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Festività dell’Assunta, la preghiera del Vescovo per la città

“La solennità dell’Assunzione di Maria, proprio perché ci fa contemplare il frutto della fiducia piena di Maria nella volontà del Padre, ci indica anche la strada da seguire per giungere anche noi alla pienezza di vita: fare la volontà del Padre ed essere orientati e dediti totalmente al bene degli altri, imparando dal Vangelo, letto nella vita del nostro tempo”. Lo ha detto il vescovo Michele durante l’omelia. All’inizio della celebrazione, il tradizionale gesto del dono del cero votivo alla Madonna da parte del sindaco di Treviso, Mario Conte.

Il vescovo Michele Tomasi, questa mattina, 15 agosto, ha presieduto la messa nel santuario di Santa Maria Maggiore (Madonna granda), in occasione della solennità dell’Assunzione di Maria. All’inizio della celebrazione, il tradizionale gesto del dono del cero votivo alla Madonna da parte del sindaco di Treviso, Mario Conte.

Citando un testo di papa Pio XII sulla devozione a Maria, che precedeva la definizione del dogma dell’assunzione al cielo di Maria santissima, il Vescovo ha ricordato il valore dell’amore reciproco tra i membri della Chiesa, proprio guardando all’amore materno di Maria. Dallo stesso testo l’invito a scoprire e a difendere “il valore della vita umana”, impegnati a “fare la volontà del Padre ed essere orientati e dediti totalmente al bene degli altri, imparando dal Vangelo, letto nella vita del nostro tempo”.

Pochi anni dopo la fine della tragedia della seconda guerra mondiale, il Papa riflette sui danni del materialismo che giunge a “far scempio di vite umane, suscitando guerre”. “Non sembri, questo, un riferimento oggi superato - ha sottolineato il Vescovo -. Il materialismo, cioè la convinzione che non vi sia nulla di duraturo al di là della frontiera della morte, la riduzione quindi dell’orizzonte di senso a quello della vita terrena, rischia seriamente di togliere ogni vero fondamento alla vita virtuosa, a quella cioè che cerchi il bene anche quando questo costa, in vista del bene più complessivo e più durevole di tutti. E qui egli vedeva la radice delle guerre. Se il massimo fine dell’umanità, infatti, è ricercato in qualche caratteristica materiale e temporale, per quanto nobile essa sia, faremo grande fatica a rispettare la dignità infinita di ogni persona, e in vista del raggiungimento di quel fine sarà lecito combattere ed eliminare chi o che cosa ci separi da esso, giungendo così a guerre piccole e grandi. Guardare solamente alle cose, trasforma anche la persona umana in un oggetto di cui disporre. Tragedia del mondo contemporaneo”.

Ha proseguito il Vescovo: “Contemplare il fine eterno cui ‘le anime e i corpi sono destinati’ dovrebbe motivare e sostenere gli sforzi perché ogni persona sia difesa e tutelata e possa svilupparsi in piena libertà, proprio perché già in possesso di una dignità infinita nel corpo e nello spirito, realtà indivisa della persona. Ecco il vero antidoto alle guerre, ecco la vera speranza per costruire una pace vera”.

Lo sguardo sulla vita e sull’eternità, a cui ci apre la fede nella resurrezione dei corpi, “non ci fa fuggire dalle responsabilità quotidiane, ma ci spinge al contrario ad una fede “operosa”: se non dobbiamo più temere che la morte metta fine definitiva a ogni partita e a ogni impegno terreno, allora potremo impegnarci ancora di più per il bene di tutti, che custodirà anche il nostro bene. Se non abbiamo paura di finire nel nulla, ci sapremo prendere insieme cura di tutti e di ciascuno con creatività, senza temere di dare anche la vita per amore di Dio e per il bene di tutti”, l’appello del Vescovo.

“Maria ha visto all’opera la potenza di Dio, non quella presuntuosa e violenta degli uomini; nei cuori Egli ha sconfitto la superbia degli uomini che pensano di costruire da soli la loro felicità, senza gli altri, contro gli altri, senza Dio, contro Dio”.

Infine, la preghiera di mons. Tomasi per la diocesi e per la città di Treviso: “Chiedo al Signore per intercessione della beata Vergine Maria, che la Chiesa di Treviso possa credere alla risurrezione di Cristo e alla propria così concretamente, e che nella città tutte le persone di buona volontà riescano a mettersi a servizio della dignità della persona umana in maniera così incondizionata, che questa fede e questo servizio si vedano realizzati nel bene costruito insieme, in una città bella non solo di vie e di palazzi, ma di luoghi accoglienti, di solidarietà eloquenti, di cittadinanza attiva, di disponibilità reale ed operosa al servizio anche oneroso dei piccoli, dei poveri, degli ultimi”.

Scarica il testo integrale dell’omelia di mons. Tomasi

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