Questo tempo particolare, che ci vuole preparare nella duplice attesa del Natale del Signore e del suo...
Battesimo di Gesù: Rito efficace che trasforma il quotidiano
La domenica che segna il passaggio dal tempo di Natale al “tempo di tutti i giorni” propone ogni anno l’annuncio del battesimo di Gesù compiuto da Giovanni. Questo racconto è presente in tutti e tre i vangeli “sinottici” (cioè i vangeli secondo Matteo, Marco e Luca, che si possono confrontare “a colpo d’occhio”).
L’evento iniziale che rivela chi sia Gesù. Nel vangelo secondo Luca è avvenimento che segna un passaggio importante nella vita di Gesù. Ma il “battesimo di Giovanni” non è il gesto che lo trasforma nel Figlio di Dio. E’ piuttosto l’occasione per manifestare a «tutto il popolo» la sua identità: il «discendere» dello Spirito Santo e la «voce dal cielo» avvengono durante la preghiera di Gesù, come manifestazione che va oltre lo stesso gesto del battesimo. Testimoniano che in lui è presente fin da principio il compimento delle promesse di Dio al suo popolo (Lc 4,16-21) grazie al rapporto profondo e personale che da sempre lo costituisce Figlio del Padre. Rapporto che si rivela in un «tu» di Dio diretto e coinvolgente, di cui «tutto il popolo» è testimone. Colui che chiama i discepoli a seguirlo, quindi, è colui che vive in una relazione unica con Dio, come «Figlio amato», e che proprio per questo intreccia con tutti quelli che l’accolgono relazioni dense della misericordia e dell’amore del Padre. Si inaugura così secondo l’evangelista, nel passaggio di Gesù dalla vita a Nazareth alla vita “manifesta”, “pubblica”, il tempo decisivo del rinnovamento generato dallo Spirito Santo, che procederà nella comunità cristiana (Atti 2,1-4.42-47) fino al “venire” ultimo di Gesù stesso (Atti 1,11).
Un’immersione, un passaggio a pienezza. Mi limito a rilevare dal brano proposto in questa festa due sottolineature relative al “battesimo”. La prima valorizza il significato letterale del termine: “immergere”. Gesù “si lascia immergere” nell’acqua insieme a «tutto il popolo»: possiamo interpretare questo gesto come un “lasciarsi immergere” nella condizione umana che non solo è fragile, ma che anche tanto spesso va in pezzi nelle situazioni quotidiane, in scelte di rifiuto della solidarietà, in reazioni di violenza e di morte, in preoccupazione ossessiva per se stessi... rompendo la relazione con gli altri e con Dio. Un’umanità che manifesta il bisogno di «un battesimo di conversione per il perdono dei peccati» (Lc 3,3), il quale rischia tuttavia di essere incapace di offrire una reale possibilità di cambiamento, perché è “battesimo d’acqua”, che si limita a lavare, non ancora di «Spirito Santo e fuoco», che trasforma in profondità (Lc 3,16). Gesù si immerge nella condizione rischiosa, fragile e violenta dell’umanità, fino a pagare le conseguenze di questa scelta morendo in croce. Eppure, è proprio questa scelta, compiuta in quanto Figlio amato, che genererà salvezza nel dono del suo stesso Spirito al Padre, affinché diventi dono di trasformazione per tutta l’umanità (Lc 23,46 e 24,49). Il battesimo, al tempo di Giovanni avvertito come rito di passaggio da una condizione di peccato ad una volontà di conversione, diventerà nell’esperienza dei discepoli gesto simbolico per eccellenza che apre la vita ad una novità fecondata dallo Spirito Santo, il quale viene donato a tutta la comunità (Atti 2,1-4). Ed è questa la seconda sottolineatura: il battesimo «nel nome di Gesù Cristo» (Atti 2,38) si fa gesto ecclesiale efficace nel far passare alla vita nuova, la vita che condivide il passaggio nella morte e nella risurrezione di Gesù.
Da un rito lontano a rito efficace per la vita quotidiana. Nella nostra esperienza il battesimo è rito lontano e spesso smarrito, passaggio di cui si è persa traccia. E tuttavia, non è tale nella memoria d’amore del Padre, non lo è nella continua chiamata di Gesù a seguirlo, non lo è nell’azione tenace dello Spirito. Questo gesto efficace compiuto su di noi da una comunità cristiana ci ha aperto alla possibilità di crescere come figli e figlie, di passare ad una vita di fraternità che testimoni quell’amore capace di trasformare le nostre relazioni.
E’ grazie a quel gesto pur lontano nel tempo che in noi agisce lo Spirito Santo, il quale ogni giorno si offre di generare in noi «gli stessi sentimenti di Cristo Gesù» (Fil 2,5): un “sentire” che ci rende capaci di “immergerci” anche noi nella controversa, fragile, vulnerabile situazione del mondo in cui viviamo, per farci prossimo a chi incontriamo. Diventiamo così creativi nel far crescere gesti di solidarietà, di tenerezza, di ascolto, di misericordia, di amore... gli stessi gesti che Gesù ha vissuto nella sua vita di «Figlio amato». E tutto ciò non da soli, ma “immersi” in una comunità in cui ci si sostiene a vicenda nel nostro quotidiano cammino dietro a lui.