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Eriprendiamo il cammino verso Pasqua ritornando a una scelta: è il primo passo, quello di scegliere verso dove andare, verso dove orientare la propria vita. Il brano che viene sempre proposto in questa prima domenica di Quaresima è, infatti, quello di un Gesù che viene “messo alla prova” nelle sue scelte di fondo.
Messo alla prova nel suo mantenersi figlio. Messo alla prova non dal Padre, ma da colui che lo vuole dividere dal Padre, dal «diavolo», il «divisore», che gli propone una serie di possibilità senz’altro seducenti. Tre, a riecheggiare anni dopo nel triplice rinnegamento di Pietro, nella notte della condanna (Lc 22,54-62), e nelle tre forme di scherno sotto la croce (Lc 23,35.37.39). La prima “tentazione”, di fare come Dio, che aveva rivelato la propria potenza nel dare al suo popolo pane in pieno deserto. La seconda, di diventare Signore del mondo, capace di dominare ogni volontà umana. La terza, di mettere alla prova Dio stesso, nel Tempio a Gerusalemme, centro della terra d’Israele e dell’alleanza di Dio con il suo popolo. Dimostra che tu hai lo stesso potere di Dio, provvedere pane per la tua fame; dimostra che tu davvero puoi comandare il mondo, sottomettendo l’umanità. Dimostra che Dio è definitivamente dalla tua parte, ha a cuore la tua vita. Provocazioni che chiamano a scegliere, che prospettano altro dal rimanere fedele come Figlio obbediente. E la scelta di Gesù, invece, è di non far violenza al creato piegandolo ai propri bisogni, di non far violenza all’umanità per sottometterla alla propria gloria, di non forzare Dio per renderlo servo della propria affermazione. Scegliendo, piuttosto, di affidarsi a quel volto di Padre da lui intuito fin dal principio del suo cammino, il volto di un Padre che lo dichiara Figlio amato, in tutta l’energia vitale del suo stesso Spirito (Lc 3,21-22). Scelta che fa emergere con chiarezza quella sua identità più profonda e autentica, di Figlio che si fida del Padre. Quelle provocazioni tentatrici, tuttavia, non si allontaneranno mai del tutto dalla sua vita, in attesa del momento più propizio: sulla croce, quando tutto sembra dire che Dio lo ha abbandonato – e Gesù risponde affidandosi ancora a lui (Lc 23,46).
Scegliere tra il potere della fiducia e la fiducia nel potere. Scegliere tra ciò che si è sperimentato del volto di Dio, affidando a lui la propria vita, e il potere di adeguare la realtà ai propri bisogni, il potere di dominare a tutti i costi sull’umanità, il potere di sottomettere a sé Dio stesso. Deliri di onnipotenza, oggi li chiameremmo. E se ci guardiamo attorno, quanti se ne lasciano dominare: nel forzare il mondo alla propria volontà, a qualunque costo, imponendo agli altri la propria verità, illudendosi di arruolare Dio stesso tra i propri sostenitori.
A noi, ancora una volta, è proposta la scelta, se seguire costoro o ritrovare lucidità di pensiero critico, di cuore che ritrova il senso di amare, della sapienza di un corpo che riconosce i propri limiti: persone che decidono non di mettersi al di sopra della vita di chiunque altro, ma a servizio di un vivere comune che riconosca dignità a ogni uomo e donna, che non smarrisca il senso della fragilità e della condivisione, che ritrovi nelle scelte di Gesù il cammino che apre alla speranza.
Scegliere il passo della speranza. Una speranza che non deluda, fin dentro le forze immani dell’economia e della tecnologia, dei deliri di onnipotenza che queste possono generare. Affidandoci a colui che, proprio perché è «stato messo alla prova» e ha «sofferto personalmente (...), è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova» (Eb 2,18; 4,15). Ricordando, ancora una volta, che la sua via non salva dalla morte, ma piuttosto apre, fin dentro ogni morte, una fessura di Pasqua. Una speranza che non delude, perché ritrova in comportamenti condivisi di solidarietà, di cura reciproca, di tenerezza e di accoglienza, ciò che ancora nutre la propria fede nell’amore del Padre. Sentiamoci responsabili di simili atteggiamenti, perché sono in grado di costruire comunità capaci di testimoniare che il “passo della nostra scelta” può suscitare, anche in altri, speranza e desiderio di conversione a un mondo più umano.