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Il ministro D'Incà: "Non capisco le polemiche, il Parlamento è sempre stato aperto"

 "La settimana scorsa ci sono state lunghe riunioni in conferenza dei capigruppo. Abbiamo deciso insieme il calendario dei lavori, maggioranza e opposizione". No al voto a distanza, dice il ministro.

26/03/2020

“Il Parlamento è sempre stato aperto. Non capisco proprio da dove arrivino queste polemiche”. Lo afferma il ministro per i Rapporti con il Parlamento, il bellunese Federico D’Incà, in seguito ai molti mugugni di questi ultimi giorni. Troppo spesso, non solo secondo l’opposizione, il premier Giuseppe Conte è apparso come un “unico decisore”, anche complici le difficoltà del Governo, con un partito, il Movimento 5 Stelle, che ha dovuto sospendere sul nascere un ampio dibattito interno; un altro, il Pd, messo praticamente in quarantena per la positività del segretario Nicola Zingaretti; e infine un altro ancora, Italia Viva, che ha un piede fuori dalla maggioranza. Dopo un coinvolgimento delle opposizioni nella stesura del decreto Cura Italia, ciò non è avvenuto per gli ultimi due Decreti. Ma il Ministro assicura: “Tutti i passaggi parlamentari sono stati concordati anche con l’opposizione, nella conferenza dei capigruppo”.

Quindi, Ministro, il Parlamento non ha chiuso e non chiude?

E’ sempre stato aperto, per me questa polemica è incomprensibile. La settimana scorsa ci sono state lunghe riunioni in conferenza dei capigruppo. Abbiamo deciso insieme il calendario dei lavori, maggioranza e opposizione. Al momento al Senato ci sono quattro decreti, tra cui il Cura Italia, nel quale inseriremo anche i due decreti precedenti, per velocizzare l’iter. Alla Camera ci sono due decreti, tra cui la Legge Olimpica. Poi abbiamo programmato le audizioni del ministro Gualtieri e del premier Conte.

Perché, allora, a suo avviso, questa polemica?

La polemica innescata da Salvini la trovo irresponsabile. Tra l’altro, prima del decreto Cura Italia, il Governo ha voluto ascoltare le opposizioni. Mi pare che qualcuno in Parlamento si comporti in un modo, e poi in un altro nei talk show e sui social.

Cosa ci dobbiamo aspettare per le prossime settimane?

Abbiamo seguito una progressività nei provvedimenti, ma mi pare evidente che il Governo e il Paese hanno preso di petto la questione. Ora le indicazioni vanno seguite, e penso che la curva dei contagi sia destinata a diminuire. Certo, ci vorrà tempo e non si tratta di una cosa semplice. E’ una sfida nuova, una cosa così non si verificava da cento anni, cambiano i valori in campo. Credo sia centrale il richiamo alla solidarietà tra noi.

Il premier Conte è stato criticato per l’annuncio serale frettoloso, su Facebook. Poi, la firma del decreto è arrivata 24 ore dopo.

E’ normale che i decreti escano dopo rispetto al loro annuncio, non è la prima volta. E ciò è accaduto per ascoltare attentamente le richieste e le esigenze che ci arrivavano dal mondo economico. Viviamo in un’economia interconnessa, alcuni settori che non sembrano fondamentali hanno invece dei rapporti con segmenti di produzione che sono necessari. Abbiamo passato l’intera giornata sui codici Ateco, per capire cosa chiudere e cosa no. Il Paese rallenta ma non può fermarsi e dovremo ripartire, soprattutto aiutando i settori che più soffrono, a partire dal turismo e dal commercio.

In aula voterete tutti? Si era parlato di presenze “selezionate” per mantenere le distanze.

La conferenza dei capigruppo ha deciso che ci saremo tutti, certo con delle precauzioni. In alcuni momenti dei lavori saremo in ambienti diversi, ma il voto sarà in aula e tutti parteciperanno. Ho riscontrato una forte volontà di esserci.

Qualcuno ha parlato di voto online. E’ una possibilità sul tappeto?

No. Ci sono tante cose che si possono fare a distanza e le stiamo anche facendo. Ma nella fase decisionale la presenza fisica è importante.

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