mercoledì, 29 gennaio 2025
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In sala “Emilia Pérez” di Jacques Audiard

Due importanti titoli in sala a gennaio 2025 provenienti dai festival di Cannes e Venezia: “Io sono ancora qui” del brasiliano Walter Salles ed “Emilia Pérez” del francese Jacques Audiard.

“Io sono ancora qui”. All’81ª Mostra del Cinema della Biennale di Venezia ha ottenuto il riconoscimento per la miglior sceneggiatura e il premio cattolico Signis. È “Io sono ancora qui” (“Ainda estou aqui”) di Walter Salles, autore di “Central do Brasil” (1998) e “I diari della motocicletta” (2004). Il film affronta una drammatica storia vera con la forza di una narrazione asciutta: prendendo le mosse dal libro di Marcelo Rubens Paiva, ricostruisce l’arresto e la sparizione per mano dei militari del deputato Rubens Paiva nel 1971 a Rio de Janeiro; una battaglia per la verità condotta per trent’anni dalla moglie Eunice.

Salles firma un’opera solida e riuscita per dinamica di racconto ma anche per i temi di matrice sociale. Un film di impegno civile che si fa custode della memoria comune, quella delle vittime della violenza militare, delle sofferenze dei desaparecidos e dei loro familiari lasciati a tormentarsi in cerca di risposte. Il racconto, in particolare, è centrato sulla figura di Eunice Paiva, che l’attrice Fernanda Torres abita con grande intensità e spessore, una donna che si fa simbolo di madri, mariti, figli, genitori che hanno condotto una battaglia legale con le istituzioni per conoscere la verità, per avere un corpo cui dare degna sepoltura. Consigliabile, problematico, per dibattiti.

“Emilia Pérez”. È uno dei grandi favoriti per la corsa all’Oscar, dopo aver incassato 10 candidature agli 82mi Golden Globe (e 4 statuette vinte tra cui miglior film commedia-musicale e film internazionale). È “Emilia Pérez” di Jacques Audiard, una storia fosca e trascinante che fonde thriller, mélo, musical e dramma esistenziale. Tra i produttori i fratelli Dardenne e Saint Laurent. La storia ci porta a Città del Messico, dove Rita è un’avvocata che fatica a muoversi nei meccanismi della giustizia. Un giorno riceve una proposta da un potente boss del narcotraffico, Manitas: l’uomo chiede il suo aiuto per trovare un chirurgo che lo possa far diventare donna. Cresciuto in un ambiente criminale virile e spietato, Manitas cambia sesso, costruisce una nuova identità e diventa Emilia Pérez, provando a passare dalla malavita all’impegno sociale...

Audiard confeziona un film che parla di donne coraggiose e imperfette, che provano a cambiare corso alla propria esistenza. Un film che abita i territori della malavita e della corruzione morale, muovendosi in un perimetro alla “Gomorra” e “Narcos”, che però prende anche una piega diversa proprio per lo sconfinamento di genere narrativo-stilistico. Tematicamente denso, complesso e sfidante, “Emilia Pérez” colpisce per lo stile di regia e per le interpreti – le ottime Zoe Saldaña, Karla Sofía Gascón, Selena Gomez e Adriana Paz – che offrono una performance maiuscola. Un’opera che scandaglia i sentieri della disperazione provando ad accendere qualche bagliore di possibilità. Complesso, problematico.

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