martedì, 24 dicembre 2024
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La comunione generativa

Continua la formazione per i membri dei consigli parrocchiali e delle Collaborazioni. All’ultimo incontro, presenti oltre mille persone.

Continua nella nostra diocesi l’esperienza della formazione dei membri dei Consigli pastorali parrocchiali e di Collaborazione. Un’attenzione, quella formativa, che anche il Sinodo dei Vescovi, nel Documento finale della Seconda sessione, lo scorso ottobre, ha messo in luce come “fondamentale”, “in particolare tra quanti ricoprono ruoli di responsabilità” (n. 86).

Dopo le due giornate proposte lo scorso anno pastorale, in Collaborazione con la Scuola diocesana di Formazione teologica, sabato 23 novembre l’esperienza si è ripetuta, in questo caso per una mattinata. La formula, ormai consolidata, è stata la stessa: interventi in una sede vicariale e gli altri 14 vicariati collegati in streaming, per un totale di oltre mille persone - laici, laiche, presbiteri, consacrate e consacrati - che si sono messe in gioco, accogliendo una proposta che ha messo al centro il tema della cura della comunione per essere delle comunità generative, a partire da coloro che, nelle nostre comunità, vivono il compito del “consiglio” a servizio della Chiesa.

Nell’oratorio di San Zenone degli Ezzelini, insieme al vescovo, Michele Tomasi, al vicario e al delegato per le Collaborazioni pastorali, don Antonio Mensi e Andrea Pozzobon, suor Grazia Papola, biblista, ha proposto una Lectio sulla Prima lettera di san Giovanni apostolo (1,1-4), “... Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi...”, mentre don Rolando Covi, ha centrato il suo intervento su “La cura della comunione per una comunità generativa”.

La Chiesa, una coralità di voci. “Testimoniare e predicare esprimono l’oggi della comunità - ha sottolineato suor Grazia - il cui compito non è più vedere e toccare con le mani, bensì annunciare fedelmente e vivere di ciò che è stato visto con gli occhi e toccato con le mani. Non è possibile l’esperienza della comunione senza cogliere questa “coralità” di voci che, insieme, ci permettono di attingere alla sorgente. Questa coralità è la Chiesa, che si realizza in un rapporto vitale tra persone e che non potrà mai essere sostituita da un rapporto intimistico e immediato col Signore. La comunione è prima con la comunità e poi con Dio: non si raggiunge Cristo né da soli né direttamente. La comunione con Dio passa e si realizza attraverso la comunione di fede con la comunità e attraverso la continuità di tradizioni con le origini”, certi che il desiderio di comunione, “prima che essere nostro è nel cuore stesso di Dio. E la rivelazione è il comunicarsi di Dio che si attua nel vivo della storia e che istituisce lo spazio di una relazione viva con le donne e gli uomini. L’annuncio della Chiesa è servizio a questa relazione” ha ribadito, invitando a “ritrovare la stessa meraviglia che trapela dalla Lettera di Giovanni, il desiderio di trovare una gioia piena che nasce nella ricerca di una comunione profonda”.

Parrocchia e legame con il territorio. Don Rolando, parlando del fascino della gioia, come raccontata da Giovanni, ma anche delle “resistenze” a viverla, dovute alle fatiche che si vivono in parrocchia e al contesto sociale e culturale profondamente cambiato, ha invitato a rileggere l’azione pastorale con criteri generativi. “È necessario recuperare il fondamento dell’esistenza della parrocchia, e interrogarlo alla luce della situazione in cui oggi si trova. Il suo grande valore - la convinzione del relatore - sta nel legame con il territorio, che ne rappresenta la ricchezza, perché testimonia che la fede è per tutti, nessuno escluso. In un recente studio, frutto di tre anni di paziente ascolto, abbiamo confermato che non si può facilmente sostituire con forme alternative di presenza cristiana, con il rischio si smarrire l’universalità della fede. Allo stesso tempo, proprio il territorio va abitato in modo diverso, per riscoprire il legame esistenziale con i passaggi di vita delle persone, oltre un presidio di controllo, ormai impossibile da realizzare”. Siamo invitati ad abitare un cambiamento, la sottolineatura di Covi, che ha citato “Evangelii Gaudium”, passando da un’idea di parrocchie “custodi della fede e della vita cristiana, supposta patrimonio sociale comune”, a parrocchia “lievito e sale, come comunità che si riconosce “minoranza”, che fa della lettura del territorio una via di ascolto dei segni dello Spirito, in vista del servizio alle diverse figure della fede, che suggerisce la varietà delle figure ministeriali da discernere e promuovere in stile di sinodalità”. Ma il peso delle strutture (materiali e pastorali) resta - l’obiezione -, ecco che senza una cura dimagrante, non c’è speranza, ma, prima delle strutture, è il cuore che va cambiato e convertito.

Una “mappa” per i consiglieri. “La ricerca di Vangelo presente nei giovani, la possibilità della parrocchia di abitare il territorio come occasione per scoprire la gratuità di Dio che agisce dentro la vita delle persone, la forza missionaria che è nata dalla qualità innovativa delle relazioni grazie alla condivisione della fede nelle prime comunità cristiane, ci offrono una mappa per vivere il nostro ruolo di consiglieri nella parrocchia. Ci aiutano a scoprire che la comunità cristiana non è prima Chiesa per poi diventare missionaria in un secondo tempo: quando è realmente comunità cristiana, è anche missionaria. Se una comunità è bella, accogliente, è una comunità che attrae, e gusta la gratuità della gioia, senza la pretesa di trattenere. La memoria grata di aver incontrato è già missione in sé. Vivere la comunione in modo bello: questa è la sfida per un Consiglio pastorale”. Ringraziando gli ospiti, il Vescovo ha sottolineato che la gioia deriva dal fatto che il Signore ci ha chiamati a essere discepoli insieme, così che i nostri incontri sono “riunioni di famiglia e non consigli di amministrazione”, nei quali ascoltiamo la fede di ciascuno, per “riconfermarci a vicenda nella fede, e incontrare il Risorto in una comunità risorta, il Vivente in una comunità viva”.

Il prossimo appuntamento formativo sarà a livello vicariale, con date diverse, tra gennaio e marzo.

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