Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Dalla Festa per la cittadinanza italiana a Treviso, al "Micromacro GFest" di Giavera
Interculturalità: centinaia di persone alla Festa della cittadinanza italiana domenica 9 giugno in piazza Duomo e negli spazi della chiesa votiva, e ancora sabato e domenica 29 e 30 giugno ci sarà il Festival itinerante a Giavera
Una festa dai tanti colori, i colori delle bandiere unite in un’unica grande bandiera, i colori dei vestiti tipici e delle caratteristiche fisiche di ogni Paese di provenienza. E tanti sorrisi e gioia, musiche e danze per la Festa della cittadinanza d’Italia e del Mondo organizzata domenica 9 giugno da varie associazioni trevigiane: Csv Volontarinsieme; ass. I Care; ass. Ritmi e danze dal mondo – GiaveraFestival; ass. Acsi Senegal; ass. Ambra; Arte Migrante; ass. Attawassol; ass. Auser cittadini del mondo e Auser Provinciale; gruppo Mo.Mi; ass Civico 63; ass. Sorelle Burkinabé; ass. Ucraina più-Treviso; New Generation Afro Dance; Caritas Tarvisina; coord. Cittadinanza attiva della Marca; Gruppo Action Aid Treviso; Mani Tese; Migrantes Treviso; Ensemble Guguzza Moldavia-Romania; Acbt Burkina Faso Treviso; Laboratorio di cooperazione. Il primo punto di ritrovo è stata una soleggiata e calda Piazza Duomo, dove è giunto da Giavera del Montello un gruppo di un centinaio di persone in bicicletta che ha portato la grande bandiera che tiene insieme tutte le bandiere e i Paesi del mondo. Dopo le presentazioni dei vari gruppi, tra cui i sempre affascinanti Tuareg, e le danze tipiche guidate dal Gruppo Folcloristico Trevigiano, è intervenuto il vescovo di Treviso mons. Gianfranco Agostino Gardin.
Ai bambini, soprattutto, si è rivolto il Vescovo, a loro nati qui e per i quali è fondamentale essere riconosciuti cittadini, che gli organizzatori hanno definito “un passaggio importante nel percorso di valorizzazione della propria esperienza personale e collettiva”. “E’ una questione che riguarda innanzitutto gli 800.000 figli di genitori stranieri residenti in Italia, che devono attendere i tempi sempre più lunghi di una legge di cittadinanza non più adeguata alle trasformazioni della società odierna. Questa «generazione nuova» è in molti casi composta da giovani che già si impegnano per un futuro comune della nazione in cui vivono - spiegano gli organizzatori - . In un Paese in cui la cittadinanza spesso non viene riconosciuta e promossa, anzi, molte volte prevale l’esclusione e la discriminazione, chiedersi che cosa comporti l’essere cittadini è una provocazione costruttiva rivolta a tutte le componenti della società, civili, economiche, politiche, religiose, culturali, per confrontarsi sulle grandi tematiche relative alle nuove generazioni e al rapporto tra generazioni diverse, provenienti da esperienze e da percorsi plurali”. Mons. Gardin, nel suo breve saluto, ha sottolineato l’importanza delle parole “festa”, ovvero condividere una gioia, e “cittadinanza” che vuol dire “essere cittadini che meritano rispetto, accoglienza, che hanno bisogno di essere aiutati quando si trovano in situazioni difficili, che devono essere rispettati nei loro diritti, che hanno bisogno di essere capiti nelle loro domande. E’ una parola impegnativa ma che ci auguriamo di riuscire a portare avanti tutti insieme, a perseguire, a realizzare sempre più in questa nostra città, in questa nostra terra, là dove ci troviamo a vivere pur arrivando da luoghi diversi. Sentivo nominare prima i bambini che sono nati qui, da genitori di altri Paesi. Vorremmo che non perdessero le radici che i loro genitori portano in sé, ma anche che si sentissero qui a casa loro, che sentissero che anche l’Italia può essere il luogo dove la loro vita si sviluppa, dove possono vivere insieme, lavorare, crescere una famiglia. Auspico che davvero siamo cittadini che vivono bene insieme, e si aiutano a far sì che ognuno sia accolto, aiutato, sostenuto. E allora da questa Festa, che è un’allegra e simpatica domanda di cittadinanza, noi speriamo che questa domanda sia accolta e sia accolta con cuore grande da parte di tutti. Da parte nostra c’è”. Dopo il dispiegamento della grande bandiera di bandiere, a cui ha partecipato anche il Vescovo, con in sottofondo l’Inno di Mameli suonato dalle bande di Villorba e di Nervesa della Battaglia, la festa è proseguita negli spazi della Chiesa votiva, dove è stato possibile ascoltare esperienze di generazione nuova dall’Italia e dall’estero, musica e danze, mentre i più piccoli hanno partecipato a laboratori e giochi. Qui è stato proiettato anche il documentario “Indovina chi ti porto a cena”, vincitore del premio nazionale MigrArti 2018, di Amin Nour, regista somalo, arrivato appositamente da Roma, insieme a Diana Pesci, di Neri Italiani Black Italians, definizione dispregiativa che la società americana attribuiva ai migranti italiani durante le prime emigrazioni dall’Italia agli Stati Uniti. Al termine sono stati simbolicamente consegnati 200 “attestati di cittadino del Mondo” ad altrettanti bambini che stanno crescendo qui, con “l’impegno di favorirne la partecipazione attiva a un futuro di maggior giustizia, libertà e condivisione per ogni persona e ogni popolo”.
Con lo slogan “Terra scommessa” ritorna, ora, nei suoi luoghi “natali” la festa di Giavera del Montello che adesso ha per denominazione, non più ritmi e danze dal mondo, ma “Micromacro Gfest” e che si tiene il 29 e 30 giugno, in villa Wassermann. Si tratta, è assodato, dell’evento interculturale più conosciuto del Nordest, fatto da tanta musica e da danze tipiche, da incontri e approfondimenti su tematiche sociali, mostre fotografiche, spettacoli teatrali, reading con scrittori e presentazioni di libri. E’ un festival che incontra, coinvolge, unisce le genti e le culture del mondo. Dalle ore 16 del 29 giugno si accede al grande souk nel parco della villa, artigiani ed espositori in un variopinto mercato del mondo, con spezie, tessuti e manufatti e prodotti del commercio equo e solidale. Si potrà visitare la mostra fotografica “L’ultima illusione” di Alessandro Grassani sui temi dei cambiamenti climatici e delle migrazioni. Dalle ore 18, esibizioni di musiche e danze da Niger, Ucraina e Balcani, mentre dalle ore 19 si potranno gustare i piatti dalle cucine del mondo. Alle ore 21 concerto dell’orchestra multietnica di Padova, per concludersi alle 23 con i ritmi latino americani del gruppo De Rama en Rama. Domenica 30, alle 10.30, inaspettata mattina nella tensostruttura del Festival con una sorpresa di circo teatro che accompagnerà il pubblico in “terre scommesse”. A seguire gli interventi dell’artista Federico Braguinsky e del fotografo Alessandro Grassani. Dalle ore 16, incontri con scrittori e giornalisti in villa mentre i bambini potranno diverirsi nell’angolo a loro dedicato “Giocamondo”. Non mancheranno esibizioni e musiche da Senegal, Nigeria, Albania e Filippine, con, dalle ore 20, coinvolgenti concerti per una festa tutta da vivere. Il programma in dettaglio e ogni ulteriore informazione si trovano nel sito www.ritmiedanzedalmondo.it, oppure tel. 3386057168.