Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Lettera dei vescovi triveneti: gender, nascita di un'ideologia
La magmatica teoria del gender - spiega il docente di Bioetica - si sostiene su una confusione voluta e appositamente creata: si confonde la pari dignità con la perfetta uguaglianza in nome della quale si contesta la differenza sessuale, in vista di una libertà assoluta.
Una questione difficile. E’ sempre più frequente sentir parlare di “gender” e di “gender theory” in molti ambiti, anche diversi: politica, scuola, mezzi di comunicazione. Tuttavia resta una parola strana, non tanto perché di origine inglese, e non solo perché un’esatta traduzione è oggettivamente difficile (l’italiano “genere” e “teoria del genere” rischia di condurre fuori strada), ma soprattutto perché è assai difficile darne una definizione univoca. Intuitivamente comprendiamo che parlando di gender si ha a che fare con l’essere uomo/maschio, l’essere donna/femmina e con la sessualità, ma delineare con chiarezza il contenuto essenziale della teoria è tutt’altra cosa. Può essere utile richiamarne in estrema sintesi l’evoluzione.
Una storia complessa
Secondo gli studiosi la teoria del gender si sviluppa a partire dagli anni ’50 del secolo scorso, passando attraverso diverse discipline scientifiche e movimenti culturali che via via la modellano. L’origine è in seno alla psico-sessuologia e alla psicanalisi (J. Money, R. Stoller). Lo studio di “casi problematici” molto particolari (ermafroditi, transessuali, intersessuali) porta ad affermare che le persone raggiungono la loro identificazione come individui non solo in base a ciò che è proprio della biologia e dell’anatomia (sex, sesso) ma anche in base alla propria percezione di sé come maschio o femmina (gender identity) e al ruolo che ciascuno assume rispetto agli stereotipi maschili o femminili (gender role). Viene così contestato il “determinismo biologico” secondo il quale unicamente dal sesso (biologia) discende l’identità della persona.
In un secondo momento la sociologia amplia la riflessione e rileva la decisiva incidenza degli agenti sociali che, in modo diretto o indiretto, incoraggiano lo sviluppo di tratti e comportamenti: sono la famiglia, i mezzi di comunicazione, le aspettative sociali che, interagendo più o meno positivamente, con la base biologica (sex) costruiscono l’identità maschile/femminile (gender) delle persone. Emergono ora con maggiore chiarezza due ulteriori elementi. Da una parte si sottolinea il ruolo determinante degli stereotipi sociali, individuabili nelle caratteristiche fisiche (attive nell’uomo, passive nella donna), nei tratti psicologici (aggressivi e competitivi negli uomini, subordinati e cooperativi nelle donne), nei comportamenti (gli uomini orientati alla giustizia, le donne alla cura). Dall’altra – e ciò sarà decisivo – si osservano con attenzione le relazioni di potere tra i ruoli di genere: la distinzione tra gender maschile e femminile è solamente culturale ed è questa che ha prodotto uno sbilanciamento a favore del primo e a svantaggio del secondo.
Su questo orizzonte si inserisce il movimento femminista. Nella sua versione liberale, socialista e radicale, esso porta alle estreme conseguenze la scissione tra sex e gender: la subordinazione femminile si è originata dall’aver considerato il sex (biologia) come origine del gender (identità). Da qui la rivendicazione: dimostrare l’irrilevanza del sex per il gender (non è importante come “siamo”, ma ciò che “diveniamo” a prescindere dalla nascita); solo così sarà possibile liberare la donna dall’emarginazione e farle conquistare una posizione di parità.
Decisivo è comunque lo slittamento del dibattito su un ulteriore piano, del resto sempre presente fin dall’inizio: le istanze dei movimenti Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali), appoggiati da potentissime lobby internazionali. E’ qui che la parabola giunge al suo massimo effetto: il sex (biologico) non conta nulla; l’idea di maschile e femminile sono soltanto costruzioni culturali senza alcun fondamento e bisogna liberarsene; ogni uomo nasce per così dire “neutro” rispetto a quell’identità (gender) che lui e solo lui sceglierà (mai definitivamente) per sé: eterosessuale, omosessuale, bisessuale, transessuale, intersessuale. Tale affermazione, che in realtà va contro ogni evidenza empirica e logica, ha assunto i connotati di un vero e proprio progetto politico che, in nome del rispetto di tutti, sta stravolgendo le legislazioni di molti paesi: matrimonio omosessuale, diritto all’adozione da persone dello stesso, uso ambiguo del concetto di omofobia, sostituzione di “padre” e “madre” con “genitore 1” e “genitore 2”, educazione alla teoria del gender fin dalle più tenere età…
Una grande confusione
Tutto questo – che andrebbe ovviamente precisato considerando anche altri aspetti – già delinea alcune coordinate di fondo:
– nella questione del gender confluiscono, si sovrappongono e si mescolano ambiti molto diversi, e tutti contribuiscono a rendere il discorso più fumoso, sfuggente e ambiguo: è questa la forza di un pensiero la cui fallacia sarebbe altrimenti troppo facilmente smascherabile;
– la teoria del gender è una vera e propria ideologia, ossia una forzatura della realtà a partire da un insieme di idee (scientifiche, o presunte tali) tenute assieme da un obiettivo da raggiungere: negare la differenza sessuale;
– nella mai sopita opposizione tra natura e cultura, si prende sempre più posizione, in via ormai inappellabile, per la seconda: nell’uomo nulla è dato, nemmeno il suo corpo; egli è il progetto di se stesso. È il preteso trionfo della libertà assoluta, anche sulla propria identità.
La magmatica teoria del gender si sostiene su una confusione voluta e appositamente creata: si confonde la pari dignità con la perfetta uguaglianza in nome della quale si contesta la differenza sessuale, in vista di una libertà assoluta. Si scardina così dalle radici il tessuto dell’umanità e della società.
Il tutto a favore di piccolissimi gruppi di persone, la cui voce è, ahimè, assordante. (l'autore è docente di Bioetica allo Studium Generale Marcianum di Venezia)
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:
- Galeotti G., Gender – Genere, Ed. Vivere In, Monopoli (BA) 2009.
- Guenzi P. D., Sesso/genere oltre l’alternativa, Cittadella, Assisi 2011.
- Palazzani, L., Sex/gender: gli equivoci dell’uguaglianza, Giappichelli, Torino 2011.
- Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana, 21.12.2012.