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Il politilogo Feltrin: "Servirebbe un governo di tutti"

"Sono convinto che i matrimoni innaturali, come quello tra la Lega e i 5 Stelle, siano destinati a finire male. La gravità del momento obbliga tutti alla loro responsabilità, se non altro verso la storia. I destini personali passerebbero in secondo piano”

31/05/2018

“Forse sono io che ormai sono anziano e devo andare in pensione”, scherza il politologo Paolo Feltrin, trevigiano, docente di Scienze Politiche all’Università di Trieste, quando gli facciamo notare che lo scorso 5 marzo, in tutte le interviste da lui rilasciate, compresa quella al nostro giornale, aveva escluso la possibilità di un’alleanza tra Lega e 5 stelle, a causa della lontananza su programmi e base elettorale. “Però - continua - anche se in modo rocambolesco, quella mia previsione non è stata al momento smentita. Sono convinto che i matrimoni innaturali siano destinati a finire male”.
Secondo il politologo non è stato in definitiva Mattarella a far naufragare, almeno per il momento, il Governo di Lega e M5S: “Se volevano fare il Governo lo facevano, e guardi che io sono tra coloro che pensano che Mattarella sia andato oltre il suo ruolo. Però Salvini mi deve spiegare cosa avrebbe fatto Savona di così diverso rispetto al fedelissimo Giorgetti. Perché la Lega non ha rilanciato un altro nome? la risposta è che non gli andava poi così male, se falliva la nascita del Governo”.
Resta, poi, l’interrogativo sulle ragioni politiche del veto di Mattarella: “La mia idea è che ci sia qualcosa che non ci è stato detto, dei dettagli che non sappiamo, in politica a volte capita. Quello che sarebbe pericoloso ora - aggiunge - è portare avanti tendenze manichee, come se la ragione e il torto siano tutte da una sola parte”.
Sul possibile nuovo Governo, Feltrin afferma di continuare a non capire “perché nessuno persegua la via maestra. Personalmente non ho apprezzato l’incarico a Cottarelli, non mi pare abbia un profilo e un curriculum così spiccati... E in ogni caso non capisco perché si debba fare il Governo con tutti fuori e non quello con tutti dentro, trasformando di fatto il Parlamento per due anni in Assemblea costituente, con il compito di riformare la nostra Carta e fare la legge elettorale”.
Probabile, invece, che si vada presto a nuove elezioni: “Ed è tutto da vedere che se si va a votare presto stavolta salti fuori una maggioranza. Chi l’ha detto che con il 40% si può ottenere la maggioranza dei seggi?”. E non mancano altri interrogativi: “M5S e Lega sono elettoralmente compatibili? Io vedo che in Veneto, o a Treviso, stando ai programmi, se ci sono due forze opposte, sono proprio queste. Io resto scettico”. Il docente trevigiano ritiene invece che un voto immediato possa parzialmente rianimare Forza Italia e il Pd: “La gravità del momento obbliga tutti alla loro responsabilità, se non altro verso la storia. I destini personali passerebbero in secondo piano”. Sullo sfondo, il futuro dell’Europa e della moneta unica: “Una questione molto complessa, non liquidabile in poche righe... Vede, io penso che con il senno di poi tutta la costruzione dell’Euro sia stata un errore. In tutta Europa si sta riflettendo su questo, e tale dibattito non va scambiato per antieuropeismo. Mi pare folle pensare per il nostro Paese a una campagna elettorale che si gioca tra europeisti e antieuropeisti. La questione è un’altra: come cambiare l’Europa? Siamo però in mezzo a un gioco pericolosissimo”. (B.D.)

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