mercoledì, 16 aprile 2025
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Metropolitana di superficie: treno perso?

Il Veneto rivendica la scelta di aver rinunciato al progetto. E spiega di voler andare avanti comunque sulla mobilità sostenibile. Ma i numeri non sembrano dare ragione a questa strategia... In regione usiamo l'auto privata come nessuno in Italia

La Regione Veneto, lo scorso luglio, ha risposto alle criticità del trasporto pubblico con il nuovo Piano regionale dei trasporti 2020-2030. Il Piano ha un obiettivo ambizioso: “Il Veneto del 2030 vuole essere una regione con una mobilità sempre più sostenibile, attenta alla salute, all’ambiente, e capace nel contempo di creare migliori opportunità di lavoro, studio e fruizione del tempo libero”. Il Piano cancella il Sistema ferroviario metropolitano regionale, Sfmr, la metropolitana con treni cadenzati a 15 minuti l’uno dall’altro per la mobilità extraurbana. Non ci sono i soldi per quel progetto e come ha ribadito l’assessore ai Trasporti, Elisa De Berti: “Noi utilizziamo bene le poche risorse che abbiamo, senza sprechi. D’altra parte, non applichiamo l’addizionale Irpef, come invece fanno altre regioni. L’Università La Sapienza di Roma ha indicato proprio il Veneto come esempio virtuoso. Sicuramente, è sempre possibile fare meglio, ma il nostro sistema di trasporto pubblico locale è efficiente. Faccio presente come il Sfmr, tanto invocato, richieda in realtà, a monte, tutta una serie di investimenti sull’infrastruttura ferroviaria. E’ stato chiesto l’aumento del numero dei treni, ma alcune linee sono già sature. Sarà proprio l’Alta Velocità che, liberando la linea storica Milano- Venezia, permetterà di implementare l’offerta dei treni”.

Sul nuovo piano saranno investiti circa 19 miliardi fino al 2030 e di questi il 62 per cento sui collegamenti ferroviari. Tutela ambientale, turismo, mobilità delle merci, interconnessione con l’Europa, sicurezza e nuove tecnologie sono le parole d’ordine del piano. A De Berti si imputa la mancata realizzazione di due obiettivi del precedente piano del 2019, ovvero il biglietto unico e il Smfr. Ancora oggi si viaggia, tranne eccezioni, con tanti biglietti diversi da mezzo a mezzo, il treno ha un sistema, l’autobus un altro, chi poi va a Venezia deve affrontare anche il tema della “carta Venezia”. La pandemia ha costretto all’innovazione, sono stati introdotti i biglietti dematerializzati, ma il tutto resta diversificato nei vari mezzi. Sul Sfmr, dopo la controversa vicenda giudizia con i progettisti di Net Engineering restano le banchine rialzate in alcune stazioni, infrastrutture che dovevano diventare stazioni, enormi parcheggi scambiatori e la promessa, non mantenuta, degli orari cadenzati ogni 15 minuti.

L’intuizione sembrava felice: sfruttare, innovandole, le vecchie linee ferroviarie per creare tratte veloci e frequenti che portassero i pendolari a preferire il ferro alla gomma. Un miliardo è stato speso per sottopassi, cancellazione di passaggi a livello (66 su 407), parcheggi, nuove stazioni (9 sulle 37 previste), acquisto di nuovi treni (24 sui 120 preventivati), sistemazione di banchine delle stazioni (22 su 162). Il Veneto ha acquisito nuovi mezzi: si chiamano Rock (47) e Pop (31), di fatto degli elettrotreni molto veloci e con grande spunto in partenza. Sono state elettrificate le linee Bassano-Padova, Padova-Montebelluna, la Conegliano-Vittorio Veneto-Belluno. Ciò non ha impedito, secondo il rapporto Pendolaria di Lega ambiente, una diminuzione dei viaggi regionali giornalieri in treno nel Veneto (-7.500), mentre nel resto d’Italia è un vero “boom” per le linee “metropolitane”, 270mila viaggi in più al giorno.

Il Veneto detiene due record paralleli, quello del maggior numero di città con sforamenti da pm10, quasi tutti i capoluoghi si collocano nei primi 10 posti in Italia, e quello del minor numero di persone che utilizzano i mezzi pubblici, secondo i dati del 2019 diffusi dal rapporto Pendolaria. Confrontando il 5,3 per cento di popolazione che utilizza il trasporto pubblico con la media nazionale, ci accorgiamo che il Veneto è sotto di due punti, sotto anche agli altri cugini del Nordest, dove la media è il 6,7; nel Nordovest, poi, si arriva al 10 per cento. La percentuale di utilizzo dei mezzi pubblici è addirittura calata rispetto al 2018, quando i passeggeri erano il 5,6 per cento. Come si spostano, dunque, i Veneti? Con l’auto privata quasi al 66,8 per cento, un dato in aumento di otto punti rispetto al 2018.

Nessuna regione o area geografica d’Italia arriva a questa percentuale, non c’è dunque da stupirsi che l’aria che respiriamo peggiori ogni anno di più. Ne fanno le spese i pedoni e i ciclisti, tutti coloro che usano l’energia “umana” per recarsi al lavoro o spostarsi, perché, pur contribuendo a ridurre l’inquinamento, sono costretti a respirare le pm10 emesse dal resto del trasporto. Così, nel 2019 la percentuale di chi usa la bicicletta o va a piedi è calata da 31,4 per cento a un misero 23,1. Le percentuali sono una elaborazione dell’Ufficio statistica della Regione Veneto, su dati Isfort e Audimob.

Anche chi si muove con i mezzi pubblici lo fa utilizzando in gran parte veicoli a motore. Il treno infatti, in una regione che ha ormai gran parte delle linee elettrificate, che è sicuramente meno inquinante e toglie traffico dalle strade, è la cenerentola del trasporto pubblico. Il Rapporto statistico regionale del 2019 (l’ultimo utilizzabile, dal momento che il 2020 è dominato dalle restrizioni da Covid), analizzando i dati dal 2010 al 2017, mostra, dopo una crescita di passeggeri nel 2014 - si passa dai 41 milioni del 2010 a 45 milioni - una flessione nel 2017 con il calo di un milione di passeggeri sui treni veneti. Quello che più colpisce è che questi 44 milioni sono meno della metà di coloro che viaggiano negli autobus extraurbani, circa 100 milioni, e un terzo di chi viaggia su autobus urbani; il treno è battuto anche dai servizi di navigazione che arrivano a 145 milioni di passeggeri. Il motore a scoppio è il re assoluto in Veneto: l’ultima conferma viene dalle immatricolazioni delle auto, il Veneto nel 1989 ne immatricolava la metà rispetto alla media italiana, dal 2008 ha operato un sorpasso di circa mezzo punto e si è posto stabilmente oltre la media nazionale.

Inquinamento e mobilità a motore a scoppio crescono appaiate nella nostra regione, una gara che non fa bene alla salute dei cittadini.

Maggiori approfondimenti sul numero di Vita del Popolo del 7 marzo

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