venerdì, 07 marzo 2025
Meteo - Tutiempo.net

Cento anni l'8 marzo!

Maria Luigia, originaria di Bavaria, sul Montello, racconta il suo secolo di vita tra tante difficoltà, profuga e migrante, superate con una forza e tanto coraggio che le vengono dalla sua roccia sicura: la fede che non l’ha mai abbandonata.

07/03/2019

E’l’8 marzo del 1919, un giorno che accende il sorriso sul volto di Giuseppe Camillo: la moglie Giovanna, profuga in Sicilia con lui, dà alla luce Maria Luigia. Una vita nuova dopo tante morti. La bimba ha un mese quando la famiglia sale su un treno che sferraglia verso la loro casa sul Montello. Che non c’è più: raffiche di bombe hanno fatto terra bruciata. E loro, costretti profughi, si sentono fortunati. Dalla casa malmessa alla baracca che profuma di nuovo, ma non diffonde il calore del vissuto. Nella baracca a Bavaria crescono Maria Luigia e i suoi quattro fratelli; là Giuseppe e Giovanna faticano a sfamare la prole. La piccola va a mendicare in quel di Giavera insieme alla sorellina e quando qualcuno, in un gesto di estrema generosità, offre loro un tozzo di pane, le bimbe lo divorano all’istante.
L’8 marzo 2019, nella Giornata internazionale della donna, Maria Luigia corona un secolo di vita tra una pentola da tener d’occhio e un piatto da sciacquare. Le pulizie, invece, sono compito delle nipoti: donne che sanno stare accanto agli anziani, al padre invalido ieri, alla zia oggi.  “A 12 anni - racconta - emigro ad Avellino, a servizio di una famiglia alla quale ero stata presentata dal Comune. Salgo sul treno merci con l’aria che sferza il corpo, lasciandomi addosso tosse e raffreddore. Sola, con la fame che morde, sola con un indirizzo in mano. Alla stazione di arrivo due carabinieri mi si avvicinano: “Dove vai?”, mi chiedono. Col capo chino, allungo l’indirizzo e loro mi accompagnano a una corriera. Intimorita salgo, mi rannicchio sul sedile fino a quando la signora seduta accanto sbircia il biglietto che tengo in mano”. La fermata è superata da un po’. La donna scende con lei e la accompagna a destinazione. Maria Luigia suona il campanello, un oggetto mai toccato prima: alla baracca ci si annuncia a voce. “Chi è?”. “Son mi”, risponde, ma la porta resta chiusa. Al terzo squillo e dopo ben tre “Son mi”, l’ingresso si apre. La sorpresa giunge col tramonto, al ritorno del marito. La moglie lo informa, senza possibilità di replica, che lei non vuole tenere quella ragazzina raffreddata e con la tosse. Il giorno dopo viene sistemata presso un farmacista, dove rimane per 5 lire al mese da spedire a casa, con la consolazione che lassù, sul Montello, c’è una bocca in meno da sfamare.
Il coraggio, la certezza di potercela fare, l’obbligo di contribuire alle finanze familiari è un refrain dell’epoca. I fratelli maggiori hanno energia da vendere, ma il lavoro è il grande assente in quella terra ferita. Una bimba, uno scricciolo nato l’8 marzo, fa la differenza in famiglia.
Una vita “a servizio” nelle famiglie
Maria Luigia Camillo ha già compiuto 15 anni quando torna in baracca: oggi sarebbe l’età delle scuole superiori, delle passeggiate in centro, di twitter e facebook. Per lei sono i tempi del bilanciere in spalla con i secchi colmi d’acqua attinta dalla fontana in piazza. Ma la ‘pacchia’ finisce presto e un mattino esce nella luce rosea dell’alba, attraversa il paese con la musica dell’acqua nei fossi, con la fuga di un gatto spaventato, col canto del gallo, con la voglia soffocante di arrendersi, di lasciar andare il treno verso Milano. E, invece, eccola a servizio, di nuovo a servizio ormai senza paure: il temperamento è forte dalla nascita, il carattere si sta formando grazie alle interazioni sociali.
Vien voglia di immaginare che la Festa della donna sia originata dalla storia di questa bimba, nata profuga, e di tutte le giovani che, come lei, sono partite verso le grandi città o altri Paesi in cerca di lavoro. In Italia, nel luglio del 1919 la legge Sacchi autorizza le donne ad accedere ai pubblici uffici, anche se resta il divieto per magistratura, politica e esercito. Sappiamo, però, che un po’ ovunque, in Europa e negli Usa, il fermento era già iniziato da tempo con la richiesta di diritti per secoli negati. Un’origine nata nella confusione, un argomento strattonato dalle ideologie politiche. Ma l’attenzione al problema aveva iniziato a prendere consistenza. In luoghi più lontani, invece, l’alba per le donne non è arrivata nemmeno oggi.
E’ il 1952, Maria Luigia lavora in Svizzera, ha 33 anni e un fidanzato. E matrimonio sia, con tanto di pranzo in famiglia e il profumo del pollo ’in tecia’ che vola via a stuzzicare le narici dei paesani. Viaggio di nozze? Mai entrato nella sua mente.
Punti di riferimento solidi
Nell’arco di 15 anni perde il suocero, la suocera e anche il marito Ettore: resta sola a 48 anni, sola con il cane, le galline, il podere e un pezzo di bosco. Di giorno all’aria aperta, di sera in cucina accanto al focolare con la corona tra le mani. “Il Signore mi ha sempre aiutato. Non devo far altro che ringraziarlo ogni giorno per la mia vita, la salute, gli affetti che mi ha regalato. Lui mi è sempre accanto. Ora recito il rosario, ma soltanto il rosario perché delle altre preghiere ho dimenticato qualche parola”. La fede è la roccia sicura.
Non riesce a capire l’andazzo dell’oggi, la superficialità dei rapporti, la mancanza di una bussola sicura, di una comunità solidale. Il pensiero va ai suoceri con i quali ha vissuto d’accordo grazie al grande rispetto reciproco. Forse la visione dell’anziana volge al pessimismo, ma è pur vero che ci sarebbe la necessità di resettare, per ripartire con dei punti di riferimento solidi. “Il matrimonio è un gioco, anzi nemmeno si sposano, stanno assieme, fanno figli, si separano”, un movimento sconsolato del capo accompagna le sue parole. Si alza e va a ravvivare il fuoco della stufa.
Buon compleanno signora Maria Luigia; il destino ha scelto la sua data di nascita per la Festa della donna. Il paletto dell’8 marzo resta il punto di partenza per diritti, doveri e per ridare centralità alla famiglia. Le donne hanno la forza di condurci al meglio. Lo devono a Maria Luigia, a se stesse e a tutti coloro che hanno lottato per i diritti.

SEGUICI
EDITORIALI
archivio notizie
16/01/2025

Di per sé, l’idea di una “conversione missionaria” della parrocchia non è una novità, perché essa agita...

TREVISO
il territorio