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Insegnanti: chi sono i testimoni coraggiosi?

Incontro ad Asolo organizzato dall’Ufficio diocesano Educazione, Scuola e Università. Il tema scelto per il ritiro dei docenti è stato approfondito dal vescovo Michele. Spetta loro di essere "sale e luce" per gli studenti

04/02/2022

Non poteva essere scelto luogo migliore per il ritiro degli insegnanti che l’Ufficio diocesano di Pastorale scolastica propone ogni anno: il centro di spiritualità S. Dorotea in Asolo. A rendere maggiormente suggestivi i contenuti della proposta formativa hanno concorso non solo l’ambiente particolarmente suggestivo di Asolo, ma anche uno splendido sole invernale, il quadro è risultato perfetto. Accoglienza e commiato, segni di una particolare attenzione per gli ospiti, sono stati esplicitati da suor Monica che ha reso gli onori secondo quanto dettato dal fondatore della casa, don Luca Passi. 

“Vi stavamo ricordando prima ancora che arrivaste qui…, non sappiamo di cosa abbiate bisogno e vi accompagniamo perciò nella nostra preghiera”. “Non sarà una conferenza, ma un tempo per se stessi” è stato invece il messaggio di apertura di don Federico Testa, il quale ha sottolineato come il primo pensiero fosse indirizzato sicuramente ai docenti che vivono questo particolare momento, così denso di problematiche e difficoltà. E’ seguita la lettura di una lettera pastorale, scritta nel lontano 1888 dal santo vescovo Antonio Farina sull’importanza dell’istruzione religiosa. Un’apertura che ha permesso poi al nostro vescovo Michele di introdurre una delicatissima, quanto profonda, riflessione sul tema proposto: Testimoni coraggiosi e innamorati di Cristo nella scuola.

“Scinderei questa frase in quattro punti”, ha esordito mons. Tomasi con quel suo sorriso che mette tutti a proprio agio, in quattro momenti che ha definito come “passeggiata sul tema”:  testimoni, testimoni coraggiosi, innamorati di Cristo, nella scuola. Chi è il testimone? Si è chiesto il presule. E’ colui che riferisce qualcosa che ha visto e sentito. Citando la lettera di Giovanni (cfr. cap. 1, vv. 1 e segg.) ha fatto apprezzare come l’essere testimoni porti alla condivisone di quanto visto, toccato e di come ciò generi gioia; gioia che cambia la vita e ci spinge a trasmetterla. Testimoni coraggiosi: il coraggio è una capacità interiore individuale, non si può dare. Basti pensare, ha sottolineato il vescovo, al don Abbondio di manzoniana memoria. E qui, gli esempi, peraltro assai simpatici, a sostegno di cosa significhi spesso essere coraggiosi, non sono mancati. Coraggiosi non lo si è nella maniera comunemente intesa di sbruffoni o avventati.

Perfetto l’esempio riportato ancora dal nostro Vescovo di una comunità multireligiosa: su un ramo stavano degli uccelli - un gruppo di cristiani - che decidono di andarsene sopraffatti dagli eventi. Gli appartenenti ad altra fede li richiamano con questa nobilissima proposta: voi siete il ramo e noi gli uccelli; se ve ne andate è come se il ramo non ci fosse più: noi dove ci poseremo? Letto tra le righe il messaggio portato alla realtà docente è chiarissimo: è il coraggio di stare, di rimanere al proprio posto, ricoprendo il proprio ruolo soprattutto quando questo diventa impegnativo e faticoso. Innamorati di Cristo: magari il nostro modo di essere innamorati di Cristo, ha ancora spiegato mons. Tomasi, può rivelarsi timido, che cerca faticosamente di realizzarsi in quell’ambiente particolare che è la scuola. Matteo, al capitolo 15, parla del cristiano come di sale e luce della terra. Sale e luce hanno la caratteristica comune di esaltare la realtà; non vediamo la luce, ma i colori e le forme: senza luce non vediamo nulla. Essere sale e luce, dunque come testimonianza autentica. Il Vangelo a questo proposito ci aiuta a essere e vivere nella realtà quotidiana perché così nella scuola possiamo condividere la gioia dell’incontro come sale e luce, in percorsi di umanizzazione. 

Citando don Primo Mazzolari, in chiusura di intervento, don Federico ha lanciato una provocazione ai 26 docenti presenti in sala e ai moltissimi collegati in streaming. “Occorre andare oltre, è questa la nostra ora! Abbiamo dinanzi tanti giovani che vivono una situazione di crisi spaventosa, si sono allontananti dalla Chiesa, cercano certezze, hanno bisogno di «segni». Facciamo nostra questa loro ricerca per cercare, se riusciamo, di dare qualche risposta”.

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