mercoledì, 20 novembre 2024
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Emmanuel, nigeriano ucciso per difendere la compagna da insulti razzisti

Il 36enne nigeriano picchiato a sangue a Fermo da un giovane si è spento ieri pomeriggio. Era riuscito a fuggire con la compagna dalla violenza di Boko Haram.

Il 36enne nigeriano picchiato a sangue a Fermo, nelle Marche, da un giovane, si è spento ieri pomeriggio. Emmanuel e la compagna erano stati accolti otto mesi fa dalla Fondazione Caritas in veritate, guidata da don Vinicio Albanesi, che afferma: "Ci costituiremo parte civile. Sono gli stessi che hanno messo le bombe davanti alle nostre chiese"; erano fuggiti a Boko Haram, dopo aver attraversato il Niger e superato le terribili violenze della Libia, a causa delle quali la donna ha perso il bambino che aspettava. Nel gennaio scorso era stato lo stesso don Albanesi ad unirli informalmente in matrimonio, presso la Chiesa di San marco alle Paludi. Un sogno che si era avverato per i due giovani, visto che proprio per sfuggire alle violenze non erano riusciti a sposarsi in Nigeria. 
Era il primissimo pomeriggio di ieri quando Emmanuel e Chimiary stavano passeggiando in centro città, diretti verso la piazza principale per acquistare una crema. Si sono imbattuti in due giovani italiani, già conosciuti per la loro appartenenza al tifo organizzato della locale squadra di calcio. Secondo la ricostruzione della compagna di Emmanuel, uno dei due avrebbe iniziato a insultare con epiteti razzisti la giovane, cominciando a strattonarla, tanto da suscitare la reazione del marito. Con un paletto della segnaletica estratto dalla strada, uno dei due italiani ha colpito il nigeriano con violenti fendenti e un colpo probabilmente decisivo alla nuca. Una volta a terra, sempre secondo il racconto di Chimiary, il giovane sarebbe stato colpito ripetutamente. Soccorso dai vigili, dagli agenti di polizia e dai sanitari, dopo lunga attesa, le condizioni del giovane sono sembrate disperate. Alla ragazza, invece, sono stati concessi cinque giorni di prognosi. “Una provocazione gratuita, a freddo", ha ricostruito oggi in conferenza stampa don Vinicio Albanesi. Sono 124 i profughi accolti nella struttura del seminario di Fermo, tra cui 19 nigeriani. Non solo: “Per questa sera abbiamo già organizzato una veglia di preghiera. Vogliamo pregare e chiedere perdono per non aver saputo proteggere e accogliere una giovane vita, sfuggita al terrore per trovare poi la morte in Italia”. Ora il pericolo da scongiurare è una escalation di nervosismo tra i profughi e in città. Di certo, la Comunità di Capodarco – di cui don Albanesi è presidente – accoglierà Emanuel per sempre. La volontà è quella di mettere a disposizione uno dei loculi che la comunità ha nel vicino cimitero. 
Nel corso della conferenza stampa, don Albanesi ha anche lasciato trapelare una indiscrezione importante: “Ci sono piccoli gruppi di persone che si sentono di appartenere evidentemente alla razza ariana! Fanno capo anche alla tifoseria locale e secondo me si tratta dello stesso giro che ha posto le bombe davanti alle nostre chiese! E se lo dico, significa che non è una semplice impressione…”. Una dichiarazione che sembra imprimere una svolta importante anche alle indagini sui diversi attentati di cui sono state fatte oggetto quattro chiese fermane nei primi mesi dell’anno.

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