Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
La storia: Il senso vero del ristoro
Barista con un locale che funziona, o imprenditrice che gestisce tre attività commerciali e quindici dipendenti? Sara Zambon, con impegno e dedizione, ridà vita alla frazione di Catena di Villorba con il locale “MisCatena”, l’osteria “Al Catenaccio” e il recente casolino “MisFrutta”
Per alcuni è una barista con un locale che funziona, per altri una piccola imprenditrice che gestisce tre attività commerciali e 15 dipendenti. Qualcuno, invece, la definisce un’incontenibile intraprendente e, quindi, sempre con un’idea nuova da rincorrere e realizzare. Poi c'è chi, invece, sottolinea il caos che ha portato in paese.
“Una volta una signora mi ha detto: «Secondo me, tu sei una ristoratrice». Però non intendeva che lavoro solo nella ristorazione, ma, soprattutto, che, in quel che faccio, cerco di offrire ristoro”.
Aveva due sogni, fin da bambina, Sara Zambon, classe 1980: fare la barista e rendere vivo e attrattivo il suo territorio. Il locale “MisCatena”, l'osteria “Al Catenaccio” e il recente casolino “MisFrutta”, tutti nel raggio di nemmeno 50 metri, a destra e sinistra di via Marconi, a Catena di Villorba, sono la realizzazione delle sue capacità e anche della cura delle relazioni. Un mix di innovazione e tradizione, di competenza ed entusiasmo. Li gestisce tutti e tre inventandosi continuamente modi nuovi, specie dalla pandemia in poi, per offrire dei servizi a questo territorio, essere accanto alle persone e anche aiutare chi ha più necessità. I suoi locali sono luoghi in cui la gente passa ed entra per una parola, un confronto, il desiderio di acquistare il giornale, comprare la verdura fresca e di qualità o bere un buon caffè. E lei si ferma, ascolta, si inventa soluzioni utili, è vicina ai problemi della gente, li conosce e offre il suo contributo. Unisce, poi, questi servizi con l'attenzione e la cura per i prodotti locali e la filiera corta, oltre a ridurre spreco e scarto grazie al riciclo virtuoso che si genera tra osteria, bar e rivendita.
Una ragazza timida, ma con tante idee
“Sono nata e cresciuta qui a Catena, una delle 8 frazioni del Comune di Villorba, 18.000 abitanti in tutto, uno sviluppo, per questa zona, sulle due arterie stradali principali, l'asse della statale che porta a Maserada e l'altra di via Marconi appunto, verso il Palaverde. Ho studiato all’istituto d’arte di Vittorio Veneto, ma ho sempre lavorato nei locali come barista. Mi piaceva il contatto con il pubblico. Sono stata all’Eurobar di Villorba, poi al Botegon di Treviso”.
Nel 2012 decide di rilevare lo spazio di un ex supermercato chiuso a pochi passi da casa e apre MisCatena Energybar, un nome scelto volutamente per esprimere tutta la sua voglia di rivitalizzare il paese.
“Il giorno in cui ho sottoscritto il contratto di affitto, mi sono seduta a un tavolo lato strada e per minuti e minuti non è passata nemmeno un’automobile. Ero davvero perplessa, dispiaciuta”.
Anche l’osteria di fronte, “Da Coppi”, dove la nonna faceva la cuoca, non se la passava bene. L’energia di Sara in poco tempo è travolgente e comincia quasi subito ad assumere personale.
“Non potevo accettare che Catena fosse solo un dormitorio”. Nel giro di poco tempo MisCatena diventa un punto di riferimento, non solo per le proposte del locale, ma anche per chi ha bisogno di un litro di latte o resta a piedi con l'automobile ed ha bisogno di un passaggio per casa.
