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Pioggia di referendum

L’iter è ancora lungo, ma in queste settimane si firma su numerosi quesiti: si va dalla Giustizia all’inganno sull’eutanasia, fino alla caccia

11/09/2021

Una pioggia di referendum, su questioni decisamente rilevanti, dalla giustizia all’eutanasia. E’ quella che si profila per la prossima primavera. Per la verità, il cammino dei vari quesiti, promossi da diversi soggetti a distanza di alcune settimane, è ancora lungo. Deve ancora concludersi la fase della raccolta delle firme, poi la parola passerà alla Cassazione, che deve stabilire la conformità alla legge della raccolta firme, e quindi alla Corte Costituzionale, alla quale tocca l’ultima parola sull’ammissibilità dei quesiti (non scontata). Quindi, la parola toccherà agli elettori, e il referendum sarà valido se verrà superato il quorum del 50% del corpo elettorale.

La storia recente
La cosiddetta “arma referendaria” (spesso, anche se non sempre, i quesiti sono proposti o “spinti” dai partiti anche per finalità tattiche), torna dunque a farsi sentire dopo anni di pausa. A partire dal 1995, infatti, tutti i referendum che si sono svolti sono falliti per il mancato raggiungimento del quorum, con una sola eccezione, relativa ai quattro quesiti approvati (da circa il 55% dell’elettorato) proprio 10 anni fa, nel 2011. Si trattava dei due referendum sull’acqua pubblica, sul no alla produzione di energia nucleare e sul legittimo impedimento. Per il resto, un lungo elenco di fallimenti. Nel 1997 solo il 30% si espresse su temi importanti, tra cui le carriere dei magistrati, l’Ordine dei giornalisti, le privatizzazioni. Nel 1999 fallì di un soffio il referendum elettorale per togliere la quota proporzionale dalla legge in vigore all’epoca (il cosiddetto Mattarellum).

Nel 2000 solo il 32 per cento votò su quesiti che andavano dalla Giustizia ai licenziamenti; nel 2003 ancora un flop: solo il 25% votò sui licenziamenti, in particolare sull’abolizione dell’articolo 18. Nel 2005 altro fallimento per il referendum che si proponeva di abrogare parti fondamentali della legge sulla procreazione assistita. Anche in questo caso la partecipazione si attestò attorno al 25%. Un altro referendum elettorale venne disertato dall’elettorato nel 2009 (partecipazione al 23%). Negli ultimi anni le iniziative, di fronte a un così alto numero di fallimenti (e alle crescenti difficoltà di coinvolgimento della società civile nella raccolta delle firme), si sono diradate e va registrato soltanto un ulteriore tentativo, nel 2016, sulle concessioni di estrazione di idrocarburi (31% di votanti).

I motivi del “grande ritorno”
Nulla lasciava presagire, dunque, che lo strumento referendario tornasse ad attirare l’attenzione dei partiti (si vedrà se anche quella dell’opinione pubblica e degli elettori). Invece, l’attuale anomala situazione politica, che vede un Governo di larghe intese appoggiato da quasi tutte le forze politiche, interessate però a mantenere un certo livello di visibilità e iniziativa politica, ha fatto sì che si assistesse all’avvio della raccolta di firme per numerosi quesiti. A favorire una ripresa di tale iniziative, probabilmente, anche la possibilità di raccogliere le firme online, tramite Spid.

Come quasi sempre è accaduto nella storia della nostra Repubblica, il ruolo di “detonatore” è spettato ai Radicali. A sorpresa, però, per quanto riguarda i quesiti sulla Giustizia, si è accodato Matteo Salvini con la Lega, seguito poi anche da Matteo Renzi. Uno schieramento inedito e trasversale, dunque. In gran parte dal mondo “radicale” proviene anche il cosiddetto referendum per la legalizzazione dell’eutanasia. Dalle forze ambientaliste proviene, invece, il nuovo quesito sulla caccia. Mentre si raccolgono le firme, altre proposte di referendum (per la verità di non facile ammissione) iniziano a farsi largo, dall’abolizione del reddito di cittadinanza (Matteo Renzi), fino all’abolizione del green pass e delle regole anti-Covid. Ma andiamo con ordine, e vediamo cosa prevedono i quesiti attualmente sul tavolo.

I referendum sulla Giustizia
Sono 6 i quesiti referendari in materia di giustizia presentati da Partito Radicale e Lega: responsabilità civile dei giudici; separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e magistrati giudicanti; limiti al ricorso alla custodia cautelare; abrogazione della Legge Severino in materia di incandidabilità; abolizione della raccolta firme Lista magistrati; voto per i membri non togati dei Consigli giudiziari. Tra i vari quesiti, il secondo è forse il più complesso, perché interviene in vari punti della legislazione per arrivare alla separazione delle carriere, distinguendo funzioni giudicanti e requirenti. Va detto che la Giustizia è tradizionale campo di battaglia dei Radicali, da decenni a questa parte. Del tutto inedito è, invece, l’impegno su un tema di questo tipo da parte della Lega.

Il quesito sull’eutanasia
L’iniziativa è del comitato “Eutanasia legale” e dell’associazione Luca Coscioni. Nel precedente numero abbiamo presentato ampiamente i motivi che spingono autorevoli giuristi, come Alberto Gambino, a definire “ingannevole” il quesito, che in realtà abroga una parte dell’articolo 579 del Codice penale, riguardante non tanto l’eutanasia, ma il cosiddetto omicidio del consenziente. La Conferenza episcopale italiana ha espresso “grave inquietudine” rispetto all’iniziativa.

Abolizione della caccia
Un solo quesito è formulato in modo tale da impedire nel Paese la pratica della caccia. Le firme sono partite più a rilento rispetto agli altri quesiti.

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