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Giovani chiamati alla profezia

L’invito di don Alberto Ravagnani tra incontri e testimonianze
22/11/2024

Sotto il titolo “Una Vita da Dio”, un evento speciale, lungo tutta la giornata di sabato 16 novembre, ha portato molti ragazzi e giovani, ma anche insegnanti, educatori e catechisti, a riflettere sul rapporto tra i giovani e la fede, insieme a don Alberto Ravagnani, sacerdote milanese, noto per il suo impegno con i giovani e per il suo approccio coinvolgente nella comunicazione del Vangelo. Dopo l’evento del mattino con le scuole (vedi box a fianco), nel pomeriggio l’incontro all’auditorium San Pio X: “Questo meeting ha un duplice obiettivo - ha affermato don Paolo Slompo, direttore dell’ufficio di Pastorale giovanile - da una parte motivare una ricerca personale, dall’altra aiutarci e aiutarvi a ridonare questa ricerca alle giovani generazioni. Il meeting in questo senso vuole essere un’occasione per rimanere svegli, perché ciò che ci circonda viaggia a una velocità pazzesca, e dobbiamo essere pronti ad afferrare questa dimensione per riuscire a metterla a tema. Il Papa, per questo Giubileo, ci vuole tutti pellegrini di speranza, viaggiatori lungo le strade del mondo. Oggi siamo quindi qui per comprendere quali vie e quali strade oggi sfidano la fede e come siamo chiamati a percorrerle. Tra queste strade ci sono quelle virtuali che circondano ormai la vita di ciascuno, e che non possiamo più permetterci né di demonizzare, né dall’altra di banalizzare. Il virtuale è reale e deve essere abitato in modo consapevole”.

Don Alberto, noto per il suo impegno nell’evangelizzazione sui social media ha poi affrontato con i presenti uno dei maggiori problemi che la Chiesa si trova ad affrontare: l’allontanamento dei giovani e il progressivo invecchiamento dei fedeli. “Se ai giovani di oggi si chiede il primo aggettivo con cui descriverebbero la Chiesa, la maggior parte di loro risponde che è vecchia - ha affermato -. La Chiesa, infatti, tante volte è associata al mondo anziano, al mondo del passato. Ed è vero che la Chiesa deve tramandare la tradizione, infatti la Chiesa esiste perché siamo chiamati a tramandare il Vangelo, però non abbiamo solo il compito di annunciare il passato, ma anche quello di essere testimoni del mondo che deve ancora venire. Forse il problema sta proprio qui: investiamo tante energie per annunciare il passato, per tramandare la tradizione, e poche per essere profetici. La Chiesa a volte si presenta e si racconta in maniera infantile e questo si enfatizza in quanto, allontanandosi dalla Chiesa in età precoce, l’immaginario della Fede di molti è legato a quello che hanno appreso da bambini. Tante volte il modo in cui noi facciamo le proposte ai giovani nei nostri ambienti parrocchiali è sbilanciato e loro non si avvicinano più all’oratorio perché, nella loro mente, ritornano le esperienze infantili che hanno vissuto. Come facciamo, dunque, ad avvicinare i giovani? Questa è la questione veramente cruciale, perché avremmo delle cose buone da dire, abbiamo tanto bene da condividere, ma c’è un problema di comunicazione e di percezione. Il nostro compito è dunque quello di scrostare l’immaginario delle persone buttando giù tutte le immagini, le percezioni e i ricordi falsati della Chiesa. Il nostro compito è, dunque, quello di essere testimoni e cercare di raccontare la Chiesa e la bellezza della nostra fede in maniera autentica e attuale. Dobbiamo provare ad attrarre di più le persone raccontando un’esperienza di Chiesa vera e vissuta”.

La giornata si è conclusa in un clima di profonda spiritualità con un momento di adorazione eucaristica nel tempio di San Nicolò, guidato da don Alberto e dai giovani di Fraternità, un momento per sperimentare la bellezza della preghiera comunitaria. “Stare di fronte all’Eucaristia, all’amore di Cristo, ci riscalda e accende in noi una scintilla. Ma per bruciare nel tempo ed essere felici - ha detto don Alberto nella meditazione -, abbiamo bisogno della catasta di legna della nostra umanità, fatta di corpo, vita interiore e Spirito”. E ha aggiunto: “Il Vangelo fa la differenza! E se la nostra vita si trasfigura, si converte, quel fuoco ci rimane dentro, ci riscalda e possiamo illuminare le persone intorno a noi”.

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