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Musulmani nelle chiese, segno prezioso

Bagnasco: “Siamo molto lieti e molto grati, insieme alle nostre comunità cristiane”, “grati di questa pronta risposta a un appello che aspettavamo”. È una “condanna netta e permanente, senza se e senza ma”.

“Siamo molto lieti e molto grati, insieme alle nostre comunità cristiane”, “grati di questa pronta risposta a un appello che aspettavamo”. È una “condanna netta e permanente, senza se e senza ma”. La presenza dei fedeli musulmani durante le messe odierne, in Francia e in Italia, come gesto di solidarietà verso i cristiani e di condanna della violenza terroristica dopo l’attacco nella chiesa di Rouen, viene commentata positivamente dal card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei. Da Cracovia, dove partecipa assieme ai giovani italiani alla Gmg che si conclude oggi, afferma: “Il fatto è che non sempre abbiamo sentito una reazione corale, ora questo invece si sta creando – si legge su Avvenire di oggi -. È vero infatti che il mondo musulmano è abbastanza frammentato per motivazioni di carattere teologico, che non ci competono, ma su questo punto fondamentale di condanna netta della barbarie si può essere tutti d’accordo. E ora mi pare che si vada in questa direzione”. “La religione vera – afferma il porporato – porta sempre all’amore, alla pace, illumina la vita, tutto ciò che invece che si tinge di morte può dirsi religioso ma non lo è, mai”. La “condanna della violenza fondamentalista” ha un “grande valore che unifica e supera tutte le distinzioni… La primissima risposta al fondamentalismo barbaro e brutale deve arrivare dal mondo islamico, perché se chi pratica la violenza si sente circondato da una condanna netta, chiara, permanente, senza paura credo dovrà prenderne atto”. L’arcivescovo di Genova si augura che questo sia “l’inizio di un percorso nuovo” perché “sappiamo tutti che la crisi dell’Europa prima che politica è spirituale”; occorre dunque riaffermare “il primato dello spirito, che significa elevare l’uomo a un livello più alto di pensiero, di azione e di sentire. Credo che questo sia un valore condiviso da tutte le religioni”.

“E’ un segno prezioso, è un segno di prosperità, è un segno di solidarietà con chi è stato colpito, in questo caso la comunità cattolica. Ma non dimentichiamo che gli stessi musulmani sono tra le prime vittime dei terroristi. Questa iniziativa è un far proprio quello che, in fin dei conti, il Papa a nome di tutti ha più volte detto anche qui a Cracovia: la vita dell’altro è sacra, va sempre accolta, va sempre tutelata, va sempre sostenuta con la cura, con la prossimità”. Così don Ivan Maffeis, direttore dell’Ufficio nazionale comunicazioni sociali della Cei, commenta a Radio Vaticana l’iniziativa promossa da Coreis e Ucoii che hanno invitato i fedeli delle comunità musulmane a recarsi in alcune chiese italiane per esprimere cordoglio e solidarietà. Per don Maffeis, la notizia è stata accolta come “una risposta che era auspicata, una risposta che era anche attesa”: “I nostri vescovi italiani hanno detto chiaramente che non possiamo assolutamente usare una logica di chiusura. Questa iniziativa diventa un ‘dirlo insieme’, diventa uno scendere in piazza insieme e riconoscere soprattutto davanti a Dio questa fraternità, in dialogo fra identità che però si riconoscono”.

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