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In sala dal 6 febbraio “The Brutalist” e “Diva Futura”

Dal Concorso all’81ª Mostra del Cinema della Biennale di Venezia (2024) all’uscita in sala

Dal Concorso all’81ª Mostra del Cinema della Biennale di Venezia (2024) all’uscita in sala. Parliamo del film inglese “The Brutalist” di Brady Corbet e dell’italiano “Diva futura” di Giulia Louise Steigerwalt.

“The Brutalist”. A Venezia81 ha vinto il Leone d’argento Premio speciale per la regia. È il regista, sceneggiatore e attore statunitense Brady Corbet, che con “The Brutalist” firma il film che cambia corso alla sua carriera: un’opera “spiazzante” per estetica, traiettoria narrativa e durata (215’), che ha trovato immediatamente il favore della critica registrando nella corsa ai Premi Oscar 2025 ben 10 candidature di peso tra cui miglior film, regia, attore protagonista Adrien Brody come pure non protagonisti Felicity Jones e Guy Pearce. La storia. Stati Uniti 1947, l’architetto ebreo László Tóth, proveniente dall’Ungheria, prova a ricostruirsi una nuova vita con la speranza poi di portare lì anche la moglie e la nipote, rimaste in Europa. László sperimenta vari lavori, spesso i più umili, trovando alloggio in strutture caritative. Un giorno viene notato da un influente mecenate che gli affida dei progetti per la sua abitazione...

Girato in 70mm, il film affronta la parabola di un migrante europeo che prova ad abitare il sogno americano, ad aggrapparsi all’idea che nella terra “a stelle e strisce” tutto sia possibile. E all’inizio l’ascensore sociale sembra mettersi in movimento. Ben presto però emergono tutte le ombre di una società schiava del denaro e della corruzione morale. “The Brutalist” è costruito con cura visiva e narrativa, tra ricercatezza formale, meticolosa scrittura del copione, con una messa in scena importante e una componente musicale raffinata. Complesso, problematico, per dibattiti.

“Diva futura”. Nel 2023 con “Settembre” ha vinto il David di Donatello come miglior regista esordiente. È Giulia Louise Steigerwalt, ora in sala con la sua opera seconda, “Diva futura”, dopo un passaggio in Concorso a Venezia81. Il film è un viaggio socio-culturale nell’Italia degli anni ’80-’90 che si scopre “abbagliata” dalla pornografia cinematografica. Protagonisti Pietro Castellitto, Barbara Ronchi e Denise Capezza. La storia. Roma, anni ’80-’90, Riccardo Schicchi intuisce il cambiamento sociale in atto e forza la mano proponendo una cultura del porno tra spettacoli dal vivo e film. Fonda la casa di produzione Diva Futura e le sue star fanno breccia tra giornali e programmi Tv, arrivando persino in Parlamento...

La Steigerwalt mette a fuoco lo sbandamento per la pornografia audiovisiva nel Paese raccontando i suoi protagonisti. È come se volesse dare un volto e un’anima a quell’industria a luci rosse, fatta non solo di una fisicità mercificata, ma anche di persone con sogni, desideri e tante fragilità. La regista muove la macchina da presa senza avanzare giudizi, cercando di allargare il campo dello sguardo e di cogliere genesi e dimensione di un fenomeno divenuto di massa. Il racconto parte con toni pop e ironici, ma piano piano si avvita in una vertigine di amarezza e solitudine, mostrando tutte le contraddizioni e miserie di un mondo che non offre felicità o salvezza, ma solo fugace fama e tanta degradazione. Complesso, problematico, per dibattiti.

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