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Cattolici e centrosinistra: più presenti per difendere la democrazia

Inizio d’anno con i convegni di Comunità democratica a Milano, e di Libertà eguale a Orvieto. Dibattito tra alcuni esponenti triveneti del Partito democratico. Alcuni spunti sono arrivati anche dalle conclusioni della Settimana sociale di Trieste
23/01/2025

Il nuovo anno porta con sé una rinnovata voglia, da parte dei cattolici in politica, in questo caso di coloro che sono impegnati nel centrosinistra, si “esserci”, di “contare di più”. Un protagonismo, si vedrà se più o meno passeggero, che ha un’inevitabile ricaduta politica, quella di una critica, più o meno esplicita, alla segretaria del Pd, Elly Schlein, accusata di aver spostato troppo a sinistra un partito che era nato per mettere insieme le maggiori “culture riformiste” del Paese, compresa quella cattolica democratica.

Sono stati due, in contemporanea, gli appuntamenti che hanno dato corpo a questi obiettivi. Sabato 18 gennaio, a Milano, si è ritrovata “Comunità democratica”, la componente, guidata dall’ex ministro Graziano Delrio e da Pierluigi Castagnetti, che ha l’obiettivo, appunto, di rendere visibile l’ispirazione e la presenza dei cattolici democratici nel centrosinistra, e soprattutto, almeno a oggi, nel Partito democratico. Tra gli intervenuti, anche Romano Prodi.

Un incontro che, esplicitamente, ha tratto impulso dalla recente Settimana sociale dei cattolici di Trieste. Tra i relatori, anche la prof. Elena Granata, vicepresidente del Comitato preparatorio dell’appuntamento promosso dalla Chiesa italiana. Quest’ultima, come racconta la consigliera regionale del Pd Annamaria Bigon, veronese, “ha precisato che servono i legami per guarire la democrazia. Occorrono, al tempo stesso, uno sguardo nuovo e la difesa della Costituzione”.

Bigon è stata una delle non numerosissime presenze dal Veneto al convegno di Milano. “L’ultima cosa che ci passa per la testa - spiega - è fare una corrente, men che meno un altro partito. In particolare, non ha senso pensare a un partito dei cattolici. Piuttosto, pensiamo a un’area di approfondimento sui temi urgenti, che riguardano i cittadini, e che spesso trovano una politica incapace di fornire risposte concrete”.

Secondo la consigliera regionale, “la tradizione del popolarismo cattolico rappresenta un valore aggiunto per la politica italiana. Il nostro obiettivo è quello di riportare nell’azione politica il mondo attivo della società civile, contrastando una visione della politica come mera gestione del potere. Ci impegniamo a dare priorità ai più vulnerabili e fragili, affrontando questioni fondamentali come la natalità, la crisi demografica, i diritti sociali e civili, la sanità, l’ambiente e la famiglia”.

Tesi enunciate, nel suo atteso intervento di “discesa in campo”, da Ernesto Maria Ruffini, ex direttore dell’Agenzia delle entrate, evocato nelle ultime settimane come “federatore” delle componenti centriste del fronte progressista: “Il punto - ha detto - non è costruire nuovi partiti o aree all’interno di un partito, ma coinvolgere nuovi elettori, andando a cercarli in quella metà di popolazione che ha smesso di affidare alla politica le proprie speranze”.

A Orvieto si è, invece, ritrovata l’associazione Libertà eguale, che mette insieme cattolici, come gli ex “fucini” Stefano Ceccanti e Giorgio Tonini, con esponenti di altre culture riformiste, di matrice socialista e liberal-democratica. L’idea di fondo, in questo caso, è che i cattolici sono chiamati a promuovere la democrazia e le riforme in fecondo dialogo con altri. Anche a Orvieto c’era un padre nobile, l’ex premier e commissario europeo, Paolo Gentiloni. Alcuni interventi di Milano e Orvieto sono stati reciprocamente trasmessi in streaming, perché venissero ascoltati dall’altra platea.

“Io - spiega il trentino Giorgio Tonini - preferisco vedere i molti punti in comune dei due convegni. Il tema centrale è la preoccupazione per la democrazia, che oggi più che mai, è una «fragile navicella», per usare un’espressione di Jacques Maritain, e lo è a tutti i livelli. La dimensione dei problemi è ben più importante di qualche piccola scaramuccia. Se, poi, ci spostiamo all’interno del centrosinistra, lo vediamo ancora frammentato e non competitivo, mentre il centrodestra mantiene, nel complesso, una sua compattezza. Mi pare che dai due convegni siano uscite delle proposte, non per rappresentare piccoli mondi, ma la società nel suo insieme. Si tratta di pensare, riflettere, ascoltare la società e cercare risposte realistiche. Tutto questo, si chiama riformismo”.

Nel Pd, c’è anche chi guarda con un certo scetticismo all’incontro di Milano, come il trevigiano Matteo Favero, che, in occasione dello scorso Congresso, ha sostenuto Elly Schlein: “Ogni discussione, in un partito vivo e inclusivo come il Pd - dice - è utilissima e legittima. Ma il «peccato» di pensare di interpretare l’opinione maggioritaria dei cattolici è illusorio. Va, infatti, considerato che i cattolici votano come tutti gli altri cittadini italiani, e il consenso dei cattolici stessi si spalma in modo omogeneo a seconda del peso dei rispettivi partiti votati. Da cattolico, penserei, piuttosto, all’impegno da dare ai valori del cattolicesimo: amore per il prossimo, rispetto del Creato, inclusione e solidarietà, pace. E questi ambiti, il Pd, li tiene tutti insieme”.

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