Questo tempo particolare, che ci vuole preparare nella duplice attesa del Natale del Signore e del suo...
Sos zanzare. Ma gli esperti dicono: "E' solo l'inizio, prevediamo nuovi arrivi"
Ogni anno le diverse specie di questi invertebrati uccidono nel mondo 750mila persone. I virus che essi veicolano iniziano a manifestarsi anche nel nostro territorio. Grande allarme ha suscitato quest’anno la diffusione del Virus del Nilo. Da giugno sono stati segnalati in Italia 365 casi, 42 dei quali in Veneto, dove sono morte 6 persone.
Grande allarme, invece, ha suscitato quest’anno la diffusione del Virus del Nilo. Da giugno sono stati segnalati in Italia 365 casi umani confermati di infezione da West Nile virus (wnv); di questi, 148 si sono manifestati nella forma neuro-invasiva (42 in Veneto, 81 Emilia-Romagna, 11 Lombardia, 12 Piemonte, 2 Sardegna); 19 sono stati i deceduti (uno in Lombardia, 6 in Veneto, 12 in Emilia-Romagna); 169 i casi di febbre confermata (58 in Emilia-Romagna, 102 in Veneto, 4 in Lombardia, 2 in Piemonte, 3 in Friuli Venezia Giulia); 48 i casi identificati in donatore di sangue (27 in Emilia-Romagna, 9 Veneto, 6 Piemonte, 4 Lombardia, 2 Friuli-Venezia Giulia). Il numero maggiore di casi è nel Veneto e in Emilia-Romagna. Hanno manifestato sintomi neuro invasivi 4 persone a Padova, una a Venezia, 4 a Verona e febbre molto alta e resistente 47 persone a Padova, 13 a Rovigo, 5 a Treviso, 12 a Venezia, 20 a Verona, 5 a Vicenza. Treviso, con due decessi, e più ancora il Padovano e il Veneziano sono stati interessati da questa recrudescenza del virus trasmesso dalla zanzara tigre. A Treviso le analisi hanno permesso di identificare almeno 5 punti con zanzare tigre positive al Wnv, a Venezia 37, a Padova 5.
Sui siti di alcuni Comuni trevigiani sono comparsi chiari avvertimenti: “Per evitare le punture delle zanzare chi dovesse protrarre le proprie attività oltre il crepuscolo dovrà usare un abbigliamento idoneo (maniche lunghe, pantaloni lunghi e scarpe chiuse), o insetto-repellenti per uso topico, da spruzzare o spalmare sulle parti scoperte del corpo”. Nelle abitazioni si deve ricorrere “all’uso di zanzariere a maglie fitte. Utili “spirali fumigene (zampironi, solo per uso esterno) o elettro emanatori di insetticida (per interni)”.
L’unica possibilità di prevenzione è legata al contenimento della popolazione di zanzare. Per questo esiste un Piano nazionale integrato che detta le misure minime di sorveglianza e controllo. La Regione del Veneto opera con le Ulss, i Comuni e l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie. Ha attivato la sorveglianza delle febbri estive nell’uomo e un controllo capillare degli equini e degli uccelli (che ospitano il virus) come sentinelle. A oggi sono presenti sul territorio 55 trappole per zanzare, che catturano insetti tutte le settimane per ricercare il virus.
"Presto anche sulle Dolomiti"
“Non è lontano il tempo in cui saremo tormentati dalle zanzare anche a Cortina o in uno dei tanti rifugi delle vette dolomitiche. Molti non sanno che paesi come la Norvegia e la Finlandia sono tormentati dalle zanzare”. Così immagina il futuro il dottor Ernesto Pascotto, dei servizi veterinari dell’Ulss 2 Marca Trevigiana. Proprio il suo dipartimento coordina le attività di prevenzione e disinfezione dei Comuni, offrendo appoggio scientifico e normativo. “Abbiamo notizia - ci dice la dottoressa Ester Chermaz, del Servizio igiene e sanità pubblica dell’Ulss 2 - che la zanzara “japonicus” è ormai arrivata in Carnia e potrebbe presto superare il passo della Mauria e scendere in Veneto. Se per la zanzara tigre il veicolo per arrivare in Italia furono gli pneumatici, in questo caso si parla dei fiori importati dalla Thailandia”. Si tratta di una zanzara più resistente alle basse temperature.
Gli arbovirus, ovvero i virus veicolati dalle zanzare, sono ormai presenti in tutta Europa, focolai di West Nile sono stati segnalati in Dalmazia e in Provenza. “Il nostro clima temperato, sempre più umido e la globalizzazione sono le ragioni dell’arrivo di specie di zanzare che in Italia non erano mai esistite - spiega Pascotto -. Certamente potremo aumentare i protocolli per il controllo delle merci e la loro disinfestazione quando arrivano in Italia, un po’ come si fa in Australia, ma ormai la frittata è fatta”.
La dottoressa Chermez parla della difficoltà di fare la disinfestazione larvale. “I Comuni non riescono ad arrivare ovunque, possono coprire le zone urbane, ma per le aree più periferiche è difficile. Inoltre, se dopo il trattamento arriva una quantità notevole di acqua piovana, tutto può risultare inutile. La preferenza va a trattamenti con prodotti biologici che sono più resistenti nel tempo, anche se più costosi. Anche quest’anno i Comuni hanno rimandato, salvo una decina di eccezioni, i loro piani di disinfestazione”. In coincidenza con i casi di West Nile la Regione Veneto ha annunciato una delibera per il rafforzamento dei fondi dedicati a questa prevenzione. I Comuni che hanno avuto almeno un caso di West Nile sono stati invitati a contattare le ditte per la disinfezione e alla prima riunione di Giunta regionale verrà licenziata una delibera specifica.
“Bisogna lavorare sugli animali antagonisti delle zanzare - aggiunge il dottor Pascotto -. La zanzara culex, di notte, può essere efficacemente contrastata dai pipistrelli, mentre i peggiori nemici dalla zanzara tigre sono le libellule e i ragni. Lavorando sui predatori possiamo contenere lo sviluppo delle popolazioni di zanzare. Evitiamo, ad esempio, di usare i piretroidi, che se sono innocui per gli uomini ma mortali per rane e anfibi in genere: se buttiamo nello stagno pastiglie a base di piretro facciamo strage di larve ma anche di anfibi che mangiano le larve e le zanzare. Ne abbiamo un beneficio immediato, ma a lungo termine un grave svantaggio. Basta un semplice pesce rosso per tenere pulita dalle larve una fontana o un deposito d’acqua”. Fondamentale “è monitorare le zone in cui si è già manifestato il West Nile. I cittadini devono sapere che in quelle zone chi esce la sera o di notte deve maggiormente tutelarsi con prodotti specifici, più si riducono queste zone e migliore è la prevenzione”.
Quest’anno si è aggiunta un’altra difficoltà ovvero l’impossibilità dell’Ulss di fare da “soggetto aggregatore” per gli appalti per la disinfestazione. “Ogni Comune - spiega Chermaz - è ricorso alla sua piccola gara, alcuni si sono uniti, ma il meccanismo è nuovo e si sta cercando di renderlo il più efficiente possibile. Abbiamo fatto incontri ad aprile e a maggio per spiegare le caratteristiche dell’appalto”. C’è molto lavoro da fare, se poi a settembre continuerà il clima caldo umido alta resterà l’attenzione sanitaria.