Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
Fatti a immagine e somiglianza del Dio Trinità
“...Sai come spiego il mistero di un solo Dio in tre persone? Non parlo di uno più uno più uno: perché così fanno tre. Parlo di uno per uno per uno: e così fanno sempre uno. In Dio, cioè, non c'è una persona che si aggiunga all'altra poi all'altra ancora. In Dio ogni persona vive per l’altra...". Così don Vincenzo, un prete che lavorava tra gli zingari, spiegò un giorno al suo vescovo come lui parlava della Santissima Trinità. Quel vescovo era mons. Tonino Bello.

“...Sai come spiego il mistero di un solo Dio in tre persone? Non parlo di uno più uno più uno: perché così fanno tre. Parlo di uno per uno per uno: e così fanno sempre uno. In Dio, cioè, non c'è una persona che si aggiunga all'altra poi all'altra ancora. In Dio ogni persona vive per l’altra... Quando è sceso sulla terra il Figlio si è manifestato come l'uomo per gli altri”. Così don Vincenzo, un prete che lavorava tra gli zingari, spiegò un giorno al suo vescovo come lui parlava della Santissima Trinità. Quel vescovo era mons. Tonino Bello, che di fronte a tanta disarmante semplicità di spiegazione, stracciò gli appunti che aveva steso per un’omelia sul mistero trinitario. Si comprende perché Gesù ringraziava il Padre d’aver nascosto le realtà del mistero di Dio ai sapienti e agli intelligenti per rivelarle ai piccoli. Difatti, pur essendo un grande filosofo, Kant fu solo capace di dire che “dalla dottrina della Trinità non è assolutamente possibile trarre nulla per la vita pratica”. Eppure, basterebbe guardare dentro al cuore di ogni persona per capire che se la solitudine e l’angoscia sono la povertà più radicale che uno può vivere, è perché siamo fatti sullo “stampo”... della Santissima Trinità. In noi c’è il Dna di Dio stesso. Poiché Dio è comunità d'amore, in cui la gioia delle tre persone è di vivere con l’altra e per l'altra, così la nostra felicità deriva da un simile stile di vita. Che altro significa che siamo “fatti a immagine e somiglianza di Dio”, se non che la Trinità è il nostro identikit più profondo? La pandemia che ci sta segnando tutti, è uno straordinario, tragico richiamo a risvegliarci dalla mentalità egocentrica in cui l'individuo “ha perso ogni affiliazione, al suo popolo, alla sua storia, alla sua famiglia, al suo genere, ipnotizzato dalla può assurda delle promesse: tu puoi scegliere quello che vuoi, puoi essere il creatore di te stesso” (V. Schmid). Stiamo rendendoci conto che da soli non andiamo da nessuna parte, o meglio: ci distruggiamo. Per salvarci abbiamo bisogno dell'altro. Pensando al bene dell’altro salvo anche me stesso. Kant, forse, lo avrà già capito da tempo: non c'è nulla di più pratico della Trinità.