritto, considerato la sua dichiarazione Isee”. Solo con dichiarazione Isee, siamo a 16 bonus. Ma c’è anche chi non la fa, perché pensa di non averne necessità. Chi la fa autonomamente e la scarica da sé, e in questo caso il Caf non può venire in aiuto. Il consiglio del sindacato è, comunque, di fare la dichiarazione Isee: “Pensiamo al bonus Università, tanti ritengono di non averne diritto perché non appartengono alle fasce deboli e hanno un reddito accettabile. Reddito e Isee sono due cose completamente diverse e la soglia per il contributo universitario è alta. Fare la dichiarazione Isee è gratis, vale la pena”.

Ma, allora, chi fa domanda di bonus, i “professionisti del bonus”? “Ultimamente - ci dice Miotto - attraverso gli smartphone e i mezzi di comunicazione più numerosi, la platea si è molto ampliata, si riescono a raggiungere più persone, rispetto alle campagne mediatiche di un tempo. Molto persone sanno che ci sono questi bonus, vengono a chiedere e capiamo insieme se ne hanno diritto. Ovviamente, ci sono in maggioranza le fasce più deboli, che sono anche le più abituate a chiedere aiuti”.

Rispetto al passato, molti di questi bonus si basano sulla dichiarazione Isee, acronimo che sta per Indicatore della situazione economica equivalente. Non a pioggia, quindi, ma con dei limiti. Modo più democratico, senz’altro. “Sicuramente - conferma il sindacalista -, anche se si basa sui redditi di due anni prima. Se il reddito è profondamente diverso, si può fare una dichiarazione più recente. E’ una dichiarazione veritiera di tutto quello che uno ha. Dovendo beneficiare di soldi pubblici, è corretto che venga verificata la situazione reddituale di chi fa domanda”.

E così, ad esempio, per aver diritto al bonus università l’Isee è fissato a 40.000 euro, mentre per il bonus bollette il limite massimo è stato alzato ora a 15.000 euro, rispetto al precedente limite Isee di 9.000 euro, che escludeva la maggior parte delle persone.

Se un “difetto” si può trovare a questo sistema di attribuzione su base Isee è che penalizza di molto i single rispetto alle famiglie. A loro non resta, quindi, che mettersi insieme, almeno per fare una lobby!

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