Alla vecchia osteria serve una nuova anima
Nel frattempo Sara continua a guardare alla locanda davanti e non si capacità del declino che sta percorrendo. Nell'avvicendarsi delle gestioni, l’osteria sta via via perdendo la sua identità e, così, si è svuotata. Quando finalmente si decide e ne entra in possesso, scoppia la pandemia da Covid 19 e si va in lockdown, senza sapere cosa prepara il futuro.
“Ho scartavetrato e ridecorato le sale aspettando l’inaugurazione, e in quei mesi ho riflettuto anche molto sull'importanza di un locale pubblico in una piccola comunità come la nostra”.
A luglio 2020, il paese festeggia l’inaugurazione della sua osteria al “Catenaccio” da Coppi.
“E quando sono tornate le chiusure e i colori delle regioni in base al diffondersi del Covid, ho sentito l’urgenza di mantenere le relazioni soprattutto con gli anziani e le persone fragili”.
A molti ha portato la colazione, lasciandola sulla porta di casa, la spesa se necessario, l’aperitivo su richiesta. A fine anno, mentre anche l’unico fruttivendolo del paese decide di chiudere, Sara ne rileva la licenza e nell’ex magazzino del “Catenaccio” fa nascere MisFrutta il “casoin”, per la spesa quotidiana pure a domicilio.
“Oltre che rifornire di ortofrutta, il bar e l'osteria, posso continuare a dare un servizio importante al paese, specie considerando che in questo modo riesco a ridurre lo spreco e a offrire buona qualità di prodotti locali”.
Un mondo di sapori e servizi
Nei tempi più duri della pandemia, dunque, mentre tutti chiudono e si chiudono, Sara apre, pensa, progetta, rilancia. I dati dicono che in Italia il numero di esercizi tra il 2020 e il 2021 è calato del 4,05%. Unioncamere attesta per il Veneto la percentuale di serrande definitivamente abbassate tra il 5 e il 6%. Invece MisCatena resiste, anzi, si rialza appena possibile e l'osteria riprende velocemente la sua attività. “Tutto questo è stato possibile grazie a un mix di fattori: cura delle relazioni, idee, proposte, presenza sul territorio in eventi - come per esempio quelli sportivi nel vicino Palaverde, ma non solo - e lavoro. Tanto lavoro”.
Insieme alle fatiche, non mancano le soddisfazioni.
“L’ultimo atto in ordine di tempo è l'edicola, che ha chiuso nel 2022. Allora in “MisCatena” abbiamo allestito uno spazio per acquistare i giornali. In sé non è per nulla una attività redditizia, anzi, ci si perde in termini economici. Ma è utile al paese”.
Quando esce di casa e cammina verso i suoi locali si sente orgogliosa, perché “vedo il viavai in quel tratto di strada e sono contenta di aver contribuito a far rivivere il paese”: ecco il senso profondo di offrire un buon servizio e un ristoro vero dalle fatiche, non solo con piatti gustosi realizzati con prodotti a Km zero, ma anche con il sorriso e la vicinanza dei rapporti umani.
“Questa è la mia idea: richiamare le tradizioni, creare luoghi dove stare bene tra amici, tornare alle cose vere e semplici, rispettando i cicli della natura, le materie prime locali e di stagione, valorizzando i produttori del territorio”.
Un futuro di possibilità
Oggi Sara gestisce un'attività che impiega oltre 15 dipendenti ed è in continua espansione, in un comparto, quello della ristorazione, che subisce trasformazioni continue. Ha molte idee sul presente e sul futuro, sia per il locale che per l'osteria: prioritaria è la volontà di caratterizzare “Al Catenaccio” con piatti della tradizione: trippe, baccalà, sarde, pasta e fasioi...
“Tutta questa zona si sta rivalutando, non è solo un luogo per chiudersi in appartamento la sera e andare a dormire, ed è anche grazie a questi servizi. Mi ci è voluta tanta forza, concretezza e inventiva, ma sono davvero contenta quando sento di far parte, nel bene, di questa comunità”.