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Per papa Francesco la sfida di "conquistare" il Cile secolarizzato

Il Papa troverà in questo viaggio una maggiore “freddezza” da parte di una popolazione in gran parte occidentalizzata e secolarizzata, mentre la Chiesa cattolica ha sofferto negli ultimi anni un forte calo di popolarità. Ce lo conferma da Santiago del Cile Mariano Malacchini, trevigiano, cattolico impegnato, insegnante ed imprenditore.

16/01/2018

I trentotto gradi della calda estate di Santiago del Cile accoglieranno lunedì 15 gennaio papa Francesco, che affronta il suo primo viaggio all’estero dell’anno, nel suo amato continente d’origine, l’America Latina. Il Papa sarà in Cile per tre giorni, nella capitale Santiago e in altre due città: Temuco, più a sud, e Iquique, nel nord del paese. Il 18 gennaio Francesco si sposterà in un altro paese andino della Costa pacifica, il Perù, toccando la capitale Lima, la località amazzonica di Puerto Maldonado e la città settentrionale di Trujillo. Il 21 gennaio la partenza per Roma.
La calda temperatura del Cile non deve, però, trarre in inganno. In realtà il Papa troverà in questo viaggio una maggiore “freddezza” da parte di una popolazione in gran parte occidentalizzata e secolarizzata, mentre la Chiesa cattolica ha sofferto negli ultimi anni un forte calo di popolarità. Ce lo conferma da Santiago del Cile Mariano Malacchini, trevigiano, cattolico impegnato, insegnante ed imprenditore, che vive nella capitale cilena da circa trent’anni.
“Qui - ci dice - il clima generale non è lo stesso di quando è venuto, ai tempi del dittatore Pinochet, papa Giovanni Paolo II. Molti contestano, ad esempio, il fatto che si spendano tanti soldi da parte della Chiesa locale nell’organizzazione di una visita di tre giorni. Ci sono anche polemiche sulle misure di sicurezza: per esempio l’accesso al parco O’Higgins per la messa del Papa deve avvenire entro le 4 del mattino. Ma la gente in generale non dimostra molta attrazione”. Il fatto che il Papa sia latinoamericano in Cile ha un significato relativo. “Qualcuno dice che «è troppo argentino», ma si sentono altre critiche, pur senza sapere bene quello che si vuole dire… sono percezioni di un paese che non è più così «cattolico» come lo era ai tempi di Giovanni Paolo II, 30 anni fa. Senza contare i grandi scandali subiti dalla Chiesa, soprattutto il caso grave del sacerdote Karadima e della sua confraternita”. Non giovano, poi, le contrapposizioni politiche, in un paese che ha appena vissuto le elezioni presidenziali, sancendo il ritorno al potere della destra di Sebastián Piñera. Siamo, però, in piena transizione e ad accogliere il Papa sarà la presidente socialista uscente, Michelle Bachelet.
Grande sarà, invece, l’entusiasmo dei fedeli argentini, che non sono ancora riusciti ad accogliere papa Bergoglio nel suo paese d’origine: “Si stima che saranno più di un milione gli argentini che attraverseranno le Ande per venirlo a vedere”, dice Malacchini. Tema caldo, pure in Cile, sarà l’immigazione. Il Papa sarà a Iquique, che è la “porta settentrionale” di ingresso al Cile, il paese “più ricco” del Sudamerica. Qui arrivano 300 haitiani al giorno, molti venezuelani, oltre agli “storici” migranti peruviani e colombiani. Altro momento chiave della visita l’incontro a Temuco con l’etnia mapuche, che da tempo vive in una situazione di protesta e conflitto con lo Stato.
“Stiamo attendendo il Papa come un fratello”, ha detto il presidente della Conferenza episcopale cilena (Cech), mons. Santiago Silva Retamales. L’Episcopato cileno ha presentato qualche tempo fa la lettera pastorale “Una casa per tutti”. Si tratta di un documento articolato, che tocca le principali questioni pastorali, sociali e politiche del paese. La Chiesa è consapevole del rapido processo di secolarizzazione che ha investito il Cile (la frequenza alla messa è intorno al 10%) e sa di avere perso molto consenso. La lettera pastorale vuole dunque rappresentare un momento di conversione e di svolta, come conferma mons. Silva. “Il nostro intento è quello di illuminare il paese con il Vangelo, attraverso una lettera scritta in modo semplice, con un linguaggio che vuole arrivare alla gente, per aprire strade di incontro e dialogo. Ma vogliamo anzitutto fare un mea culpa. Secondo i sondaggi il gradimento della Chiesa, così come quello dei politici, è agli ultimi posti. Sulla nostra immagine hanno certo pesato i gravi episodi di abusi sui minori che hanno coinvolto la nostra Chiesa. In questo momento ci sentiamo bisognosi di conversione, vogliamo portare una proposta nuova”.

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