Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Essere consapevoli della propria vulnerabilità
Non nascondere i propri limiti significa rende possibile un reciproco e continuo scambio di doni tra esseri umani. Anche se l’esposizione emotiva ci mette nella condizione di poter essere feriti, dall’altro lato ci dà la possibilità di crescere ed evolverci verso la versione migliore di noi stessi
Il mito e la tentazione della perfezione sono sempre in agguato dietro l’angolo della vita, lì dove meno ce li aspettiamo. Pare che dobbiamo essere sempre sul pezzo, puntuali e organizzati oltre misura. La vita come una corsa a ostacoli da saltare: scuola, sport meglio se agonistico, strumento musicale meglio se avanzato, diploma, laurea, lavoro, macchina, casa, fidanzata, famiglia, avanzamento di carriera, figli e ripetere. Obiettivi assolutamente positivi e arricchenti se presi uno a uno, ma sempre più incalzanti, conquistati i quali la persona dovrebbe, finalmente, sentirsi adeguata alla vita. E invece scopriamo che abbiamo bisogno di altro o almeno di altri atteggiamenti per vivere davvero.
Atteggiamenti in cui, non avendo paura di perdere qualcosa agli occhi di sé e degli altri, guadagni la solidità e serenità interiore di chi non fa sempre finta che “vada tutto bene” e sceglie di essere pienamente se stesso. Atteggiamenti imperfetti ma che ci rendono veramente umani e proprio per questo più amabili. “Non lo so, ma posso informarmi”. “Non capisco, per favore spiegami”. “Non sono capace, grazie se mi insegni”. “Ho sbagliato, rifaccio”. “Ho sbagliato con te, perdonami”. “Non è colpa tua se io… ma una mia responsabilità”. “Mi piacerebbe andare da quelle parti, ma non da sola”. “Per favore, grazie, prego”. “Sono stanco, continuerò domani”. “Non me la sento, non è adatto a me”. “Semplicemente no. Non ho tempo, non ho energie, non ho soldi. Ho altre priorità”. “Ho bisogno di parlare con qualcuno, oppure di chiedere un consiglio, magari di ricevere un abbraccio”.
Soprattutto quest’ultimo atteggiamento si scontra con uno dei limiti umani più radicati: quello per cui non dovremmo mai dire ciò di cui abbiamo bisogno, perché dovrebbero essere pochi altri selezionatissimi ad accorgersene. Non c’è nulla di male anzi c’è solo bene nel riconoscere di aver bisogno di aiuto e nel chiederlo. Com’è duro un mondo di persone che non vogliono chiedere o che confondono il saper ricevere col pretendere e prendere! Non nascondere il limite significa mostrare quella vulnerabilità che rende possibile un reciproco e continuo scambio di doni tra esseri umani. La vulnerabilità è quell’incertezza che ci accompagna sin da bambini, data dal timore di esporsi e di rischiare emotivamente per la paura di non essere accolti e compresi. Sì, anche se l’esposizione emotiva ci mette nella condizione di poter essere feriti, dall’altro lato ci dà la possibilità di crescere ed evolverci verso la versione migliore di noi stessi, imparando anche da tutti gli errori che facciamo ogni giorno.
Allora teniamo sempre vivo e consapevole il contatto con la nostra vulnerabilità. E in conclusione, come disse molto scherzosamente qualcuno, “Rilassati: Dio esiste, ma non sei tu”.