Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Testimoni credibili di scelte libere e definitive
Maniche dell’inconfondibile camicia azzurra arrotolate. Non solo per il gran caldo a Verona nei giorni della Route nazionale delle Comunità capi Agesci (22-25 agosto), ma per rimanere fedeli al significato, ovvero la laboriosità e la disponibilità. Così è stato, per gli oltre 18 mila capi scout – circa metà dei soci adulti e un decimo degli iscritti dell’Associazione su tutto il territorio nazionale –, che hanno riempito la città scaligera. I primi hanno cominciato ad arrivare già mercoledì 21, quasi tutti in treno, e molti a piedi si sono spostati nella zona del Pestrino, a circa un’ora e mezza di distanza, individuata per il grande spazio verde, suddiviso dagli organizzatori in quattro sottocampi. La sera di giovedì 22, la cerimonia di inaugurazione e l’alzabandiera, aperta con le canzoni ufficiali di L’Ostile Scout e Paolo Favotti, e conclusa con l’immancabile “Signor tra le tende schierati”, il canto con cui tradizionalmente gli scout italiani concludono le loro giornate di campo. In mezzo, un monologo corale a più voci per celebrare i 50 anni di Agesci e il servizio attivo di molti scout nella società di oggi, i saluti delle istituzioni civili e dei presidenti del Comitato nazionale, Roberta Vincini e Francesco Scoppola, la musica di Gianni Morandi e le parole di Roberto Mercadini, di Camilla Filippi e Gio Evan. A risuonare in maniera particolare, il messaggio del presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, che ha riconosciuto che “la nostra società deve molto al movimento, per il costante impegno educativo verso giovani e giovanissimi, per il vissuto di solidarietà, per l’esperienza di libertà di cui è espressione, per la sensibilità testimoniata e fatta crescere nei confronti della madre Terra” e ha spronato le Comunità capi a continuare a “proporre una visione che sappia vincere la sfiducia, combattere l’indifferenza, per legare ancor di più la crescita personale all’amicizia, alla pace, al futuro della comunità”.
Il venerdì e il sabato i partecipanti si sono suddivisi, alternativamente nei due giorni, tra i grandi spazi di Villa Buri – dove sono stati proposti laboratori (Modulo incontri) e tavole rotonde (Modulo confronti) – e il centro della città, per incontrare politici, imprenditori, giornalisti, pedagogisti, esperienze sul territorio (Modulo sguardi) e vivere progetti di cittadinanza attiva, insieme a realtà diocesane, comunali e del Terzo settore (Modulo tracce). Per tutti, tanta acqua nelle borracce, stoviglie biodegradabili, menù vegetariano totalmente made in Italy, le mele Gala offerte dalla Coldiretti locale. Nelle rispettive serate, prima del tanto atteso coprifuoco, ancora festa e riflessioni, parole e musica – tra cui Roberto Vecchioni e Alfa –, e il saluto del vescovo di Verona, Domenico Pompili, che ha sottolineato come la felicità passi anche dal riconoscere e prendersi cura dei doni che Dio ha disseminato in quel giardino che è la creazione e in particolare l’umanità.
Momento di sintesi e allo stesso di ripartenza è stato domenica mattina. Si è cominciato con il messaggio di papa Francesco, che ha esortato “ad attingere nuovo entusiasmo dalla fede in Gesù, maestro e amico” e a prendere sempre più consapevolezza del compito delicato di educatori, chiamati ad avere sapienza, capacità di affetto, “disposizione ad ascoltare e a empatizzare con gli altri”, certi che questo nasce dalla formazione, ma anche da una vita ancorata alla preghiera. Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha presieduto la celebrazione eucaristica che ha visto molti vescovi e presbiteri concelebranti, manifestando pubblicamente la stima e la gratitudine di tutta una Chiesa. Nell’omelia ha invitato i presenti a rinnovare la decisione di essere capi, per mettersi al servizio degli altri, per cambiare questo mondo animati dalla speranza, per contemplare e difendere il Creato, per prendersi cura in particolare di chi rischia di rimanere indietro, per lottare a favore della giustizia senza abituarsi alle ingiustizie inaccettabili, per costruire la pace e disarmare menti, cuori e mani, per essere “testimoni umani e credibili di scelte definitive e libere, solo per amore e per servizio, senza il timore che siano «per sempre», anzi con la preoccupazione che non siano «per un po’» nel matrimonio, nel sacerdozio ministeriale o nella vita consacrata, nella professione, nell’impegno politico”.
Molti i politici provenienti dal mondo scout presenti alla conclusione, tra cui Antonio Tajani, ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, oltre che vicepresidente del Consiglio, che ha salutato la marea di camicie azzurre, prima dell’invio dei presidenti nazionali Francesco Scoppola e Roberta Vincini, che hanno spronato tutti a scegliere e generare la felicità, attraverso il lavoro, l’impegno, l’apertura all’altro, l’assunzione di responsabilità, contro la logica del negativismo e della sfiducia.