lunedì, 16 settembre 2024
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Istat: Italia tra i Paesi più vecchi al mondo. Nel 2016 -76mila residenti, nati 12mila bambini in meno

A fotografare il nostro Paese è l’Annuario statistico italiano edizione 2017, pubblicato dall’Istat e diffuso oggi. Nel 2016 dunque i nati vivi sono stati 473.438, rispetto ai 485.780 del 2015 (-12.342). Boom dei divorzi.

L’Italia continua ad essere uno dei Paesi più vecchi al mondo con 165,3 persone con 65 anni e più ogni cento con meno di 15 anni. Al 31 dicembre 2016 la popolazione residente in Italia ammonta a 60.589.445 persone, oltre 76 mila in meno rispetto all’inizio dell’anno. Nel 2016 sono nati 12mila bambini in meno rispetto al 2015. La speranza media è di compiere gli 81 anni per i maschi e gli 85 per le donne. A fotografare il nostro Paese è l’Annuario statistico italiano edizione 2017, pubblicato dall’Istat e diffuso oggi. Nel 2016 dunque i nati vivi sono stati 473.438, rispetto ai 485.780 del 2015 (-12.342). Il quoziente di natalità, uniforme sul territorio, scende a 7,8 nati per mille abitanti (era 8 per mille nell’anno precedente). In media si hanno 1,35 figli per donna, contando però che ad alzare il livello sono le giovani mamme straniere. Aumentano le famiglie composte da una sola persona (da 20,5 a 31,6%), ormai una su tre, e si riducono quelle di cinque o più componenti (da 8,1 a 5,4%).
I matrimoni passano dai 189.765 del 2014 ai 194.377 del 2015 (oltre 4.600 eventi in più); cresce di conseguenza anche il quoziente di nuzialità che dal 3,1 passa al 3,2 per mille con un picco del 3,8 per mille nelle Isole. Ad aumentare però in misura marcata sono i divorzi che da 52.355 nel 2014 diventano 82.469 nel 2015.

La povertà assoluta cresce fra le famiglie numerose con figli minorenni. Nel 2016, le famiglie in condizione di povertà assoluta sono 1,6 milioni, per un totale di 4,7 milioni di individui poveri (il 7,9% dell’intera popolazione). Le famiglie che vedono peggiorare le loro condizioni rispetto all’anno precedente sono quelle numerose, soprattutto coppie con 3 o più figli minori (da 18,3% del 2015 a 26,8% del 2016). L’incidenza di povertà assoluta è più elevata fra i minori (12,5%) e raggiunge il suo minimo fra le persone di 65 anni e più (3,8%).
In generale, aumenta invece la percezione di un miglioramento dell’economia tanto che gli italiani riaprono i cordoni della borsa. L’Istat certifica infatti che per dormire e mangiare fuori la spesa torna “ai livelli pre-crisi” (+4,8%, da 122,39 a 128,25 euro)”.

Nel 2016 si registra un nuovo e più sostenuto aumento dell’occupazione (+293 mila unità), cui corrisponde un aumento del tasso di occupazione (15-64 anni) che raggiunge il 57,2%, un valore comunque molto al di sotto della media Ue (66,6%). L’aumento dell’occupazione riguarda solo i dipendenti (+323 mila), si concentra tra quelli a tempo indeterminato (+281 mila) e per la prima volta coinvolge anche i giovani. Prosegue con minore intensità il calo del numero di disoccupati (-21 mila) e del tasso di disoccupazione (11,7%). Anche gli inattivi sono in forte calo degli (-410 mila unità). A “sperare” in un lavoro sono 6,4 milioni di italiani, dato che unisce quanti cercano attivamente un impiego a coloro che pur desiderando un’occupazione non risultano a caccia o non sono immediatamente disponibili.

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