Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
L’insolito ferragosto dei trevigiani in fila al Cerd
Se un alieno si trovasse a spasso dalle nostre parti, di sicuro si fermerebbe a un Cerd, accanto alle lunghe file di auto.
Un mercato? Un concerto? No, amico mio, è il ferragosto dell’ecocentro. Cassoni e bidoni si sono sentiti vip in questi giorni di canicola: desiderati, cercati, e colmati di regali.
E’ questa la fotografia ferragostana dei 51 ecocentri di Contarina. Ci sarebbero gli opuscoli con le nuove regole, materiale affidato a un’agenzia per la distribuzione, si dice. Li avranno mandati a te che lavori per Contarina, si è sentita rispondere Laura Mirabile, operatrice di ecocentri da sette anni. Se un meccanismo funziona o si inceppa, il protagonista non è uno solo: nel secondo caso da un lato il gestore deve intervenire per migliorare, dall’altro l’utente deve rispettare le regole spazzando via l’idea che il Cerd è un suo diritto, ci va quanto e quando vuole. E se è chiuso, lascia il malloppo fuori.
Nella tariffa delle famiglie erano compresi 35 accessi in un anno, diventati 75 da luglio scorso. Bella agevolazione anche per le non domestiche, che passano da 10 a 75. Dall’analisi dei dati 2023, emerge che 1.700 utenze domestiche circa hanno superato la soglia dei 35. Di queste 1.500 presentano uno sforamento che va da 1 a 30; tra le 170 circa rimaste si collocano anche alcune che ne hanno effettuato 400 e più.
Ciò incide sulle code, ed ecco la soluzione affidata a una nuova regola: chi conferisce oltre il metro cubo, ha l’obbligo di prenotare.
Eh sì, perché scaricare tutto quel materiale richiede tempo e là fuori la fila si allunga. Ma nulla da fare, soltanto il 10% prenota, affermano gli addetti, gli altri si presentano con il solito “Non sapevo”, con il volto di un “santino pietoso”, con l’arroganza del diritto, con l’alzata di voce per intimidire. E, aperti i portelloni, ecco il bazar: di tutto un po’, grande assortimento. Si butta. No, non è una discarica: i materiali vanno separati, operazione da fare a casa o in azienda, non al Cerd, come succede ogni santo giorno, altrimenti la fila resta là, incollata all’asfalto, tra le proteste di chi rispetta le regole.
Maurizio Ridolfi, della cooperativa Alternativa, che si sposta tra diversi ecocentri, racconta tra divertimento, sdegno e incredulità. Un giorno una signora si presenta con uno scatolone, molto pesante e sigillato, da smaltire come carta. Eh, dice la donna, sono cartoni ben impacchettati. Lui scocca un’occhiata, non abbocca, strappa lo scotch e vi trova un sacco di rifiuto umido ben pressato. Ah, qualcuno mi ha fatto uno scherzo: faccia tosta e lingua pronta, ma deve riportarseli. E invece no, con una mossa da serial killer squarcia il sacco e si infila nella sua Porche Cayenne. A Maurizio non resta che raccogliere il tutto.
Ma c’è anche chi subisce l’inganno. Un giorno una coppia di anziani si presenta per chiedere il motivo di una bolletta da infarto. Pensa e ripensa finché il velo di nebbia si scioglie e libera i ricordi: qualche tempo prima si erano rivolti a un traslocatore, uno di quelli con i furgoni carcassa che si offrono per qualche euro in meno, al quale la signora aveva consegnato la tessera sanitaria, necessaria per lo smaltimento, restituitale, dopo averla fotografata, garantendosi così decine e decine di accessi addebitati alla malcapitata. E, così, alla prima situazione dubbia, la pulce salta all’orecchio dell’operatore che chiede all’uomo davanti a lui, con il furgone pieno come un uovo, un documento di identità, visto che la tessera è intestata a una donna. Per farla breve, viene messo in contatto con il proprietario della merce che, sì, conferma, è roba mia. L’hanno rifiutata a Treviso per mancanza di spazio. Tutto a posto, ma una sbirciatina è d’obbligo: una cucina di otto metri in ciliegio massiccio intarsiato, con gas a 6 fuochi, una meraviglia che fa altalenare l’immaginazione: nulla da fare, se alla signora non piace, finisce al Cerd ancora imballata. Tutta colpa della nuova Porche che, se non si dà un calcio a quei mobili comprati e accantonati, non può entrare in garage.
Come un tempo, sono tornate anche le incursioni notturne per furti di strumenti elettronici e altro: un taglio alla recinzione e il gioco è fatto, il materiale esce per prendere la via di un business non indifferente.
Il rovescio della medaglia, pur non ricco di esempi, ci parla di genitori che arrivano con i bimbi per mano, spiegano dove mettere ogni cosa, li lasciano sgambettare tra un cassone e l’altro con l’occhio vigile, e la felicità dei piccoli apre il cuore degli operatori.
Anche Contarina fa la sua parte e riceve le scolaresche in sede: giusto, da loro si deve iniziare, ci vorrà tempo, ma avremo generazioni responsabili. Però, secondo qualche addetto, i bimbi dovrebbero arrivare all’ecocentro, vedere il meccanismo, capire come la teoria viene messa in pratica: soltanto così potranno interiorizzare ed essere parte attiva.