Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Dilexit nos, sorella Antonella Fraccaro: “Alla verità della nostra esistenza, in questo tempo”
Alla presentazione dell’enciclica di papa Francesco Dilexit nos, oltre a mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, è intervenuta sorella Antonella Fraccaro, responsabile generale delle Discepole del vangelo, la congregazione, ispirata al carisma di san Charles de Foucauld, che ha sede a Castelfranco Veneto. Pubblichiamo una parte del suo intervento, rimandando al link del Vaticano per il testo completo.
In continuità con le Encicliche sociali, Laudato si’ eFratelli tutti, questa enciclica celebra la grandezza del «nostro incontro con l’amore di Gesù Cristo» (DN 217). Riferendoci al cuore di Gesù, che è la sede dell’amore di Dio, troviamo anche noi il centro dell’amore. Il cuore di Gesù ci porta al centro della nostra persona e ci conduce ad amare con tutto noi stessi, coinvolgendo pensieri, sentimenti, azioni. Ci rende capaci di «tessere legami fraterni, di riconoscere la dignità di ogni essere umano e di prenderci cura insieme della nostra casa comune» (DN 217).
Con questa consapevolezza, Papa Francesco ci accompagna ad approfondire il valore del nostro cuore (cfr. DN 27).
Dilexit Nos dà voce, anzitutto, ad alcune questioni che emergono in noi in questo tempo:
Come raggiungere veramente l’altro, così com’è, senza essere personalmente vincolati da noi stessi nella relazione con lui o con lei?
Come fare verità su noi stessi, in un contesto che pilota molto le nostre scelte?
Quale amore per la nostra vita e quale amore da parte nostra per la vita degli altri?
Il n. 8 del documento aiuta ad andare al cuore della verità della nostra esistenza. Anziché inseguire sogni inutili, fantasie su cose appariscenti, superficiali, interroghiamo la nostra vita, ciò che desideriamo, e lasciamo «emergere domande che contano». Andare al cuore della nostra esistenza chiama in causa il nostro cuore, come sorgente della relazione interpersonale vera (cfr. DN 12). «Una relazione che non è costruita con il cuore è incapace di superare la frammentazione dell’individualismo» (DN 17). Interpellare il nostro cuore, infatti, significa interpellare le relazioni e metterle al centro della nostra vita. Si tratta, dunque, di considerare i nostri cuori in un dialogo corresponsabile, dato che «solo il cuore crea l’intimità, la vera vicinanza tra due esseri» (DN 12).
Papa Francesco ci ricorda che «io sono il mio cuore» (DN 14); dunque, è decisivo che «tutte le azioni» (DN 14) della mia vita «siano poste sotto il “dominio politico” del cuore» (DN 14), cioè siano governate da quello che è il centro del mio essere e del mio operare. Infatti «tutto è unificato nel cuore, che può essere la sede dell’amore» (DN 21).Ci invita, pertanto, a considerare maggiormente il cuore e a prendere coscienza delle contraddizioni e fragilità che lo abitano e talvolta lo governano. Il nostro cuore, infatti, «unito a quello di Cristo è capace di questo miracolo sociale» di edificare con noi e tra di noi, «in questo mondo il Regno d’amore e di giustizia» (DN 28). Come suggerisce Charles de Foucauld:«Abbiamo un solo cuore: più sarà caldo per tutti gli uomini, più sarà caldo per la vostra famiglia e caldo per Dio: se è freddo per i poveri, per gli sconosciuti, sarà meno caldo per i vostri, meno caldo per Dio...»[1].
Attenzione, avverte Papa Francesco, a non trascurare il cuore, a non perderlo, all’indifferenza sempre più diffusa tra noi (cfr. DN 22) e intorno a noi; un pericolo dal quale proteggerci. E attenzione alle nostre chiusure di cuore, alle nostre corte vedute, perché con le nostre sicurezze e senza il confronto tra di noi non raggiungiamo gli altri, vicini e lontani, nella loro ricchezza, e ci costruiamo un mondo a nostra misura.
Inoltre, tornare al cuore, non per restare nel “nostro” cuore, chiusi in noi stessi, poiché «il nostro cuore non è autosufficiente, è fragile ed è ferito» (DN 30), ma per dimorare, con il nostro cuore, nel «Cuore di Cristo», perché «è lì, in quel Cuore, che riconosciamo finalmente noi stessi e impariamo ad amare» (DN 30). Non riusciamo, poi, a ritrovare noi stessi da soli o solo con l’aiuto umano, psicologico, ma coltivando la relazione con Gesù nella sua Parola e con le mediazioni ecclesiali che Lui ci ha posto accanto, con i fratelli e le sorelle delle nostre fraternità cristiane.