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BUONGIORNO DI SPERANZA. San Charbel, "medico" delle anime e dei corpi

Una figura forse sconosciuta ai più, ma balzata all'onore delle cronache per la decisione del vescovo di Milano di dedicare a San Charbel (1828-1898), insieme all'italiano san Riccardo Pampuri, il nuovo ospedale per il coronavirus approntato in città. Una scelta non casuale.

“E' impressionante come il popolo di Dio abbia visto giusto nella vita di san Charbel Makluf: già durante la sua vita i suoi compatrioti, cristiani e non cristiani, lo veneravano per la sua splendente santità e accorrevano a lui come a un medico delle anime  e dei corpi. E dopo la sua morte, l'irradiamento sulla sua tomba è stato ancora più grande”. Così si esprimeva papa Paolo VI nell’omelia di canonizzazione di questo santo libanese.

Una figura forse sconosciuta ai più, ma balzata all'onore delle cronache per la decisione del vescovo di Milano di dedicare a San Charbel (1828-1898), insieme all'italiano san Riccardo Pampuri, il nuovo ospedale per il coronavirus approntato in città. Una scelta non casuale, in quanto oltre alla presenza di una comunità libanese a Milano, ovunque cresce sempre più la devozione a questo santo monaco dell'Ordine Libanese Maronita, che visse ultimi anni da eremita.

Una vita austera e mortificata, che se poteva  spaventare per la sua radicalità quasi folle, affascinava, però, per la limpidezza e la forza della fede e per una dedizione assoluta ad ogni sofferenza umana. Per mesi una luce misteriosa brillò nel luogo della sua sepoltura e per lunghissimo tempo il suo corpo non andò in decomposizione. Fu la ricognizione della salma, avvenuta il 22 aprile 1950, che segnò l'inizio di miracoli e di grazie verso chi andava a visitare la tomba di padre Charbel, al punto da  definire quel luogo la “Lourdes” dell’Oriente. Cristiani, mussulmani e non credenti, venivano raggiunti dall'irradiazione di questa storia di santità. Sembra quasi che il monaco Charbel abbia continuato dopo la morte a praticare quell'obbedienza totale che aveva verso i suoi superiori e persino i suoi confratelli e che, liberandolo dal proprio io, lo rendeva totalmente disponibile a qualunque bisogno. Un'obbedienza che san Charbel vive ancor oggi, nell'intercessione presso Dio per tanti sofferenti nell'anima e nel corpo che si rivolgono a lui. In questi giorni, così provati e sofferti, è bello che sia un poverissimo monaco orientale a intercedere un “miracolo a Milano”, e... non solo lì.

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