Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Spiragli di diritto sulla striscia di Gaza
La richiesta di arresto per crimini di guerra e contro l’umanità per il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il suo ministro della difesa, Yoav Gallant, insieme ai leader di Hamas, ha già diviso l’Unione europea e gli Stati Uniti rispetto ai Paesi arabi sulle prospettive di soluzione del conflitto. Ancora una volta, quando si parla di Israele, tra idealità di pace, distinguo storici e integralismi, le posizioni delle diplomazie sono distanti tra loro.
La richiesta, resa pubblica lunedì 20 maggio, è arrivata dal procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi), Karim Khan. La Corte è stata istituita nel 2002 come tribunale permanente di ultima istanza per perseguire i soggetti responsabili delle atrocità più riprovevoli del mondo: crimini di guerra, crimini contro l’umanità, genocidio e crimini di aggressione.
Lo Statuto di Roma che istituisce la Cpi è stato adottato nel 1998 ed è entrato in vigore il 1° luglio 2002. L’Assemblea generale delle Nazioni unite ha approvato la Cpi, che è, tuttavia, un organismo indipendente.
Se i giudici della Corte decideranno di accettare la richiesta del procuratore e di emettere il mandato d’arresto per Benjamin Netanyahu, ciò significherà che, in teoria, qualsiasi Paese dei 124 Stati membri della Corte sarà obbligato ad arrestarlo, se si recherà sul proprio territorio. Senza una forza di polizia, la Cpi fa affidamento sugli Stati membri per arrestare i sospetti, il che si è rivelato negli anni, un grave ostacolo ai procedimenti giudiziari.
Il procuratore Khan ha definito le azioni di Hamas “uno dei crimini internazionali più gravi che sconvolgono la coscienza dell’umanità, crimini per affrontare i quali la Cpi è stata istituita” e ha chiesto il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi.
Khan ha anche affermato che “il diritto internazionale umanitario deve ancora essere applicato” nella guerra tra Israele e Hamas e “l’esercito israeliano conosce la legge che deve essere applicata”.
“I crimini commessi a Gaza devono essere perseguiti al più alto livello, indipendentemente dagli autori”, ha dichiarato Hadja Lahbib, la ministra degli esteri del Belgio, Paese con la presidenza di turno dell’Ue. Altri Paesi, compresi gli Stati Uniti, hanno invece attaccato il procuratore Khan, accusandolo di “nuovo antisemitismo”.
Secondo alcuni analisti, l’effetto di tale richiesta potrebbe spingere Israele ad accantonare i piani per una grande offensiva contro Rafah, la città del sud della Striscia di Gaza che in queste settimane è sotto assedio.