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Mostra alla Galleria delle prigioni di Treviso: "Tessere di pace"

Un esercizio che impegna artisti e ognuno di noi. Visitabile fino al 17 settembre, nei giorni di venerdì, sabato e domenica. Tutti i dettagli

“L’artista ucraina Olesya Dzhurayeva, in piena guerra, rifugiata in campagna, una mattina comincia a intagliare un pezzo di legno, senza capire perché lo sta facendo. Mentre scolpisce, le appare una finestra e poi l’idea di utilizzare la terra al posto dell’inchiostro per stampare queste incisioni su pezzi di carta bianca”. Si chiama “Finestra della mia speranza” l’opera, una delle 198 esposte alla Galleria delle prigioni di Treviso, realizzate da 170 artisti di oltre 80 Paesi del mondo. Presentati la scorsa settimana dalla fondazione Imago Mundi, la collezione di opere e il catalogo di Art Theorema #3, la più recente raccolta entrata a far parte di Imago Mundi collection, a cura di Claudio Scorretti, Irina Ungureanu e Francesca Valente, ognuna delle opere esposte “è un campione di resistenza all’inerzia che tante volte minacciava di prendere il sopravvento”. Artisti che sono stati invitati a riflettere e a produrre un’opera di 10x12cm sul tema della crisi intesa come momento decisivo di cambiamento. Il progetto è nato nel 2020, prima del Covid, e si è concluso qualche mese dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.

La collezione, visitabile fino a domenica 17 settembre, si collega ai temi della mostra“La guerra è finita! La pace non è ancora iniziata”. Fra i protagonisti di Art Theorema#3 si trovano anche alcune artiste che sono in mostra già alle Gallerie delle prigioni: si tratta della pittrice Eteri Chkadua, georgiana residente a New York, della fotografa Sim Chi Yin e di Olimpia Biasi, autrice dell’installazione “Tessere la pace”. “Si esce dalla crisi «filando» - ha detto l’artista trevigiana -. C’è un detto popolare veneto che dice «Fiar caìvo», filare la nebbia. Una immagine molto poetica che indica il filare pensieri impalpabili, evanescenti, inconsistenti, come a volte sono quelli della poesia o della follia. Pensieri che restano a mezz’aria, ma che il «filare» rende matassa” (in foto a destra).

Orai mostra venerdì 15.30-18.30, sabato e domenica 10-13 e 15.30-18.30.

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