Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Il mondo del volley piange Giuseppe Giannetti, artefice del "miracolo" di San Donà
Una grave malattia lo ha portato via per sempre nella giornata di ieri. Aveva 63 anni, 22 dei quali trascorsi al Volley Pool Piave. Se oggi la società sandonatese è diventata una delle più forti in Italia nel settore giovanile, se molte giocatrici hanno potuto spiccare il volo nella pallavolo, se il movimento è cresciuto, è grazie a lui.
E’ stato il migliore. Uno di quegli allenatori che la pallavolo la insegnava. Di quelli che sapeva trarre il massimo da ogni giocatrice. Magari con metodi che potevano sembrare duri, ma che dietro nascondevano tutto il bene che voleva alle atlete e per questo sport. Per questo non c’è una sola persona che non serbi un grande ricordo di lui, che non abbia almeno un motivo per dirgli “grazie”. Per questo “Beppe” è stato il migliore.
Giuseppe Giannetti non c’è più.
Una grave malattia lo ha portato via per sempre nella giornata di ieri. Aveva 63 anni, 22 dei quali trascorsi al Volley Pool Piave. Se oggi la società sandonatese è diventata una delle più forti in Italia nel settore giovanile, se molte giocatrici hanno potuto spiccare il volo nella pallavolo, se il movimento è cresciuto, è grazie a lui.
Giuseppe Giannetti era nato a Carrara. Insegnante di educazione fisica, allenatore benemerito, docente nazionale, ha formato numerose atlete che hanno militato in Nazionale e in serie A: da Cacciatori a Piccinini, Cirulli, Conti, Secolo, Sangiuliano, Barazza, Zanin, Valentina Serena, Giulia e Marta Agostinetto, Boscoscuro…
Beppe Giannetti era arrivato al Volley Pool Piave, allora Ags (Associazione Giovani Sportivi), nel 1995. L’allora presidente Bruno Basso, che aveva da poco preso in mano la società, decise di dare una svolta all’impostazione organizzativa: puntava in alto per la prima squadra, oltre a dare nuovo impulso al settore giovanile. E così scelse il migliore, Giannetti per l’appunto. Vantava un curriculum già straordinario: 10 scudetti giovanili vinti a Carrara, due promozioni in A2, una promozione in A1, tante giocatrici “lanciate” nel grande volley, come Cacciatori e Piccinini; era anche nel giro della Nazionale, visto che, dal 1992, era secondo della Juniores.
Il suo arrivo rivoluziona il concetto di volley nel Sandonatese, con una conduzione semi professionistica e l’utilizzo dei giovani talenti. E porta un grande entusiasmo. Le cronache dell’epoca parlano di oltre 500 persone presenti alla prima partita di B2 con Giannetti in panchina. E l’Italia del volley inizia ad accorgersi del Volley Pool Piave. Un esempio: è gennaio 1997 quando Julio Velasco fa visita alla società e tre ragazze vengono convocate ad un raduno della Nazionale A (per la cronaca Tania Poli, Nadia Boem e Manuela Secolo).
A livello di prima squadra la società disputa quattro campionati di A2 e in tre di questi porta la squadra ai playoff per l’A1. Nel 2000 vince la Coppa Italia di A2 e, ad ulteriore conferma di come puntasse sulle giovani, con coraggio e consapevole di quanto poteva avere in cambio da loro, titolare in cabina di regia è la diciottenne Rachele Sangiuliano (poi premiata come migliore giocatrice della finale). Come giovanili, da quando Giannetti è arrivato a San Donà di Piave, con la sua direzione tecnica, la società ha vinto dieci scudetti (il primo nel 1998 con la Juniores, con una squadra di grandi talenti), tanti titoli provinciali, regionali, medaglie di bronzo e d’argento, giocatrici date alle varie Nazionali e tra A2 e A1. La società è prima nel ranking del Veneto e seconda a livello nazionale. Ma è stata una crescita complessiva per la pallavolo, anche attraverso il beneficio che ha portato ai tecnici che hanno potuto lavorare con lui.
“E’ difficile scegliere un momento tra i tanti vissuti in questi 22 anni – ricorda il presidente Massimo Buscato – perché sono stati veramente tanti. Non voglio ricordare una vittoria o una medaglia in particolare, ma solo un esempio di come lui fosse e di quanto abbia dato. Con le giocatrici era un po’ duro ed i suoi metodi potevano sembrare molto severi: ma lui lo faceva per il bene delle ragazze ed infatti non c’è stata una sola giocatrice che non abbia compreso il suo messaggio ed il fine dello stesso, rivolto alla crescita della persona e dell’atleta. Anzi, ho sempre visto tante che hanno mantenuto i contatti e magari sono passate, anche solo una volta, per salutarlo. E’ stato, per tutti, un allenatore ed una persona straordinaria. Grazie Beppe”.