martedì, 08 aprile 2025
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Strage via D’Amelio: il coraggio della memoria della verità

Mons. Michele Pennisi, don Luigi Ciotti e il giornalista Paolo Borrometi danno voce a quel drammatico 19 luglio, preceduto dalla strage di Capaci, in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino, poiché – ha detto il giornalista e scrittore Borrometi –­ “è importante far comprendere la violenza mafiosa che ha distrutto le vite, non solo degli uomini che sono stati uccisi, ma anche di tantissime donne e uomini che hanno avuto la vita segnata dalla violenza mafiosa”.

“Il grande insegnamento, che Paolo Borsellino ci ha lasciato, è quello di aver coniugato una professione di magistrato, che cercava una giustizia vera, a una fede profonda, anche se non ostentata”. Lo dice mons. Michele Pennisi, arcivescovo emerito di Monreale e membro del gruppo di lavoro vaticano sulla “scomunica alle mafie”, nel 31° anniversario della strage di via D’Amelio. “Era un uomo di misericordia, rigoroso, un vero e proprio martire per la giustizia. Il suo sangue, come quello di Falcone, come quello di don Puglisi, come quello di Livatino, ha generato un rifiuto della mafia e della mentalità mafiosa. Certamente il loro sacrificio è stato uno delle pagine più nere della storia della Sicilia, ma ha prodotto una mentalità di riscatto dei giovani dalla mafia. I giovani erano tra gli interlocutori privilegiati di Borsellino, incontrandoli nelle scuole. Questo, a tanti anni di distanza, produce i suoi frutti”.

Anche don Luigi Ciotti, fondatore del gruppo Abele e dell’associazione “Libera-contro le mafie” ha detto: “La prima e più preziosa eredità, che ci ha lasciato Paolo Borsellino, è il coraggio e il dovere della verità. Coraggio di guardare le cose in faccia, di seguire la voce scomoda della coscienza, di non cadere nelle “perniciose illusioni” di cui parlò all’epoca del Maxiprocesso a Cosa Nostra, facendo presente quanta strada ci fosse ancora da fare”. “Paolo è stato un apostolo della ricerca della verità, un credente e un lottatore per la giustizia, invece la mafia è violenza che nasce dall’ingiustizia e nell’ingiustizia prospera. Là dove i cittadini non sono eguali nei diritti e nei doveri, dove le opportunità divergono in modo inaccettabile, dove la scuola e il lavoro non sono garantiti, le mafie hanno gioco facile nell’imporre il loro potere, nel colmare i vuoti dello Stato e della politica, a maggior ragione se è una politica ‘smemorata’ o revisionista, che vorrebbe rivedere e neutralizzare il “concorso esterno”, strumento decisivo per combattere le mafie che hanno ucciso Paolo”. Quest’ultimo ci ha insegnato con la sua vita che il bene personale è conseguenza del bene comune. Che non si può essere cittadini a intermittenza o a compartimenti stagni. Che la prima mafia si annida nell’indifferenza, nella disinformazione, nella superficialità, nel quieto vivere, nel puntare il dito senza fare nulla, nel vedere il male e girarsi dall’altra parte”. L’eredità che ci ha lasciato, ha concluso don Ciotti, si “chiama impegno e responsabilità”.

“In questa giornata sono due le parole che dobbiamo tenere bene a mente: memoria e verità”. A dirlo è il giornalista e scrittore Paolo Borrometi, in occasione dell’anniversario della strage di via D’Amelio. “A 31 anni di distanza da quel drammatico 19 luglio, preceduto dalla strage di Capaci – ha detto Borrometi – è importante far comprendere la violenza mafiosa che ha distrutto le vite, non solo degli uomini che sono stati uccisi, ma anche di tantissime donne e uomini che hanno avuto la vita segnata dalla violenza mafiosa”. “Nonostante il tempo trascorso, non c’è ancora verità sulle stragi del ’92 e del ’93. Sappiamo che queste stragi sono state fatte dai mafiosi, ma allo stesso modo sappiamo che non sono state fatte solo da loro”. In questo senso, “penso che memoria e verità siano due termini che dobbiamo portare avanti con forza”, anche se “vengono richiamati solo in queste ricorrenze” e “non sempre come dovrebbero”. “Sono fondamentali”, ha concluso il giornalista invitando tutti a una “pressante richiesta di verità, che riguarda ognuno di noi”

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