Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Giovanni Andrea Zanon, talento di 18 anni da Castelfranco a New York
Il violinista prodigio di 18 anni, famoso in tutto il mondo, attualmnte suona alla Manhattan School of Music. La musica non solo come linguaggio, ma anche come esperienza di spiritualità.
Non basta saper suonare perfettamente uno strumento e non è soltanto l’impegno, l’esercizio quotidiano, la tecnica, a rendere eccellente un musicista. Ci vuole di più: serve prendersi cura della propria anima, conoscerne le profondità e le altezze, imparare a comunicarle attraverso la musica, fino a toccare le corde del cuore e della mente di chi ascolta. Un artista è sempre un grande uomo.
La pensa in questo modo, e sta lavorando per diventare così, Giovanni Andrea Zanon, castellano ora trapiantato a New York, violinista di fama internazionale a soli 18 anni. Chi ha scritto di lui finora ha sottolineato soprattutto il piccolo prodigio: vincitore di innumerevoli concorsi, un centinaio di concerti all’attivo in qualità di solista, nel 2012 ha ricevuto il diploma di laurea del più importante concorso internazionale per giovani violinisti, il Wieniawski-Lipinski in Polonia; ha debuttato alla Carnegie Hall di New York il 24 febbraio 2013, considerato il tempio sacro della musica classica internazionale. Ha vinto il prestigioso concorso di Novosibirsk presso il Conservatorio di stato di Glinka. La Regione Veneto gli ha conferito il Leone d’oro per meriti artistici conseguiti all’estero. Incanta il mondo questo ragazzo poco più che adolescente, che dall’età di due anni suona il violino e da dieci non vive più in casa per studiare con i maestri migliori. “Sto concludendo il master a New York, alla Manatthan School of Music, una delle più prestigiose scuole al mondo – racconta -. Torno spesso in Italia, per concerti ma anche per ritrovare la mia famiglia”.
Come si diventa uno dei più noti violinisti, sicuramente il più giovane al mondo ad aver raggiunto questi traguardi?
I miei genitori hanno riconosciuto il mio talento e mi hanno aiutato a coltivarlo, fin da piccolo. Io avevo la passione per gli animali da giardino; se suonavo un’ora e mezza al giorno, dopo alcune settimane me ne regalavano uno. Ad un certo punto siamo arrivati ad averne 97. Voglio dire, serve il talento, la fortuna, la possibilità di incontrare le persone giuste, che sappiano consigliarti nel modo giusto, lo studio, la passione, aver fame della musica. Ma solo pochi anni fa ho capito che tutto questo ancora non basta: la musica è un linguaggio e bisogna avere qualcosa da dire.
Aver conosciuto il proprio animo, averci camminato dentro?
Sì. Quando suoni comunichi inevitabilmente chi sei. Per me è anche un percorso di fede. L’espressione della mia vita spirituale e umana è nella musica. Se il mio cuore è libero e in relazione con il Signore mi sento integro e quando suono racconto di ciò che sento, di cui sono consapevole. Da grande non sarò solo un musicista, prima di tutto dovrò diventare un uomo e in questo voglio crescere e migliorare.
La tua vita di giovanissimo si confronta con un mondo complesso, lontano da casa...
Certo, per questo è fondamentale per me avere delle persone fidate che mi sostengono ma soprattutto mi aiutano a scegliere, non solo nel grande ma anche nella quotidianità, e a custodire la fede. Mi torna utile anche la disciplina che ho imparato a casa per vivere in questi ambienti e non venire meno ai miei ideali, al mio stile. Del resto, sono riuscito ad intravedere la bellezza e la grandezza della musica – che non è solo suono – e si è spalancato davanti a me un mondo ricco ed interessante quanto tutti i colori dell’anima e della vita.
Non è facile – anzi controcorrente – legare l’esperienza spirituale al violino?
La vera gioia si prova quando si è speso fatica ed impegno per costruirla. Così è per la musica classica, che va ascoltata con pazienza per riuscire a comprenderla. Serve tempo. E così è per il rapporto con il Signore: ci incontra, ci “tira fuori” e poi ci chiede di seguirlo, di fidarci di lui. Per me, oggi, la presenza di Dio è serenità, e non sentirmi perso. La fede aiuta la mia musica. E viceversa.
Quali sono i tuoi prossimi progetti? Cosa farai da grande?
Concluderò questo master, poi probabilmente mi trasferirò a Monaco per nuovi corsi di studio. Vorrei raggiungere una fama tale che mi permetta di esprimere nei concerti ciò che voglio, senza mediazioni.