Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
Se questo è un fiume.... Piave sempre più a secco
La denuncia sulla situazione del Medio Piave, tra la Priula e Maserada, arriva dal circolo Piavenire di Legambiente e da Italia Nostra. Per tre volte in un mese e mezzo si è ripetuta la stessa situazione.

“Ora è tornata un po’ d’acqua nei greti del Medio Piave, ma per giorni abbiamo avuto di fronte uno spettacolo scandaloso che passa per lo più ignorato: ghiaie assolate ricoperte di alghe marroni in putrefazione con stormi di gabbiani in competizione con gruppi organizzati di cornacchie grigie che divoravano migliaia di pesci di taglie diverse a bocca aperta e con la pancia all’aria. Tra i sassi milioni di avannotti a rendere l’aria irrespirabile per l’odore di morte che esalava dagli alvei asciutti...” E’ la descrizione che viene fatta del Piave, nel tratto compreso tra la Priula e Maserada, in questo periodo, nel corso di una nota diffusa da Romeo Scarpa, presidente di Italia Nostra, e Fausto Pozzobon, presidente del circolo Piavenire di Legambiente.
La scena – continua il comunicato - si è ripetuta per ben tre volte nell’arco di un mese e mezzo: già a metà maggio, fatto inusitato anche per questo nostro fiume in agonia, all’epoca dell’arrivo, dalle acque salmastre del basso Piave, delle lasche (marcandoe per la popolazione delle grave) e delle cheppie (ciepe in dialetto delle rive fluviali) per la riproduzione nella fascia delle risorgive in greto, la Piave è andata in condizioni di sofferenza nel giro di pochissime ore, senza più acqua neppure negli avvallamenti più profondi. La stessa situazione si è ripetuta all’inizio di giugno ed ancora ai primi di luglio fino a qualche giorno fa! Tutto questo nell’indifferenza delle Amministrazioni Comunali rivierasche! Non c'è stato neppure un ordine del giorno votato in un qualche consiglio comunale, nemmeno un allarme sui giornali dell’Osservatorio del Paesaggio del Medio Piave, che dovrebbe essersi accorto delle ricorrenti secche del fiume magari a corollario delle ripetute commemorazioni della battaglia del Solstizio”.
Il comunicato ricorda che la Piave è inoltre inserita nell’elenco delle zone della “Rete Natura 2000” (direttive EU “Uccelli” ed “Habitat” Z.P.S. 3240023 Grave della Piave ) e quindi dovrebbe essere oggetto di specifica tutela da parte della Regione Veneto in primis. Per non parlare dell'ignorata Direttiva Acque 2000/60 o del Piano di Gestione della citata Zona di Protezione Speciale “Grave della Piave”.
Tale strumento fondamentale giace, depositato in Regione Veneto, da ormai due anni in compagnia del Piano di Gestione del fiume Sile. Tale piano prevede per il Minimo Deflusso Vitale dalla stretta di Nervesa un volume minimo che innalza il volume minimo di acqua nel fiume dagli attuali 10 mc/sec al triplo, cioè 30 mc/sec perché sia garantita la vita nel fiume, anche in periodi di siccità estiva od invernale .
Concludono Pozzobon e Scarpa: “Poniamo pubblicamente alcune semplici domande alle nostre Istituzioni: è mai possibile che non vi sia stato un pronunciamento da parte dell’Assessorato all’Ambiente regionale ? Cosa vuole fare il nuovo Assessore? Si può continuare a perpetuare un tipo di colture “idrovore” in tutta la pianura trevigiana senza un ripensamento che privilegi la vita e la biodiversità del nostro corso d’acqua ? Si può continuare a concepire questo fiume alpino come un canale scolmatore in cui si rilascia acqua quando non serve per le dighe del sistema idroelettrico e per le irrigazioni nell’alta pianura?”.