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Trevisani nel mondo: 45 anni con gli emigranti

L’associazione nacque il 23 aprile 1973, in Casa Toniolo. In pochi anni si diffuse sia nel nostro territorio che nei vari continenti. E negli ultimi anni ha ripreso vigore, per il fenomeno dei giovani che vivono un’esperienza all’estero.

Proprio 45 anni fa nasceva la Trevisani nel Mondo e per ricordare questo importante anniversario abbiamo intervistato il fondatore, don Canuto Toso.
Come è iniziata la storia dell’Atm?
Avendo conosciuto una parte dell’emigrazione trevisana nel mio primo viaggio in Canada, nel 1966, ho cominciato a comprendere il problema del bisogno che avevano gli emigrati di entrare in collegamento con la terra di origine. Il Vescovo di Hamilton (Ontario) mi aveva chiesto allora di fare il missionario con i connazionali italiani emigrati, ma mons. Mistrorigo mi chiese invece di  aprire l’Ufficio di pastorale sociale in Casa Toniolo, lasciando il compito di cappellano di Cason. Il mio ruolo allora era quello di rendere presente la Chiesa nel mondo del lavoro. Nel frattempo sono venute a trovarmi persone che mi hanno stimolato a entrare in contatto con i migranti: in particolare il maestro Ottorino Sottana di Signoressa, corrispondente della Vita del popolo, insieme con il paesano Frank Marchesin che veniva da Melbourne. Un anno dopo, cioè il 26 aprile 1973, ho fondato l’associazione Trevisani nel mondo, con il supporto anche finanziario della Camera di commercio per la quota della registrazione dell’atto notarile. Lo Statuto metteva in evidenza l’anima dell’Associazione, cioè “l’ispirazione cristiana per la promozione integrale dei migranti”.
E poi nacquero le prime sezioni...
La prima Sezione ha avuto origine a Griffith, in Australia nel mio primo viaggio, avvenuto nell’ottobre del 1973. Quindi, quella di Melbourne e poi Sydney, Wollongon, Perth, Adelaide, Brisbane, Camberra, Dimbulah, Myrttleford, North Queensland. La prima sezione in Europa è stata Basilea, in Svizzera, la prima in Belgio a Liegi. Siamo arrivati perfino nel Sud Africa a Johannesburg. Nel frattempo, nella Marca trevigiana, sono sorte 50 sezioni promosse e sostenute da ex emigranti. In Italia sono nate sezioni a Roma, Latina, Chieri, Olgiate Comasco, Salto di Fondi, Torino e Arborea in Sardegna... In Canada la prima è stata quella di Guelph, poi sono seguite Toronto, Vancouver, Edmonton, Montreal, Ottawa e altre. Nel 1979 feci il mio primo viaggio nel Sudamerica e fu fondata la sezione di Caracas, in Venezuela. Quindi toccò al Brasile, a S. Paolo; abbiamo raggiunto 18 sezione soprattutto negli Stati del Sud. Nella terza tappa in Uruguay, nacque la sezione di Montevideo. A farla nascere fu Luigi Libralesso, originario di Quinto. Era venuto a trovarmi in Casa Toniolo, avendo letto della novità sulla Vita del popolo”. L’ultima tappa fu Buenos Aires, in Argentina, e anche qui seguirono altre sezioni. Alcuni viaggi vennero fatti dal vescovo Mistrorigo, che celebrando la messa a Nova Treviso, in Brasile, disse: “Voi Trevisani nel mondo siete una Diocesi tarvisina ad extra”.
45 anni dopo: a che punto siamo?
La maggioranza delle suddette Sezioni sopravvivono,alcune però si stanno estinguendo, perché i discendenti non sono interessati alla storia dei loro genitori e nonni, e alle tradizioni culturali di origine. E questo avviene quando non si coltiva  la vera integrazione, con la quale si conserva la propria identità di origine culturale, in particolare cristiana. Si verifica purtroppo il fenomeno contrario cioè l’assimilazione, con la perdita della suddetta identità di origine, come è avvenuto soprattutto in Francia. Analoga situazione sembra stia verificandosi in Argentina, nonostante  il 50% della popolazione sia fatta di italiani e discendenti. Per esempio, non si celebra nessuna messa in Italiano. Un esempio di vera integrazione l’abbiamo in Brasile, dove i discendenti dei connazionali italiani, qui emigrati a partire dal 1870, dopo l’Unità d’Italia, hanno ottenuto, nel 2014, come seconda lingua ufficiale “El Talian” (cioè il dialetto veneto). Nella sede centrale di Treviso dove ha avuto origine il Gruppo Giovani, di cui alcuni sono stati eletti al Consiglio direttivo.
Prospettive future?  
Ci sta a cuore soprattutto il fenomeno dei giovani che emigrano all’estero. Non soltanto per motivi scolastici ma soprattutto per trovare quel lavoro che faticano ad avere in Italia. Ad esempio in Australia, nel 2015, sono emigrati 25mila giovani italiani. Nel programma dell’Associazione, si raccomanda alle Sezioni della Marca di seguire i giovani che emigrano, affidandosi ai compaesani che risiedono all’estero. E soprattutto si esortano le Sezioni all’estero a essere disposte alla loro accoglienza e accompagnamento, come sta avvenendo da parte di alcune, in particolare a Vancouver (Canada). Abbiamo sperimentato che mettendoci in rete con alcuni di loro si sentono incoraggiati a fare la loro parte, per fare gruppo. Un esempio l’abbiamo avuto con alcuni giovani emigrati a Londra: qui i trevigiani residenti sono 2.500 e siamo riusciti a far rinascere la Sezione di quella metropoli

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